No
all’insegnamento obbligatorio dell’inno di Mameli nelle scuole del
primo ciclo di istruzione. La Lega spacca la maggioranza in commissione
Cultura alla Camera e dice “no” alla proposta di legge della pidiellina
Paola Frassinetti. Dopo essersi messi di traverso sui festeggiamenti
dei 150 anni dell’Unità d’Italia i parlamentari del Carroccio ora se la
prendono con la “colonna sonora” di questa ricorrenza. Mercoledì la
commissione dovrà dire sì o no a una legge che prevede l’insegnamento
obbligatorio (con relativa spiegazione storica) dell’inno fra i banchi
delle ex elementari e medie. La Lega ha già annunciato il suo voto
contrario. Udc, Pdl, Idv, Pd voteranno a favore. Il Carroccio
boicotterà l’iniziativa perché, come ha spiegato la capogruppo in
commissione, Paola Goisis, «l’inno di Mameli non è ancora stato
adottato ufficialmente quale inno
nazionale».
Meglio occuparsi dei dialetti: la Lega ha presentato una proposta di
legge per riconoscere il piemontese come lingua. Ma la prima firmataria
della legge sull’inno, Paola Frassinetti, dorme sonni tranquilli: «Gli
altri gruppi - afferma - l’hanno sottoscritta, quindi passerà. E’ anche
uno strumento per integrare i tanti stranieri che ormai popolano le
nostre classi». E sempre di scuola si parla in altre due proposte di
legge depositate alla Camera: i deputati Isabella Bertolini (Pdl) e
Luca Volontè (Udc) premono perché ci sia l’obbligo di indossare il
grembiule alla primaria e l’uniforme nelle classi successive per motivi
di “uguaglianza e decoro”. Ovvero per evitare che i ragazzini comincino
da piccoli a dividersi a seconda delle griffe indossate. Già il
ministro Gelmini, all’inizio del suo mandato, aveva esortato le scuole
a tornare al grembiule. Per ora c’è l’autonomia in materia. Il
Parlamento vorrebbe arrivare a un obbligo formale. (da Il
Messaggero)
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