Durante
la risposta ad un'interpellanza del Pd, il Ministro parla per la prima
volta di immissioni in ruolo: l’entità è top secret, ma è probabile che
superi quella esigua dell’ultimo biennio. Chiesto il confronto coi
sindacati. E per evitare assunzioni figlie delle sentenze dei tribunali
sarebbe pronta una norma ad hoc.
Le indiscrezioni sulle immissioni in ruolo del personale precario erano
fondate: la conferma è arrivata, il 1° aprile, direttamente dal
ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, nel corso di un
intervento alla Camera conseguente ad una interpellanza dell'on.
Antonino Russo (Pd), nella quale l’esponente democratico rivendicava,
tra le altre cose, le assunzioni su tutti i posti vacanti: Gelmini ha
ammesso che “il piano di assunzione dei precari va avanti, non si
interrompe: anticiperemo il numero delle immissioni in ruolo che saremo
in grado di fare per il prossimo
anno”.
Prende corpo, quindi, l’ipotesi di un numero di assunzioni
finalmente più corposo di quello cui abbiamo assistito nell’ultimo
triennio. Dopo i 50.000 del 2007, l’approdo al Governo dell’attuale
esecutivo ha comportato un numero di immissioni in ruolo sempre più
esiguo: 25.000 docenti e 7.000 Ata nel 2008, 8mila prof e altrettanti
non docenti l’anno successivo, sino ai 10.000 (di cui la metà di
sostegno) e 6.500 Ata della scorsa estate. Senza soffermarsi su ipotesi
tutte da verificare, con il Mef che ancora una volta avrà il diritto
dell’ultima parola, è probabile, a questo punto, che i contratti a
tempo indeterminato che gli Usp potranno stipulare nella prossima
estate si collochino su un cifra simile a quella del 2008. L’ipotesi,
inoltre, calmerebbe non poco gli animi che, dopo i tagli e gli esiti
alterni delle battaglie legali avviate anche con il supporto di alcuni
sindacati, nelle ultime settimane si sono decisamente surriscaldati.
Ma fonti vicine al Miur indicano anche un’altra soluzione su cui sta
lavorando il Miur: quella per “tamponare” la recente sentenza del
Tribunale del Lavoro di Genova che ha accolto la richiesta record di
30.000 euro per risarcire 15 precari e concesso loro anche il diritto
agli scatti di carriera. La sentenza, che potrebbe dare il là a decine
di migliaia di altre, creando una potenziale “voragine” economica allo
Stato conseguente ai risarcimenti, starebbe per essere in qualche modo
bloccata: gli esperti di viale Trastevere starebbero infatti studiando
una norma, da approvare sotto forma di emendamento, che impedirebbe di
assimilare il settore scolastico agli altri perché la base di posti
vacanti sarebbe suscettibile di variazioni legate ad aspetti vari e
spesso imponderabili.
Il Ministro, comunque, sempre durante la risposta all’interpellanza del
Pd, si è impegnato anche in questa direzione: “Dobbiamo parlare anche
con il sindacato – ha ammesso Gelmini - e avere il coraggio di fare una
previsione precisa dei futuri posti che si libereranno nella scuola”. E
sull’esito della sentenza ligure ha aggiunto, con tono deciso, che “vi
è la massima disponibilità a collaborare e a condividere le decisioni,
ma non lasciamo i destini della scuola appesi a questo o a quel
pronunciamento del Tar, perché penso che questo non sia utile. Penso
che non farebbe chiarezza e che alimenteremmo speranze vane”. Chi
pensava ad una conciliazione da parte del Miur, ad un venire incontro a
quanto stabilito dai giudici, è rimasto deluso: la stagione delle
battaglie legali è solo all’inizio.
(di Alessandro Giuliani da Tecnica della Scuola)
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