Repressione durissima in
un liceo napoletano, il classico Garibaldi, contro gli studenti che
nell’autunno scorso avevano occupato la scuola per contestare la
riforma Gelmini: cinque in condotta sulla pagella del primo
quadrimestre e cinque giorni di sospensione. Sospesi in classe,
presenti alle lezioni, ma assenti sul registro. Una contraddizione che
non ha alcuna legittimazione. I provvedimenti hanno colpito 170 dei 700
iscritti, e tra questi molti maturandi, col rischio dunque di
compromettere anche l’esito finale del
corso.
La vicenda riguarda il fatto che il liceo era stato occupato dal
27 novembre al 15 dicembre dello scorso anno. Alla ripresa delle
lezioni la preside Laura Colantonio aveva rilevato una serie di danni
provocati dal contestatori e attraverso le foto fornite dalla polizia
che aveva sorvegliato lo stato di occupazione, li aveva individuati e
quindi, in sede di scrutini, debitamente puniti. La maggior parte dei
genitori di questi alunni dopo un’infuocata assemblea di protesta,
hanno tuttavia opposto ricorso dinanzi all’organo di garanzia della
scuola, ma subito è arrivata la risposta della stessa preside:
l’organismo non può deliberare per palese incompatibilità, rispetto
all’attuazione delle proprie potenziali funzioni, di alcuni membri
dell’organo stesso, tenuti a esercitare il dovere di astensione e
quindi va rinominato.
Il braccio di ferro comunque continua e l’esasperazione fra gli
studenti cresce. “Le sanzioni disciplinari prese nei nostri confronti –
protesta su un blog locale una studentessa – sono assolutamente
illegali, in quanto per dare un cinque in condotta in sede di scrutinio
intermedio o finale -nel nostro caso intermedio – bisogna che ci siano
dei precedenti – 15 giorni di sospensione, rapporti disciplinari
individuali e così via dicendo – che, per fortuna, noi garibaldini non
abbiamo. E forse voi non sapete neanche che non tutte le persone che
hanno partecipato all’occupazione sono state riconosciute e che ben
400-450 studenti hanno avuto un voto in condotta sufficiente pur
essendo entrati nell’edificio scolastico, durante i 18 giorni di
occupazione”.
Il caso ha fatto il giro delle scuola italiane e ha suscitato grandi
perplessità anche tra gli stessi colleghi della Colantonio. Osserva
Claudio Cereda, preside del’Istituto Hensemberger di Monza: “Su quale
principio giuridico si fonda la bizzarria della sospensione con obbligo
di frequenza che conta come assenza? Il regolamento prevede le pene
alternative (non specificate) ma se uno sta in classe non può essere
segnato assente; non occcorre essere un esperto di logica per
comprenderlo. Per altro la sospensione con obbligo di presenza non è
prevista dal regolamento e dunque le illegittimità sono due”. Per
Cereda questa la morale della favola: “Non è che dopo essersi
dimostrati impotenti nel gestire l’occupazione ci si sta ora orientando
a sparare nel mucchio. Mi pare in particolare aberrante la scelta fatta
di dare 6 in condotta a tutti gli altri studenti; quale lezione di
legalità si sta dando a chi ha subìto l’occupazione? Come è possibile
che tutti i Consigli di Classe, cui spetta tale decisione e che devono
assegnare individualmente il voto di condotta, si siano trovati
concordi su questo punto?”. (di Augusto Pozzoli Il fatto)
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