Capita raramente
di avere un auditorio attento, soprattutto se è composto da
adolescenti. Ma gli studenti del “Boggio Lera” hanno smentito questo
dato di fatto ed hanno ascoltato in assoluto silenzio i relatori che,
alle Ciminiere, proprio per loro, hanno illustrato la lotta alla
criminalità organizzata, da anni promossa da una quarantina di
associazioni antiracket e antiusura che, prima sparse sul territorio
nazionale ed ora aggregate in un coordinamento – la “Rete per la
Legalità” - vogliono far sentire la propria voce, soprattutto tra i
giovani.
La manifestazione, chiamata ottimisticamente “Racket e Usura: il
fronte della lotta si rafforza”, è stata anche una occasione per fare
emergere una realtà positiva, impegnata, solidale, animata dall’impegno
di cittadini riuniti attorno a la “Rete per la Legalità”, “A.SI.A.”,
“Associazione antiracket e antiusura di Caltanissetta Rosario Livatino”
. Introdotti dal presidente della Provincia, Giuseppe Castiglione,
hanno relazionato Salvo Campo, coordinatore regionale della “Rete per
la legalità”, Agnese Moro, già presidente dell’Osservatorio racket
presso il Ministero dell’Interno (e ora prestigiosa firma de “La
Stampa”, dove ogni domenica pubblica articoli di impegno civile),
Marisa Acagnino, presidente di sezione del Tribunale di Catania,
Lorenzo Diana, coordinatore nazionale della “Rete per la Legalità” (e
politico costretto a vivere sotto scorta, considerato da Roberto
Saviano come un eroe delle lotta alle mafie), l’on. Dino Fiorenza, vice
presidente della Commissione regionale antimafia, Giovanni Torrisi,
preside del liceo “Boggio Lera”, il consigliere Salvo Patanè presidente
della Commissione legalità della Provincia di Catania.
Il messaggio scaturito dall’incontro è stato efficacemente colto dagli
studenti, che hanno apprezzato anche la toccante testimonianza del
figlio dell’avvocato Serafino Famà, ucciso da mafiosi: cambiare in
meglio si può; subire estorsioni ed usura non è cosa normale; bloccare
le attività illecite significa colpire la criminalità organizzata nel
suo complesso; occorre detassare gli imprenditori che denunciano i
criminali; bisogna introdurre nel codice penale nuove norme per i reati
finanziari; la legislazione antimafia ha segnato passi in avanti
giganteschi. “Tutto, però, può e deve essere migliorato. Se la lotta
diventa corale e se le vittime avranno il coraggio di denunciare
estorsori ed usurai sarà più agevole fare fronte comune”. Così hanno
dichiarato il presidente Castiglione e il consigliere Patanè,
rammentando che in 18 mesi di vita la Commissione legalità, creata in
seno Palazzo Minoriti, si è già costituita parte civile in alcuni
processi contro estorsori ed usurai, stando così accanto alle vittime,
per le quali è stata creata una apposita “cassa di soccorso” qualora si
rivolgano alla magistratura per denunciare i criminali.
Il coordinatore regionale de la “Rete per la Legalità”, Campo, ha
dichiarato: “Accanto alle figure classiche degli usurai di
quartiere si muove un nuovo mondo che va dalla società di servizi a
quelle di mediazione finanziaria, ormai nate ovunque, strutturate e
professionalizzate fino a giungere a soggetti legati ad organizzazioni
criminali. L’usura a Catania è molto diffusa e capillare. Il quoziente
rischio usura per le imprese è di circa il 12%. La nostra città,
assieme alle province di Agrigento, Palermo, Trapani, Caltanisetta, e
Messina è la più colpita dal racket. In proporzione alla diffusione del
pizzo, a Catania le denunce per anno solare sono irrilevanti, una ogni
diecimila abitanti. L’azione delle forze di polizia e della
magistratura non è accompagnata da un eguale sforzo da parte degli
imprenditori”.
Alle parole di Campo ha fatto eco il magistrato Acagnino, che ha
riportato i dati statistici: dal giugno 2008 allo stesso mese del 2010
le denunce per estorsione e per usura, a Catania e provincia, sono
state rispettivamente soltanto 809 e 403. Dati altrettanto sconfortanti
nella loro crudezza li fotografa l’Istat: usura e racket in Sicilia
fatturano 130 miliardi di euro l’anno. Il settore maggiormente in
crescita è l’usura. I commercianti colpiti sono 24.000 (25% sul
totale). La crisi economica e finanziaria ha alimentato il mercato
dell’usura. In sintesi, la “Mafia spa” è forse la più grossa impresa in
Italia.
redazione@aetnanet.org