Le operazioni in Libia e
l'intervento del nostro Paese "stanno alimentando stress e ansia negli
italiani. Il fatto è che stiamo vivendo un periodo di eccezionalità,
con uno stato di guerra a pochi chilometri dalla nostra nazione. Un
evento che ha un effetto perturbante sulla psiche, legato alla
contrapposizione tra ciò che è normale e viene vissuto come sano, e ciò
che non lo è". Parola di Massimo Di Giannantonio, psichiatra
dell'università d'Annunzio di Chieti, che spiega all'Adnkronos Salute
come l'emergenza libica rischi di innescare una serie di paure e fobie,
razionali e non, negli abitanti del Bel
Paese.
"La sofferenza individuale è legata proprio all'incontrollabilità di
ciò che potrà venire dagli scontri in Libia, dall'improvvisa
consapevolezza dell'ostilità di un nemico che, di fatto, è molto
vicino", prosegue l'esperto. Insomma, il rapporto "sereno e tranquillo
tra me e il mondo, essenziale per un atteggiamento sicuro e positivo, è
ormai saltato. Sappiamo che da qualche parte, anzi molto vicino, c'è
qualcuno che non ha voglia di rapportarsi con noi", per usare un
eufemismo.
Risultato? "Stress e preoccupazione, ma anche ipervigilanza, perché non
sappiamo dove e quando potrebbe arrivare una minaccia alla nostra
sicurezza. Alla paura di conseguenze reali degli scontri in Libia,
dalla cannonata alle ritorsioni economiche, si sommano anche i timori
di insidie nascoste, striscianti, irrazionali. Ecco che l'attacco
terroristico in metropolitana o nei mezzi pubblici - dice Di
Giannantonio - all'improvviso può non sembrare più un pericolo così
remoto".
Anzi, i rischi legati all'immaginario sono ancora più subdoli rispetto
a quelli collegati alla realtà, perché gettano allarme e rendono
insicuri e ansiosi senza che nulla possa limitarne la portata. "Se
pensare a un attacco missilistico dalla Libia è preoccupante, lo
spettro delle paure 'irrazionali' è particolarmente difficile da
allontanare dalla mente, perché arduo da smentire". E, di solito,
colpisce nella quotidianità.
Di Giannantonio prevede dunque l'aumento di fobie come quelle della
metro, dei mezzi pubblici e dei luoghi chiusi, "difficili da
controllare e fonte di possibili pericoli. La mente corre al timore di
un attacco terroristico. Ma in queste condizioni - prosegue - scatta
anche la paura dell'altro, del diverso, che porterà a guardare con
sospetto la persona con tratti mediorientali, o dall'aria sfuggente".
Dunque particolari luoghi o persone potrebbero fare da "catalizzatori
della paura".
Ma allora cosa fare? "In questi momenti difficili è importante puntare
sull'informazione: conoscere, leggere, aggiornarsi sui fatti, per
riportare il pericolo a una dimensione reale, più facilmente gestibile
razionalmente. Inoltre - conclude l'esperto - è fondamentale parlare,
dialogare e condividere con gli altri le proprie emozioni e i propri
pensieri negativi", tirarli fuori per imparare a controllarli.(Adnkronos
Salute)
redazione@aetnanet.org