I primi effetti
della riforma Gelmini non tardano a farsi sentire sugli Atenei
siciliani. Tra i più colpiti c'è quello di Palermo che del fondo
premiale messo a disposizione dal ministero dell'Istruzione riesce ad
aggiudicarsi nel 2010 il 2,79 per cento con un taglio rispetto al 2009
del 5,2 per cento. Tagli anche sull'Università di Messina che si
aggiudica soltanto l'1,47 per cento delle risorse premiali.
Una sorte che comunque riguarda tutti i 17 atenei del Mezzogiorno che
complessivamente, nel 2010, si sono visti decurtare un quarto di queste
risorse che ammontavano a 720 milioni di euro. Di questi la fetta
ricevuta dalle università del Sud si è attestata al 23,6 per cento. A
denunciarlo è uno studio realizzato dagli economisti Daniele Checchi e
Matteo Furri per «Lavoce.info». Parlano di scure sui già magri bilanci
molti rettori secondo cui «il problema è che i parametri di merito
favoriscono le Università tecniche e di piccole dimensioni».
Nella ripartizione dei fondi a godere del maggior importo è stata
La Sapienza di Roma che ha ricevuto il 7,35 per cento del fondo seguita
dall'Università Federico II di Napoli con il 4,91. E ci guadagna
l'Università di Foggia che ottiene un incremento del premio del +50,1
per cento.
Per il rettore dell'Università degli Studi di Palermo, Roberto Lagalla:
«Questa è una situazione difficile», dice, «che purtroppo oltre agli
Atenei siciliani sta investendo tutte le università meridionali.
Naturalmente non possiamo stare a guardare, ci muoveremo insieme agli
altri rettori per chiedere che vengano introdotti maggiori indicatori
di contesto all'interno dei parametri che fanno scattare l'assegnazione
delle risorse e non ultimo, delle politiche più chiare di sviluppo per
gli atenei del meridione».(Italpress)
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