«L'istruzione
pubblica non dovrebbe affrontare l'argomento della religione in modo da
portare al rifiuto della preferenza dei genitori e al progresso di un
insieme alternativo di credenze»,afferma il rappresentante della Santa
Sede all'Onu di Ginevra, mons. Silvano M. Tomasi. Intervenendo alla XVI
sessione ordinaria del Consiglio dei diritti dell'uomo, il nunzio
apostolico ha citato la Dichiarazione sull'eliminazione di tutte le
forme di intolleranza e di discriminazione basate sulla religione o sul
credo: «Ogni fanciullo dovrà godere del diritto di ricevere
un'educazione in materia di religione o di credo secondo i desideri dei
genitori o, all'occorrenza, dei suoi tutori legali, e non dovrà essere
costretto a ricevere un'educazione religiosa contraria ai desideri dei
suoi genitori e dei suoi tutori legali, sulla base del principio guida
dell'interesse del
fanciullo».
Alle persone, ha aggiunto l'arcivescovo Tomasi, «va garantito il
diritto di professare le proprie idee religiose liberamente, questo si
dovrebbe fare nei limiti imposti dal bene comune e da un giusto ordine
pubblico, e, in ogni caso, in una maniera caratterizzata da senso di
responsabilità». Secondo mons. Tomasi, «il dovere di garantire una
tutela equa dei diritti non dovrebbe essere contaminato da posizioni
ideologiche che da una parte considirano un particolare credo
intollerante, e d'altra parte accettino che lo Stato costringa una
religione ad adottare una dottrina o un comportamento contrari alle sue
convinzioni». Infine, mons. Tomasi si è soffermato sull'ipotesi secondo
la quale una fede debba mutare nel tempo. «Sebbene alcuni
condizionamenti storici possano essere adattati a nuove circostanze,
bisogna evitare - ha concluso il presule - qualsiasi forma di
relativismo e qualsiasi forma di indebita interferenza nella vita
interna delle comunità di fede che violerebbe il diritto umano
fondamentale alla libertà di religione» (La Stampa)
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