Sono ormai diversi anni
che tiene banco la discussione sulle vicende inerenti le graduatorie ad
esaurimento e a tutt’oggi non si hanno ancora informazioni certe che ci
possano consentire di mettere la parola fine a questa diatriba. Negli
ultimi giorni sono però accaduti diversi fatti ed è utile riassumerli
brevemente in modo da fare il punto della situazione e tentare di dare
una risposta alla domanda che tutti si pongono; ed ora che
succede?
Prima di cercare di dare una risposta a questa domanda, elenchiamo i
fatti:
La Consulta è intervenuta sulla richiesta di legittimità
costituzionale presentata dal TAR Lazio riguardo alla legge che
istituiva la possibilità di inserimento in coda in altre 3 province
diverse da quella scelta come principale all’atto del primo inserimento
nel 2007. Il responso è stato tranciante e la Corte ha sancito che le
code sono da ritenersi illegittime e ha cassato totalmente la parte di
legge che le istituiva riportando, di fatto, la situazione del 2007.
- Il Senato ha
approvato un emendamento che, fatte salve le conseguenze della sentenza
della Consulta, congela le attuali graduatorie ad esaurimento in attesa
di riformulare il sistema di reclutamento dei docenti. Tale
emendamento, in aggiunta, prevede un vincolo di territorialità anche
per le graduatorie di istituto vincolando la presenza in prima fascia
di istituto solo a chi è incluso nella graduatoria ad esaurimento di
quella provincia.
- La Consulta, a
sezioni riunite, ha stabilito che la competenza per l’impugnazione
delle graduatorie ad esaurimento, spetta al giudice ordinario e non al
TAR.
Sulla base di tutto ciò, non è facile fare affermazioni certe e
definitive, ma riteniamo possibile avanzare alcune ipotesi che, in
quanto tali, non vanno prese come oro colato, ma vogliono essere un
contributo ad un ragionamento che potrà essere confermato o
contraddetto solo tra qualche settimana.
La sentenza della Corte ha sicuramente posto una pietra tombale
sull’esistenza delle code. Questo non significa però un automatico
inserimento a pettine in tutte le province scelte dai ricorrenti
né, a maggior ragione, una totale rivisitazione di tutte le graduatorie
ad esaurimento con l’eliminazione delle code mediante l’inserimento a
pettine di tutti i docenti presenti in quella provincia. Al contrario,
l’applicazione letterale della sentenza, ci porterebbe ad ipotizzare
l’eliminazione di tutte le code ed il mantenimento delle sole
graduatorie principali scelte nel 2007.
E’ evidente però, che l’aggiornamento delle graduatorie non potrà
che essere fatto sulla base delle regole precedenti a quelle formulate
per l’esistenza delle code e quindi tutti potranno scegliersi una sola
provincia in cui inserirsi con il proprio punteggio.
A questo punto entra in gioco il decreto mille proroghe che sposta in
avanti l’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento rinviando in là
nel tempo la possibilità di cambiare provincia e quindi di avvalersi
del diritto sancito dalla Consulta.
L’emendamento approvato dal Senato ( ricordo però che manca ancora
l’approvazione della Camera ) va oltre e, in qualche modo complica
ulteriormente la situazione trasferendo sostanzialmente “le code” nelle
graduatorie di istituto. Infatti se qualcuno volesse inserirsi in una
graduatoria di istituto in una provincia diversa da quella di
inserimento della propria graduatoria ad esaurimento, lo potrebbe fare
solo in coda a tutti coloro che sono presenti nella graduatoria ad
esaurimento di quella provincia. Il che, è facile ipotizzare, porterà
ad ulteriori azioni di tipo legale.
Rimane aperta la questione dei ricorrenti cui il TAR dovrà dare una
risposta. Non è un caso infatti che l’emendamento sopra
menzionato faccia esplicito riferimento alla salvaguardia delle
conseguenze della sentenza della consulta. Quello che potrebbe
accadere, è che il TAR riconoscerà ai ricorrenti ( sono circa 15.000 )
di aver subito un danno legato al loro mancato inserimento a pettine e
condannerà il MIUR al risarcimento di questo danno. Il MIUR a questo
punto dovrà ( sempre che la mia ipotesi fosse confermata ) andare ad
analizzare ogni singola situazione e verificare se il singolo
ricorrente ha avuto o meno la possibilità di lavorare e con che tipo di
contratto lo ha fatto.
In altri termini il risarcimento scatterebbe solo se un docente
ricorrente inserito in coda avesse avuto, con il suo punteggio, diritto
all’assunzione a tempo indeterminato o se, sempre sulla base del
proprio punteggio, il ricorrente in questione avesse avuto diritto ad
una supplenza assegnata ad un altro docente precario con un punteggio
minore. In entrambi i casi al ricorrente verrebbe riconosciuta la
nomina sia giuridica che economica ( si parla di circa 1000 docenti ).
Per tutti gli altri che hanno comunque lavorato con il contratto a
tempo determinato, non ci sarebbe nessun riconoscimento aggiuntivo.
Si può anche ipotizzare che, ai soli ricorrenti, a titolo di
riconoscimento del danno subito,si possa consentire di scegliere la
provincia in cui inserirsi a pettine a prescindere della scelta
effettuata nel 2007.
C’è però ancora da considerare un’altra variabile legata al terzo dei
punti elencati e cioè il TAR potrebbe dichiararsi non competente per
dirimere la questione con la conseguenza di dover ricominciare l’iter
presso i singoli tribunali provinciali.
Ribadisco che quanto scritto è solo frutto di un’analisi personale che
potrebbe essere totalmente ribaltata dalle prossime decisioni
ministeriali o dal TAR del Lazio, ma quello che nessuno potrà smentire
è che i veri vincitori di tutto ciò sono gli studi legali che hanno
avuto la possibilità di incassare compensi enormi e che, ahimè,
continueranno ad approfittare delle lacune e contraddizioni insite
nella normativa scolastica.
Aggiungo ancora che il risultato di tutto ciò sarà molto probabilmente,
l’eliminazione delle assunzioni sulla base delle graduatorie così
come le conosciamo e che nel futuro il reclutamento sarà, malgrado
tutto, molto meno trasparente ed oggettivo ( elenchi regionali?, albo
di abilitati?, chiamata diretta?).
Per questo motivo è urgente intervenire politicamente in primo luogo al
fine di stabilizzare un gran numero di precari prima che il
sistema venga veramente sconvolto e radicalmente cambiato e in secondo
luogo per scrivere le nuove regole cercando di salvaguardare i diritti
acquisiti sul campo da decine di migliaia di colleghi.
(a cura del prof.Antonio
Antonazzo Gilda Cuneo)
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