Il
ministero della pubblica istruzione ha annunciato 364 cattedre in meno
per il prossimo anno scolastico per la regione Friuli Venezia Giulia.
Una prima stima al ribasso parla di almeno un centinaio di posti in
meno per le scuole della provincia di Udine, ma è un numero che pare
essere destinato a salire.
Dalla mannaia si salveranno la scuola dell’infanzia, per la qualei il
ministero ha deciso un incremento di 5 unità a livello regionale, e le
scuole medie con una cattedra in meno, «soltanto perché - spiegano i
sindacalisti - non ci sono più margini». Equamente ripartiti i tagli
invece alle elementari (-184) e alle superiori (-184). Il tutto a
fronte di un aumento nelle iscrizioni.
Se le previsioni dovessero essere rispettate, la scuola friulana
perderebbe almeno una cinquantina di insegnanti ciascuno fra la
primaria e la secondaria di secondo
grado.
Ma bisognerà attendere la riunione delle sigle sindacali con i
vertici dell’Ufficio scolastico regionale, «lunedì 4 aprile a Trieste»,
secondo quanto riferito dal segretario provinciale della Uil, Luigi
Pinatto, per avere dati più certi. In questa fase, infatti, l’Usr «sta
verificando l’andamento delle iscrizioni nelle singole province - ha
precisato Dino Castiglioni, referente dell’Usr per i rapporti con le
organizzazioni sindacali - salvaguardando le realtà periferiche che
hanno numeri più risicati».
L’anno scolastico 2011/2012 sarà l’ultimo interessato dai tagli
introdotti dalla Riforma firmata dal ministro Mariastella Gelmini. Ma
prima ancora che suoni la campanella di settembre, da più parti sale
l’allarme. «Non c’è spazio per ulteriori interventi - ha denunciato
Donato Lamorte, segretario regionale Cisl scuola -: la scuola del
Friuli Venezia Giulia non riuscirà a sopportare questo taglio e, in
particolare, non potranno farcela le elementari già allo stremo».
La protesta. Le parti sindacali auspicano che durante la riunione con
il direttore Daniela Beltrame la stessa «ammetta l’inammissibilità del
taglio - ha proseguito Lamorte - perché altrimenti gli insegnanti
saranno costretti a fare i vigilanti piuttosto che gli educatori». È
evidente che, diminuendo le cattedre, non si potrà fare altro se non
agire sul numero di alunni per classe e sul tempo scuola. E questo a
fronte di una crescente richiesta del tempo pieno.
«Il ministero, agendo sulla dotazione organica di diritto - ha
evidenziato Natalino Giacomini, segretario regionale Flc Cgil -, ha
cancellato 364 cattedre a prescindere dall’ammontare della
disoccupazione creata, che potrebbe essere in parte mitigata dai
pensionamenti. Sarà un anno nero. In 3 anni sono state tagliate in
regione 1125 cattedre, senza contare, soltanto perché ancora
provvisori, i 2229 posti di personale ausiliario, tecnico e
amministrativo (le proiezioni parlano di 264 posi in meno a livello
regionale per il 2011/2012, ndr). Questa mannaia ha agito indisturbata
a fronte dell’aumento delle richieste di tempo pieno. E la nostra
scuola perde in qualità perché, quand’anche il bambino rimanesse a
scuola fino alle 4 del pomeriggio grazie all’intervento dei Comuni,
quella non è più didattica».
Infatti, la stessa amministrazione comunale, tramite l’assessore
all’istruzione, Kristian Franzil, ha ribadito di non potersi sostituire
allo Stato: «Andiamo incontro alle esigenze dei genitori circa la
permanenza nei plessi scolastici - ha spiegato -, ma non possiamo
assumere insegnanti. D’altro canto l’intero percorso della Riforma è
teso a costringere le scuole alle 24 ore settimanali a fronte della
costante richiesta dei genitori di 30 o 33 ore».
Michela Zanutto (da Il Messaggero Veneto)
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