Sale
l'attesa in vista della manifestazione del 12 marzo prossimo a difesa
della scuola pubblica.
Non sarà un appuntamento di partito, sarà replicato il format del 13
febbraio scorso con la mobilitazione delle donne: niente simboli di
partito e piazze "in rete". Il Pd darà il sostegno, adesione da Sel. I democratici, nel frattempo, organizzano
per l'otto aprile la notte bianca della scuola.
"Avanti con la
mobilitazione", sia quella a difesa della scuola pubblica, sia quella
per la raccolta delle firme per le dimissioni di Berlusconi. E' la
parola d'ordine lanciata dal segretario del Pd, Pier Luigi Bersani,
durante la riunione della segreteria. Ed è soprattutto sul primo tema
che il partito punta per catalizzare il malessere dei cittadini 'non
militanti'.
Durante la riunione è stato fatto il punto sulla raccolta delle firme
per chiedere le dimissioni del premier, e che saranno consegnate l'8
marzo da Rosy Bindi a Palazzo Chigi. I Circoli sono stati sollecitati
per fare uno sforzo capillare sui loro territori nel prossimo fine
settimana. Ma è la scuola che può far uscire la mobilitazione
dall'ambito ristretto dei 'militanti' del Pd. Il Forum sulla scuola del
partito ha già tenuto nei mesi scorsi due grandi incontri con
insegnanti, presidi, associazioni familiari e di studenti: lì è stato
riscontrato una grande malessere verso il governo. Il che, si nota al
Pd, è significativo perché negli ultimi anni il centrodestra aveva tra
gli insegnanti un buon consenso. Insomma il "vento gira" e, ha
osservato Bersani, "noi dobbiamo essere lì".
Durante la segreteria è stato deciso il massimo impegno in vista della
manifestazione del 12 marzo a difesa della scuola, tanto è vero che
Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd, partecipa al comitato
organizzatore dell'iniziativa che sarà simile nel 'format' a quella
delle donne del 13 febbraio: niente bandiere di partito, largo alla
società civile sul palco, manifestazione 'a rete' in varie piazze
italiane. Il Pd poi vuol battere sul ferro caldo e l'8 aprile darà vita
ad una iniziativa sui generis, "la notte bianca della scuola". Dalle 17
sino a notte fonda si riuniranno in quattro luoghi collegati via Web
(Bologna, Milano, Torino e Napoli) tutti i protagonisti della scuola, e
cioè insegnanti, studenti, famiglie, personale ausiliario, e li si farà
la prova, ha spiegato Puglisi, "della scuola che vogliamo". Bersani
sarà a Bologna, e si stanno cercando personalità della cultura che
tengano delle ‘lezioni' nelle quattro aule scolastiche.
Alla manifestazione del 12 marzo prossimo c'è anche il sostegno di
Sinistra ecologia e libertà. L'adesione l'ha annunciata oggi Claudio
Fava, del coordinamento di Sel. Secondo Fava interpreta "il suo
mestiere come un forestiero che abita le stanze di Palazzo Chigi col
pensiero inchiodato alle camere da letto di Palazzo Grazioli e di
Arcore. E da forestiero ritiene naturale insultare la scuola pubblica,
cioè dello Stato. In quell'insulto grossolano - insiste Fava - c'è il
fastidio per un sistema scolastico che, pur tra mille difficoltà,
continua a rappresentare uno dei pochi luoghi ancora liberi da
condizionamenti e da ricatti". Per questo "saranno tanti gli italiani
in piazza sabato 12 marzo: se la battaglia in difesa della Costituzione
ha oggi un senso profondo e' proprio perché porta dentro di sé la
difesa, puntuale e inemendabile, di tutti i suoi diritti e i suoi
valori. A cominciare dal diritto a un'istruzione pubblica e libera da
condizionamenti, da obbedienze, da reticenze".
Ma contro lo schieramento a difesa della scuola pubblica si scaglia il
ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, siamo davanti alla
"sinistra dell'ipocrisia", e "difendere la scuola pubblica significa
farla funzionare rendendola efficiente, di qualità e meritocratica. Non
significa far prevalere la logica corporativa". Brunetta sostiene che
"la scuola pubblica si misura nel grado di soddisfazione delle famiglie
e dei giovani". Ecco perché, ha aggiunto, "io vorrei vedere in un
sondaggio quante famiglie italiane siano contente della scuola
pubblica". Inoltre, il ministro ha evidenziato, che "la scuola privata
è un complemento importante ma minoritario e il bene pubblico è
l'istruzione, che si può fare attraverso le strutture pubbliche o
quelle private".
Ma l'ex ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni il governo del
Cavaliere è colpevole non solo di attacchi verbali alla scuola
pubblica, ma anche di tagli pesanti. Fioroni li quantifica in "8
miliardi che aggravano la nostra emergenza educativa". Peraltro,
aggiunge l'ex ministro, "se fossi in Berlusconi prima di sparare sulla
scuola", accusandola "di portare a un relativismo etico", "toglierei la
trave dal mio occhio". (da
Paneacqua.it)
redazione@aetnanet.org