Giallo sulle
prove Invalsi, in calendario dal 10 al 13 maggio prossimi, le prove che
testano il livello di preparazione degli alunni italiani. Sono
obbligatorie o le scuole possono decidere di non farle? Egli insegnanti
sono obbligati a somministrare i test? Dopo la lettera dell'avvocato
dello Stato, Laura Paolucci, e la presa di posizione dei Cobas, la
questione è tutt'altro che chiara. E le prove Invalsi, che per la prima
volta diventano obbligatorie anche al superiore, rischiano di
naufragare. I presidi delle scuole superiori si riuniscono, si chiamano
e si interrogano sul da farsi. Alcuni chiedono al collegio di
esprimersi in merito, altri inviano circolari perentorie: sono
obbligatorie e occorre svolgerle. Ma come stanno in effetti le
cose?
Le scuole hanno l'obbligo fare svolgere agli alunni delle scuole
elementari (seconda e quinta), medie (prime) e superiori (seconda) le
prove predisposte dall'Invalsi annualmente, ma gli insegnanti della
scuola non hanno nessun obbligo di somministrare i questionari, di
compilare le relative schede, né tanto meno di sorvegliare le classi
durante lo svolgimento delle prove. Si tratterebbe, per i docenti, di
lavoro straordinario che il capo d'istituto dovrebbe trovare il modo di
retribuire con un compenso a parte. Se tutti i docenti a maggio si
rifiutassero di "collaborare" con l'Invalsi, con quale personale
potrebbe assicurare lo svolgimento delle prove il dirigente scolastico?
Ma c'è di più: le scuole non hanno fondi da distribuire per un'attività
che non è
contemplata nel contratto di lavoro degli insegnanti e che non si
saprebbe neppure come classificare. Secondo i Cobas, che stanno
portando avanti una campagna nelle scuole per fare saltare le prove,
"tutto il lavoro richiesto ai docenti per la somministrazione dei test
non è obbligatorio". Tutte le operazioni connesse con i test Invalsi
comportano un lavoro aggiuntivo che non rientra fra i compiti
"obbligatori" del docente e che, quindi, non è tenuto a svolgerlo. I
docenti che decidessero di accettare tale compito aggiuntivo devono
comunque essere remunerati con il fondo di istituto.
Linea sostanzialmente confermata dall'avvocato dello Stato, Laura
Paolucci, in una missiva pubblicata sul sito dell'Ufficio scolastico
regionale del Piemonte: le prove sono obbligatorie per le scuole e il
collegio dei docenti non ha nessun potere di deliberare in merito. Gli
obblighi di lavoro dei docenti sono articolati in "attività di
insegnamento" e "attività funzionali all'attività di insegnamento". La
somministrazione delle prove Invalsi non può essere considerata,
ovviamente attività di insegnamento, né attività funzionale, in quanto
il contratto le elenca. E tra queste troviamo: la preparazione delle
lezioni e delle esercitazioni; la correzione degli elaborati; la cura
dei rapporti individuali con le famiglie. Ma anche la partecipazione ai
consigli di classe, ai collegi dei docenti, i ricevimenti con le
famiglie e gli scrutini.
Di eventuali prove, come quelle Invalsi, non vi è traccia. Ma alcuni
presidi contano di aggirare l'ostacolo organizzando la somministrazione
delle prove durante le ore di lezione. E' possibile, in questo modo,
risolvere il problema? Gli insegnanti, a questo punto, sono obbligati a
svolgere un'attività diversa da quelle previste dalla cosiddetta
"funzione docente"? La questione non mancherà di aprire altre
polemiche, almeno fino a maggio.
Ma è l'intero sistema di valutazione messo in piedi dal ministro
dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, che nel complesso scricchiola. Il
milleproroghe ne ha disegnato l'architettura in questo modo: l'Indire
(l'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca
educativa), che si occuperà della valutazione degli insegnanti;
l'Invalsi, che testa la preparazione degli alunni, e il "corpo
ispettivo", che valuterà le scuole e i dirigenti scolastici. Un sistema
che si regge su "tre gambe".
Ma l'Invalsi, prima gamba del sistema di valutazione, è zoppa: potrebbe
avere in futuro difficoltà a somministrare le prove agli alunni, perché
nel contratto dei docenti non è previsto nessun impegno in tal senso.
La seconda gamba, l'Indire, non c'è. E' stato chiuso con la finanziaria
e nel 2007 e l'altro istituto, l'Ansas (l'Agenzia nazionale per lo
sviluppo dell'autonomia scolastica) - che secondo i decreti del
ministro Gelmini dovrebbe svolgere un ruolo di consulenza riguardo ai
progetti sul merito lanciati a Milano, Napoli e Torino, per gli
insegnanti, e a Siracusa, Pisa e Cagliari, per le scuole - è stato
prorogato di un anno, ma non ha tra le sue competenze quelle di
valutare scuole e insegnanti. Insomma, un pasticcio.
La cosa è emersa in commissione Cultura al Senato qualche giorno fa.
"Pur prendendo atto - ha dichiarato il sottosegretario Giuseppe Pizza -
delle dichiarazioni rese dal rappresentante del governo in commissione,
secondo cui si tratta di un errore tecnico, resta da chiarire se è
intenzione del governo attribuire all'Ansas anche compiti di
valutazione ovvero modificare diversamente la norma sul milleproroghe".
C'è poi il corpo ispettivo, la terza gamba, che però ha il personale ai
minimi termini. E il concorso in fase di svolgimento si preannuncia in
salita: per un pasticcio nel bando, tantissimi esclusi ai test di
ammissione si sono rivolti al Tar e la selezione, che comunque vadano
le cose non si completerà prima di un anno, potrebbe subire uno stop,
lasciando il sistema zoppo anche della terza gamba.
(di Salvo Intravaia da Repubblica.it)
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