La V
commissione dell’Assemblea regionale siciliana, in data 6 aprile, ha
deciso di presentare all’Aula, per la definitiva approvazione, il
disegno di legge sulla valorizzazione e l’insegnamento della storia,
della letteratura e della lingua siciliana nelle scuole di ogni ordine
e grado.
Non ci interessa oggi entrare nei meandri del retro-pensiero del
Ministro Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo e dei
suoi amici o nelle finalità recondite dell’iniziativa, pero’ resta il
fatto che oggi la commissione cultura, formazione e lavoro ha rinviato
all’approvazione dell’Aula una decisione politica e culturale che noi
abbiamo sempre giudicato importante per ripristinare l’orgoglio
siciliano dell’appartenenza e ribadire la dignità di tutti i siciliani
come popolo vero, specialmente attraverso il riconoscimento della
nostra lingua siciliana.
Senza soffermarci nella sterile definizione di lingua o dialetto, senza
voler fare inutile storiografia, vane differenziazioni tra scuola
poetica siciliana o dolcestilnovo, quel che conta è che adesso
l’Assemblea regionale si è data la possibilità di riscattare anni di
gregariato, anni di sudditanza psicologica ai nord lontani, anni di
servilismo che, dall’ambito politico e sociale, fatalmente hanno
investito la sfera culturale e linguistica della nostra
oltraggiata Isola/Continente.
Un popolo ed una terra con la sua lingua specifica che sembra
oggi cominciare a vedere la fine del tunnel in cui malapolitica e
servilismo li avevano cacciati, l’inizio, ci auguriamo, di una
rinascita civile e culturale di una comunità umana che riacquista
così coscienza del valore delle sue origini, della sua storia e della
sua lingua.
L’ALTRA SICILIA ringrazia per questo le associazioni che da anni,
nell’ombra e tra l’indifferenza delle istituzioni, hanno
sempre operato per mantenere viva una tradizione culturale che
molti volevano già seppellita sotto i modernismi e i neologismi di una
società ormai telematica, schiava di modelli societari e
linguistici lontani anni luce dai riferimenti culturali dell’Isola.
Oggi non vogliamo neanche farci sfiorare dal sospetto di
strumentalizzazione e manipolazione che potrebbe insinuarsi, ben
conoscendo la classe politica isolana e a ben guardare i motivi e i
tempi dell’iniziativa. Ma tant'é .
Resta il fatto che l’ ARS si trova davanti ad un momento topico per
sottolineare la specificità della sicilianità, e lo fa dopo
gli schiaffi ricevuti dallo stato centrale che ancora non è stato
capace, né appare intenzionato a riconoscere il siciliano come lingua,
unica regione a statuto speciale che soffre di questa grave mancanza di
rispetto da parte delle autorità centrali.
E lo fa oggi finalmente anche a livello politico, da tempo
tenuto scientemente lontano dalle tematiche identitarie e assente dal
dibattito etnico e sociale, nonostante l’esistenza a livello culturale
di una fiorente attività che ruota intorno alla lingua siciliana.
Non dimentichiamoci che neanche a livello europeo le nostre autorità
centrali sembrano aver particolarmente brillato per sollecitudine e
premura verso la lingua siciliana, se è vero com’è vero che la
Carta europea delle lingue regionali e minoritarie – nata dalla
constatazione che in vari paesi dell’Unione europea vivono
popolazioni autoctone che parlano una lingua diversa da quella
della maggioranza della popolazione del loro stato di appartenenza –
seppur inizialmente firmata da 33 Stati europei non è pero’ stata
ratificata da almeno 9, tra i quali l’Italia.
Si è perciò gettato un primo tassello nel piano di ricostruzione
identitaria dell’animo siciliano. Certo sbaglieremmo se pensassimo che
tutto possa avvenire solo grazie ad un decreto legge regionale, senza
le opportune misure di accompagnamento che l’iniziativa deve sottendere.
Da parte nostra ricordiamo il nostro impegno, non certo dell’ultima
ora, nella battaglia per il riconoscimento da parte della Regione del
siciliano come lingua ufficiale e il piano indicativo di lavoro che va
dalla richiesta dell’insegnamento del siciliano già dalle scuole
elementari alla creazione di cattedre universitarie di lingua e
letteratura siciliana; dall’istituzione di una commissione regionale
per la definizione della grammatica siciliana all’utilizzo del
siciliano negli atti dell’amministrazione pubblica; dalle misure di
sostegno al teatro, letteratura, cultura e giornali alla
creazione di un canale televisivo in lingua siciliana e di una
toponomastica cittadina e regionale in siciliano.
Come la società tradizionale anche la lingua siciliana non potrà
permettersi il lusso della nostalgia. La sua possibilità di
sopravvivenza sarà direttamente proporzionale alla capacità che saprà
dimostrare per adeguarsi al mondo che evolve ed alle esigenze in
continuo mutamento della società contemporanea.
L’ALTRA SICILIA(da http://www.osservatorio-sicilia.it/)
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