Il mensile “San Francesco, patrono d’Italia” ci fa sapere che il 150.mo dell’unità “cade in un momento storico di particolare intensità istituzionale sociale e religiosa”. Il poverello di Assisi avrebbe lodato Dio per la presenza-assenza della Lega padana alla festa della madre patria. Dai territori padani iniziò a metà 800 il movimento rivoluzionario unitario e persino il tricolore risale alla repubblica cispadana. Nel dibattito e nelle polemiche di questi giorni si svela la validità del sistema metodologico delle triadi hegeliane: alla tesi della festa nazionale si oppone l’antitesi negazionista e ostile leghista. Ci sarà una nuova sintesi che dia inizio ad una tesi ulteriore?...
Avevo 14 anni nel 1961 e non mi ricordo nessuna polemica. Tutto era ovvio e scontato. C’era la festa centenaria e nessuno si opponeva. Oggi, grazie alla Lega, è in atto un presa di coscienza culturale sulla nostra identità di italiani. E’ cresciuta la domanda autocritica e riflessiva. Siamo stati, forse, come gli ignavi di Dante, ciechi e sordi, costretti a correre dietro una bandiera lontanissima e di cui non si vedeva il simbolo... I verdi padani però, cantando il “Va’, pensiero…”, dovrebbero ricordarsi che Verdi non è il plurale del loro colore preferito ma quel genio che attraverso l’arte e la musica operò una rivoluzione culturale e di fusione di ideali patriottici tanto che il suo cognome diventò una sigla di protesta murale: W V.e.r.d.i.
Il ministro leghista Maroni, in visita al santuario francescano, ha dichiarato (14/01/2011): «Assisi rappresenta l’unità d’Italia. San Francesco rappresenta le radici cristiane che sono alla base della nostra cultura (…). Se saremo al Governo ritornerò ad Assisi il 4 ottobre per la festa di San Francesco Patrono d’Italia ». E in ricordo, ha donato ai frati una medaglia che raffigura i campanili d’Italia. Non voterò certo per la lega ma condivido pienamente il discorso ufficiale del ministro. Mille campanile, altrettanti comuni, e una sola fede, una stessa patria. Il Federalismo non può essere l’antitesi dell’Unità. L’unanimità convive col pluralismo. Il dialogo costruttivo dà frutti anche quando ci sono opinioni diverse, rispettate.
Le 13 colonie americane, protestanti, formarono una federazione unica: “e pluribus unum” (da molti, uno / out of many, one). Il motto sta scritto sullo stemma, le monete e le banconote statunitensi. Le iniziali 13 stelle oggi sono 50. Federazione vuol dire alleanza non separazione, federare è unire e federarsi è unirsi non dividersi. La sintesi cromatica e/o l’armonia corale è fusione di colori o suoni: “color est e pluribus unus”(Virgilio). L’arpa d’or non deve pèndere muta, alle fronde dei salici (Quasimodo).
Per Bossi il motto andrebbe ribaltato: “ex uno plures”. E’ vero. Hanno ragione le “trote” del Po: sono dure ma coerenti. La lega nord non può festeggiare un anniversario unitario italiano. Lo proibisce l’articolo 1° dello statuto, approvato nel marzo 2002: <
I Francescani, da sempre, hanno uno stemma e un motto: due diverse mani che si stringono e la scritta: Pax et Bonum. Il mio augurio di vecchio prof. a quanti guardano con distacco all’anniversario dell’Unità è questo: la memoria storica, anziché fermarsi nelle paludi delle denigrazioni e delle mitizzazioni deve puntare sulla priorità della persona umana (portatrice di diritti inalienabili), sulla sussidiarietà, sulla solidarietà, su quella laicità che riconosce la distinzione e insieme la collaborazione tra ordine politico e ordine religioso. Sono principi che interpellano il nostro presente e che spingono a dar corso a quelle riforme che il Paese attende ormai da anni e sulle quali è necessaria la ricerca del più ampio consenso; sono valori che vanno declinati nella costruzione di un futuro guidato dalla prospettiva del bene comune. Su questa strada ci possano illuminare l’umiltà, la semplicità e la libertà di Francesco d’Assisi e di Santa Caterina.
Giovanni Sicali
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