Professor Zagrebelsky, lei oggi sarà in
piazza?
«Sì, a Torino. Ci sono momenti di aggregazione sociale in difesa delle
buone regole della vita democratica. Credo che oggi sia uno di questi».
Perché manifestare?
«Siamo di fronte a un rovesciamento della base democratica. La
democrazia deve tornare a camminare sulle sue gambe: sostenuta dal
basso. Non un potere populista che procede dall’alto». Perché la
Costituzione vigente va difesa?
«Basta leggerla. È il testo che dà ai cittadini il diritto di
contare in politica ed esclude il potere per acclamazione ».
Abbiamo un premier sotto processo per
sfruttamento della prostituzione minorile. Avrebbe fondamento un
eventuale conflitto di attribuzione sollevato dal Parlamento?
Berlusconi andrebbe giudicato dal tribunale di Milano o da quello dei
ministri?
«Mi sono imposto di non dire nulla su questioni che possono essere
portate al giudizio della Corte Costituzionale. Mi limito a poche
osservazioni. Primo: l’oggetto dell’eventuale conflitto riguarderebbe
primariamente il rapporto tra tribunale di Milano e tribunale dei
Ministri e, solo secondariamente, il potere della Camera di autorizzare
il processo davanti a quest’ultimo, una volta che questo fosse ritenuto
competente dalla Corte di Cassazione».
Significa che al momento sarebbe un
atto infondato?
«Allo stato, prima di una decisione sulla competenza di uno dei due
tribunali, non mi pare che ci sia materia per il conflitto che la
Camera volesse sollevare. Ma c’è un altro punto». Quale?«A salvaguardia
della dignità delle istituzioni, c’è un fatto che non mi pare
sottolineato a dovere: Berlusconi avrebbe agito sulla questura per
evitare un incidente diplomatico con l’Egitto? Più importante di questa
giustificazione, che di per sé lascia esterrefatti, è la premessa
implicita, data per pacifica: il premier e i suoi giuristi ritengono
che se la (presunta) parente di un uomo di governo è sospettata di
reato, questo sia affare di Stato e si possa invocare la parentela per
sottrarla all’applicazione della legge comune ».
È ciò che non solo sostiene il premier, ma Montecitorio ha già avallato
una volta rinviando gli atti alla Procura di Milano.
«La confusione tra pubblico è privato è ufficialmente attestata e la
Camera, se seguisse, metterebbe il suo incredibile suggello. Vorrei non
poter credere che una maggioranza in Parlamento sia capace di tanto.
L’unico obiettivo è guadagnare tempo. Per questo si è disposti a
sostenere l’insostenibile. La verità delle cose, e del diritto, diventa
trascurabile ».
Berlusconi ha una maggioranza numerica, intermittente, solo quando è
chiamata per i voti cruciali. Esiste ancora una maggioranza politica?
«Cosa ci sia di “politico” nella situazione che si è creata, è
difficile dirlo. Cosa tiene insieme la maggioranza? Un programma, una
visione del Paese e del suo avvenire? O il potere, che ciascuno
“declina” a modo suo: chi per crearsi le condizioni della propria
impunità, chi per avere un pezzetto di potere ministeriale, chi per
gestire interessi spesso non limpidi da posizioni d’impunità, chi per
realizzare un punto che sta a cuore solo a lui (il cosiddetto
federalismo)? Questo è politica? O un’accozzaglia di interessi
eterogenei? È una situazione costituzionalmente e politicamente assai
critica».
Secondo lei la legislatura può arrivare a scadenza naturale?
«Troppi interessi convergono nel tirare avanti il più possibile.
Berlusconi sa che, finché è in carica, i poteri propri e impropri di
cui dispone rendono molto improbabile la celebrazione dei processi. La
Lega, l’unica con un obiettivo politico chiaro, ha interesse ad andare
avanti. Poi, c’è sempre la speranza che il tempo, la propaganda,
l’imbonimento possano frenare l’emorragia di consensi che li penalizza.
L’opposizione può chiedere ciò che vuole ma, se non si sfalda quella
convergenza d’interessi che cementa la maggioranza, è del tutto
irrilevante».
La finestra per votare sta per chiudersi. Auspicherebbe, nel caso, un
esecutivo di emergenza?«Una formula politica diversa, con altra
maggioranza e guidata da qualcuno al di sopra delle parti, in vista di
poche riforme essenziali a rimettere le istituzioni nella carreggiata
della democrazia (legge elettorale, conflitto d’interessi, tv), per
riprendere poi la normale dialettica tra i poli, era difficile ma non
impossibile prima del 14 dicembre». Poi?«Da allora, la maggioranza non
ha fatto che rafforzarsi, nei modi che sappiamo. Dunque, di esecutivi
di emergenza non mi sembra il caso di parlare. Oggi, chi crede che
viviamo in condizioni critiche dal punto di vista democratico, deve
pensare non all’esecutivo, ma alle responsabilità che gravano su tutti
noi, come cittadini».
Lei era sul palco del Palasharp, ha firmato l'appello sul
biotestamento, le sue ultime esternazioni hanno contenuto politico. E'
passione civile o non esclude di fare politica attiva se le venisse
richiesto?
«A ognuno il suo mestiere. Quello che credo di dover fare è ciò che
spetta a ciascun cittadino nell’ambito delle sue relazioni e
professione. Non sono un politico. Politici non ci si improvvisa ».
(da l'Unità)
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