Il disagio dei
giovani è stato il leit motiv del suo ultimo messaggio di fine anno
agli italiani. Per il presidente della Repubblica è questa la vera
emergenza con cui fare i conti, perché in base alle risposte che
governo e parlamento saranno in grado di fornire si potranno misurare
le chances che ha il paese di progettare e investire sul suo futuro.
Una priorità assoluta, dunque, come Giorgio Napolitano ha ribadito ieri
in un messaggio di saluto inviato in occasione della conferenza
internazionale «Capitale umano e occupazione nell'area europea e
mediterranea», in corso a Bologna.
Un messaggio di poche righe in cui il capo dello Stato invita
nuovamente le forze politiche, e in primo luogo il governo, a «prestare
ascolto alle pressanti richieste provenienti dal mondo giovanile e
fornire risposte concrete a generazioni di studenti che troppo spesso
vedono ostacolato il percorso di crescita personale e professionale e
vanificate la fiducia e la speranza che hanno motivato il loro impegno
nello studio e nella
ricerca».
La strada è nell'innalzamento degli standard formativi e nella
valorizzazione delle «migliori energie intellettuali e creative».
Soltanto investendo su tali priorità - osserva Napolitano - sarà
possibile superare le attuali difficoltà «di ordine economico e sociale
ed affrontare efficacemente le grandi sfide del nostro tempo».
Temi che non sembrano dominare l'agenda politica in queste settimane e
che tuttavia rappresentano un'urgenza reale, soprattutto se si riflette
sui motivi alla base del grave disagio delle giovani generazioni. I
dati già di per sé allarmanti sulla disoccupazione giovanile non
esauriscono in sostanza la questione, poiché quel che manca è
l'indicazione di una rotta, e dunque una prospettiva che possa
orientare i giovani nelle scelte di studio e professionali. Napolitano
ne è consapevole, cerca di dare risposte per quanto di sua competenza,
sollecita un'inversione di tendenza.
Lo ha detto chiaramente venerdì scorso al termine della sua visita ai
laboratori del Cern di Ginevra: è giusto perseguire la strada del
rigore nei conti pubblici, ma i tagli alla spesa non possono essere
«fatti con il machete». Concetti ripresi lunedì scorso nel messaggio
inviato al presidente del comitato Telethon, Luca di Montezemolo, in
occasione della XVI edizione della convention scientifica di Telethon.
Riflessioni ricorrenti nelle più recenti esternazioni pubbliche di
Napolitano. Non è in discussione la necessità di operare scelte anche
dolorose per salvaguardare i conti pubblici in un contesto di
perdurante crisi economica. Quel che serve è una strategia di medio
periodo che distingua nettamente i settori in cui occorre tagliare da
quelli nei quali al contrario occorre investire. In fondo è proprio
questo il compito di chi ha l'onere di governare.
(da Il Sole 24 ORE di Dino Pesole)
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