Nella riunione
del 18 febbraio il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge
che, per il 2011, istituisce il 17 marzo festa nazionale. Però, per
evitare “maggiori oneri a carico della finanza pubblica e delle imprese
private” non verrà pagato il festivo per il prossimo 4 novembre.
Dopo aver già annunciato lo scorso 28 febbraio la chiusura di scuole ed
uffici pubblici, le polemiche, anche all’interno dello stesso
Governo, non erano mancate. Posizioni contrastanti che abbiamo
riassunto in un precedente articolo.
Adesso, il Consiglio dei ministri ha varato un decreto legge che
stabilisce che il 17 marzo sarà festa nazionale per celebrare la
ricorrenza dei 150 anni dall'Unità
d'Italia.
Una decisione che, per venire incontro alle proteste avanzate
soprattutto dalla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia,
prevede che “al fine di evitare nuovi e maggiori oneri a carico della
finanza pubblica e delle imprese private, per il solo anno 2011 gli
effetti economici e gli istituti giuridici e contrattuali previsti per
la festività soppressa del 4 novembre non si applicano a tale
ricorrenza ma, in sostituzione, alla festa nazionale per il 150/o
anniversario dell'Unità d'Italia”. Il 4 novembre, dunque, non verrà
pagato come festività soppressa.
Peraltro, per il ministro della Pubblica amministrazione, Renato
Brunetta, celebrare il 17 marzo è “neutrale da un punto di vista
economico”, anche in considerazione del fatto che il 2011 è “un anno
positivo dal punto di vista dei giorni lavorati”.
Ma i tre ministri leghisti non hanno aderito alla decisone favorevole
(Bossi e Calderoli hanno votato contro, Maroni era assente). E al
termine della riunione Roberto Calderoli è stato molto duro: “fare
un decreto legge per istituire la festività del 17 marzo è pura follia.
Ed è anche incostituzionale”. (da La Tecnica della
Scuola)
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