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INVALSI: Valutazione delle scuole e dei docenti, in attesa di giorni migliori

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Sarà l’esempio di Maria Antonietta – brioches al popolo che non ha pane – o sarà che in tempi di crisi di governo bisogna fare in fretta se si vuol apporre uno storico imprimatur ? Sta di fatto che, nel periodo di maggiori tagli a finanziamenti e posti di lavoro nel sistema scolastico dal dopoguerra, dopo aver bloccato la carriera del personale, la Gelmini, insieme ad un recupero di scatti di anzianità non privo di incertezze sugli anni successivi, ha partorito due ipotesi sperimentali per “premiare il merito” di scuole e docenti. L’attenzione dei sindacati sulla bozza di decreto era rivolta soprattutto alla prima notizia, quella dei media alla seconda. La stampa ha annunciato la caduta dell’ultimo tabù, il superamento dell’egualitarismo retributivo ed il conferimento ai docenti meritevoli della quattordicesima mensilità, curiosa variante di sapore bancario da approfondire nei suoi risvolti contrattuali. Ciò preluderebbe alla differenziazione della carriera, a risorse aggiuntive per le scuole virtuose, a graduatorie personali e istituzionali che finalmente provocheranno la mobilità dell’utenza (unico fenomeno che da decenni si verifica già spontaneamente). La rete restituisce opinioni contrastanti: c’è chi è contrario e chi è favorevole in linea di principio ma esprime riserve sulle modalità; ben pochi sembrano però disponibili a sperimentare subito. Due anni fa una ricerca di Nomisma metteva in evidenza una maggiore propensione alla valutazione rispetto a dieci anni prima, soprattutto da parte dei giovani, di coloro che hanno terminato la scuola di specializzazione. Ma a parte il fatto che proprio a loro le epocali riforme di elementari e superiori hanno nel frattempo precluso l’entrata in ruolo, anche fra i favorevoli prevale l’insidiosa posizione “valutazione sí, ma non cosí”. Già una decina di anni fa fu la reazione dei docenti a fermare un primo e non molto indovinato tentativo del ministro Berlinguer. Sembrerebbe ovvia l’importanza di una loro partecipazione nel nuovo tentativo: sia per far tesoro della loro esperienza sul campo, sia per consolidare il consenso dei favorevoli con riserva, essenziale per la riuscita dell’operazione. Invece, benché si tratti di un’azione morbida rispetto a Berlinguer (sperimentazione solo in quattro città), essa è gestita dalle Fondazioni Agnelli, San Paolo e Treellle, senza alcun coinvolgimento di organizzazioni e associazioni sindacali e professionali. Ad aprile il presidente di Treellle, ricordando che il progetto USA di miglioramento della scuola Partnership for XXI Century Skills (P21) è condiviso dal più potente sindacato degli insegnanti e da quaranta grandi imprese, chiedeva: “Perché anche da noi non succede che Confindustria e grandi Organizzazioni Sindacali collaborino per una scuola migliore, visto che è un campo in cui prevalgono evidenti interessi comuni?” Oggi possiamo facilmente rispondere: perché il Ministro ha scelto di chiamare le fondazioni vicine a Confindustria e non le grandi Organizzazioni Sindacali. Prevedibile, quindi, il fuoco di sbarramento sindacale di fronte a modifiche unilaterali in un campo di esclusiva competenza negoziale; meno scontato il britannico apprezzamento sindacale del metodo sperimentale e degli osservatori esterni (le tre fondazioni); difficilmente confutabile il giudizio sindacale (la montagna ha partorito il topolino) sulla natura propagandistica dell’operazione, alla luce delle scarsissime risorse ad essa destinate, condiviso infatti da altri esperti: per Tuttoscuola, ad esempio, “la svolta meritocratica, se questi saranno i numeri, giocoforza dovrà aspettare tempi migliori (nel 2013?)”. L’ultima previsione coincide con quella fatta molti mesi prima dal partito democratico, ai tempi della manovra, e rielaborata nel suo documento sulla valutazione del sistema scolastico a luglio: togliendo con una mano gli scatti stipendiali e restituendoli con l’altra attraverso il fondo destinato alla valorizzazione degli insegnanti e delle scuole, il Governo rimanda quest’ultima, nei fatti, al 2013. E ancora non sapevamo che il lancio della “operazione valor izzazione” sarebbe avvenuto adesso, mentre la finanziaria taglia pure un quarto dei finanziamenti all’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema di Istruzione e formazione (Invalsi) e all’Agenzia Nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica (Ansas)! La tentazione di non confrontarsi sul merito di questa iniziativa per la parvità della materia e le quasi grottesche contraddizioni fra annunci e fatti (oltretutto il decreto interministeriale non è ancora scritto, chissà se mai lo sarà) va però respinta, se non altro per evitare che una seconda partenza falsa pregiudichi di nuovo, per anni, future iniziative piú serie e sostanziose in questo campo. Veniamo dunque al merito. Finora la valutazione ha interessato per lo più gli alunni e solo di riflesso docenti e scuole. Le indagini internazionali mettono in evidenza che in Italia è la didattica a non essere in linea con i quesiti valutativi; l’Invalsi, in assenza di coerenza e trasparenza tra obiettivi di insegnamento e modalità di valutazione, si muove per conto proprio. Manca inoltre un corpo di Ispettori preparato e indipendente dal Ministro (dote, quest’ultima, che gioverebbe anche all’Invalsi); in tali condizioni le verifiche ispettive riguardano la conformità ad un ordinamento gestito in maniera centralistica piú che la qualità del servizio definito attraverso un sistema di indicatori. Coerenza e trasparenza dovrebbero riguardare indicatori e criteri di valutazione, in modo che aspettative e obbiettivi siano noti fin dall’inizio, tanto a chi deve essere valutato, quanto all’opinione pubblica: gli standard, si sa, prima di essere fatto statistico sono fatto sociale. Non risponde invece a trasparenza, ma a rozzo e provinciale giacobinismo, l’idea di pubblicare le graduatorie dei meritevoli. Un paio d’anni fa il National Council on Teacher Quality, organismo bipartisan di Washington, ha ammesso che il riconoscimento del merito aveva dato risultati non eccelsi e spesso controproducenti a causa di una eccessiva competizione fra insegnanti e fra scuole. E proprio in USA, in molte aziende dove vige una periodica merit review da cui dipende la retribuzione, l’istogramma dei salari viene pubblicato anonimo: ciascuno identifica la propria posizione rispetto agli altri ed è spinto a migliorarla, ma non conosce i nomi dei colleghi da invidiare o commiserare, in modo che la collaborazione e il lavoro di squadra, essenziali quanto la competizione per il successo dell’azienda, non ne siano pregiudicate. Valutare i docenti attraverso un team composto dal dirigente scolastico, due docenti e un genitore-osservatore, sa più di compromesso tra i poteri dell’istituto che di efficace modalità di analisi. Un comitato di valutazione interno presieduto dal dirigente esiste dal 1974, ed era stato concepito come uno strumento a cui rivolgersi spontaneamente nel caso i docenti ....
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Giovanni Bachelet - TuttoScuola





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Postato il Martedì, 15 febbraio 2011 ore 13:58:22 CET di Michelangelo Nicotra
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