"Il fenomeno
dell'alto numero di giovani non più a scuola e non ancora al lavoro è
il risultato di uno dei difetti più gravi del nostro mercato del
lavoro". Lo afferma, in un'intervista a Conquiste del lavoro, il
giuslavorista Pietro Ichino. "L'assenza di coordinamento - spiega - tra
sistema scolastico-formativo e tessuto produttivo si manifesta anche
nella mancanza di servizi regionali e efficienti e capillari di
orientamento scolastico".
"Il tutto - sottolinea Ichino - è aggravato dalla domanda di lavoro
fiacca in un Paese che subisce i danni della globalizzazione senza
saper approfittare dei suoi vantaggi".
"Occorre sgabbiare la contrattazione collettiva - suggerisce -
occorre lasciare che una contrattazione collettiva decentrata adatti
gli standard minimi alle condizioni regionali molto più liberamente di
quanto non accada oggi. E poi definire il salario minimo in sede
amministrativa facendo riferimento all'articolazione effettiva degli
standard collettivi".
"Fare prevenzione funziona. Ma attenzione: questo non deve indurci a
compiere l'errore peggiore nel quale possiamo cadere, credere cioè di
aver raggiunto l'obiettivo e abbassare la guardia". Lo sostiene, in
un'intervista a L'Imprenditore, Marco Fabio Sartori presidente Inail
riferendosi al progetto 'Sis', Sviluppo imprese in sicurezza.
"Dobbiamo lavorare - auspica - per cercare di migliorare sempre. Ogni
morto sul lavoro rappresenta un evento inaccettabile. Per questo
dobbiamo continuare a guardare avanti proseguendo con forza e
convinzione il percorso intrapreso".
Aggrappati ai contatti personali e disposti, in sette casi su dieci, a
trasferirsi all'estero. E' quanto emerge, si legge su Finanza Mercati,
dalla 'Salary guide 2011 Hays' una ricerca effettuata da uno dei leader
mondiali del recruitment su un campione di 2.500 professionisti. Il 93%
dei professionisti che all'epoca dell'intervista si è dichiarato
occupato si dice disponibile ad abbracciare nuove opportunità
lavorative.
I motivi sono per il 65,4% la possibilità di crescere
professionalmente, ma anche ottenere una retribuzione più elevata
(50,3%) e ovviamente raggiungere una maggiore soddisfazione
professionale (49,9%).
Se il contratto non riguarda tutti i lavoratori, se non tutela anche i
precari, allora bisogna prendere atto della debolezza del sistema". A
dirlo, si legge su La Repubblica, il segretario generale della Cgil
Susanna Camusso. "Il sindacato -sostiene- può fare di più contro il
precariato, oggi se non sei dentro lo schema della contrattazione, tu
non hai diritti sindacali e nemmeno il diritto di sciopero. E il lavoro
senza diritti non è lavoro".
In riferimento alle manifestazione di protesta, come la Notte bianca
della Democrazia di ieri, il leader della Cgil commenta "il Paese
comincia a reagire".
"Tutte le istituzioni della sfera pubblica devono fare di più. La crisi
è stata chiaramente il risultato di una debolezza nelle regole, e
ancora di più di una debolezza nella supervisione; più in generale di
un cattivo governo dell'economia di mercato". Lo afferma, in
un'intervista a La Repubblica Dominique Strauss-Kahn, direttore del
Fondo monetario internazionale. "Non esiste - sottolinea - una ricetta
per l'Europa del Sud, solo per l'Eurozona nel suo insieme. E' finito il
tempo in cui ogni paese poteva cercare soluzioni nazionali di fronte a
problemi globali".
"A livello centrale - osserva - l'Unione europea è costruita in modo da
essere inadatta a navigare in una tempesta. Tutto lo vedono: i mercati,
i cittadini, i sindacati".
"Quella che pretende di occupare la scena da quarant'anni è una
minoranza guidata da portabandiera spregiudicati". Lo scrive, si legge
su Il Giornale, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi
nell'introduzione al libro 'Anni '70. I peggiori della nostra vita' di
Giuliano Cazzola, Simonetta Matone, Filippo Mazzotti, Domenico
Sugamiele. "Una minoranza - sostiene - capace di indossare, alla
bisogna, le vesti più varie con stupefacente disinvoltura. Veri e
propri predestinati, invariabilmente gli stessi, che si
autoattribuiscono l'investitura di interpreti del progresso e delle sue
necessità storiche".
Per il ministro è necessaria "una battaglia culturale per superare un
mondo che si vorrebbe ispirato a quei dogmi, curandolo con le sole
medicine che possano guarirlo e responsabilità dei lavoratori". Ai
quali "va offerta, sotto forma di ammortizzatori sociali, quella
libertà dal bisogno" ma dai quali "occorer pretendere la responsbailità
di accettare un nuovo impiego, anche se meno appagante".
(Labitalia)
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