Il dato è lì, e
racconta da solo un bel pezzo di scuola nell’era Brunetta. A dicembre
del 2010, mentre per il resto della pubblica amministrazione il
ministro può vantare vittorie su vittorie, negli istituti scolastici le
cose vanno diversamente. Rispetto al
dicembre 2009 i giorni di assenza per malattia dei prof e maestri con
contratto a tempo indeterminato sono aumentati
del 7,5% tra gli insegnanti (464.529
giorni rispetto ai 432.065 di dicembre 2009) e del 18,5% tra il
personale tecnico amministrativo (218.858 giorni rispetto ai 184.767 di
dicembre 2009). Le assenze superiori ai 10 giorni sono diminuite
tra gli insegnanti (-5,3%) mentre sono aumentate tra il personale
tecnico amministrativo (+14,5%). Le assenze per altri motivi sono
invece aumentate sia tra gli insegnanti (+6,5%) sia tra il personale
tecnico amministrativo
(+1,2%).
La rilevazione del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e
della Ricerca è stata effettuata su 10.279 istituzioni scolastiche (il
97,9% del totale). I prof che hanno
fatto fallire la cura-Brunetta sono stati soprattutto quelli delle
scuole secondarie di secondo grado (dove l’aumento è stato del 12,2%).
E, nonostante gli attacchi continui contro il Sud, sono stati proprio i
prof e bidelli del Nord Ovest, aumentati rispettivamente del 14 e del
26%.
Che cosa è successo? Prova a spiegarlo Giorgio Rembado, presidente
dell’Anp, l’Associazione nazionale presidi. «Si è trasferito il compito
e il costo di controllare le assenze alle scuole ma i risparmi vanno
altrove. E’ irrazionale e squilibrato». Nel 2008, infatti, il ministro
per la Pubblica amministrazione ha imposto la visita fiscale per i
dipendenti di tutta la pubblica amministrazione, scuola compresa, fin
dal primo giorno di malattia. Ma le visite fiscali costano. Per due
anni le scuole hanno obbedito ma sollevando il problema: mancano soldi
per pagare la carta igienica, figurarsi le visite fiscali, tocca alle
Asl occuparsene. Nel giugno del 2010 la Corte Costituzionale ha invece
deciso che i pagamenti non spettano alle Asl. Subito dopo il ministero
dell’Istruzione ha inviato una circolare per invitare le scuole a
provvedere a regolare la questione con i fondi di funzionamento,
precisando che «non è attualmente previsto un finanziamento aggiuntivo
ad hoc».
Niente soldi, insomma. E niente visite, hanno risposto le scuole. E i
prof hanno ripreso ad assentarsi per malattia. D’altra parte il costo è
quello che è: si va dai 18-35 euro di Firenze ai 30-63 di Milano. La
cifra totale è pari a diverse decine di milioni, di sicuro più di
quanto si risparmia per la stretta sulle assenze. I calcoli che
circolano in questi giorni sono molti. I dipendenti scolastici sono
960.759, hanno una media 7,15 giorni medi di assenza per ciascuno
nell’ultimo anno. Se si calcola un prezzo medio di visita di 36,5 euro,
si arriva a un totale di 250,7 milioni di euro. I giorni di assenza
però potrebbero essere divisi in tre assenze distinte, questo vorrebbe
dire ridurre a tre il numero delle visite fiscali inviate
dall’istituto, e quindi dimezzare il costo che diventerebbe di 105,2
milioni. Oppure c’è chi prende in considerazione il costo medio annuo
per istituto di 5.500 euro, per un totale di 56,65 milioni. La Flc
Cgil, invece stima un aumento medio di 20 euro l’anno per dipendente,
per un totale di 19,2 milioni.
Anche nell’ipotesi più ottimistica sono cifre notevoli. Nella sola
Lombardia, al terzo posto per assenze in dicembre, i sindacati
sostengono che ci sono state duemila visite al giorno, che per un terzo
dell’anno, al costo medio di 46,5 euro, fa 11,16 milioni. Nelle Marche
298 istituti hanno totalizzato 17.136 assenze a dicembre, il 2,51% del
totale nazionale. L’Asl locale ha chiesto alle scuole l’immediato
pagamento delle visite fiscali. Anche quelle antecedenti il 2000.
Risultato: 70 decreti ingiuntivi per la sola Ancona e 300 mila euro di
crediti dwll’Asl sulle scuole della provincia. Che accadrà?
Pignoramento? condono? Ricorso? (di Flavia Amabile da
il Messaggero)
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