La riforma Brunetta
potrebbe dare il colpo di grazia alla scuola italiana. Non bastavano i
tagli che quest’anno si sono avvicinati a quota 8 miliardi di euro. Ora
per il martoriato sistema scolastico, dove spesso sta ai genitori
fornire cancelleria e carta igienica, stanno venendo al pettine anche
gli effetti della normativa introdotta nel 2008 dal ministro per la
Pubblica amministrazione che impone, senza deroghe al buon senso, la
richiesta visita fiscale per i dipendenti, fin dal primo giorno di
assenza per malattia. Un’imposizione nata per ridurre il tasso di
assenteismo che il ministero si premura di monitorare ogni mese. Gli
ultimi dati del dicastero Brunetta, tuttavia, evidenziano l’insuccesso
dell’operazione almeno per la scuola, dove a dicembre le assenze per
malattia del solo personale a tempo indeterminato sono aumentate del
7,5% tra gli insegnanti e del 18,5% tra i tecnici e gli
amministrativi.
Quello che i dati non dicono, perché nessuno fino all’anno scorso si
era premurato di calcolarlo, è il costo aggiuntivo – oltre alle
supplenze e ai relativi telegrammi di convocazione – che la riforma
Brunetta ha introdotto su queste assenze. Sì, perché le visite fiscali
si pagano: si va dai 18-35 euro di Firenze ai 30-63 di Milano. E se tra
il 2008 e il 2010 si è viaggiato nell’incertezza e lungo i contenziosi
su chi, tra Asl e scuole, dovesse farsi carico della spesa, a fare
chiarezza è arrivatauna sentenza della Consulta del giugno 2010, che
stabilisce una volta per tutte che non devono essere le Asl a pagare.
Sentenza alla quale è seguita una circolare del dicastero Gelmini con
cui si invitano le scuole a pagare con i fondi di funzionamento anche
le visite fiscali per le quali “non è attualmente previsto un
finanziamento aggiuntivo ad hoc”. Nella stessa occasione è stato
preannunciato “un apposito monitoraggio a fini conoscitivi”. Proprio
perché, appunto, a tutt’oggi nessuno sa esattamente quale sia la cifra
complessiva in gioco. In attesa dei dati, qualche calcolo di massima lo
si può però provare a fare. Per esempio su base nazionale, tenuto conto
dei 960.759 dipendenti scolastici e dei 7,15 giorni medi di assenza per
ciascuno nell’ultimo anno, a un prezzo medio di visita di 36,5 euro, si
arriva a un totale di 250,7 milioni di euro.
Si tratta di una cifra orientativa che scende a 105,2 milioni se si
spalmano i 7,15 giorni medi su tre assenze distinte, riducendo a tre il
numero di visite fiscali inviate dall’istituto. Più ottimistica, ma
comunque notevole, la stima che valuta il costo medio annuo per
istituto in 5.500 euro, per un totale di 56,65 milioni. Ancor di più
quella della Flc Cgil che ipotizza un aumento medio di 20 euro l’anno
per dipendente, per un totale di 19,2 milioni. Nella sola Lombardia, al
terzo posto per assenze in dicembre, le stime a braccio dei sindacati
parlano però di duemila visite al giorno, che per un terzo dell’anno,
al costo medio di 46,5 euro, fa 11,16 milioni. Più dettagliato il caso
di Ancona e delle Marche, 298 istituti con 17.136 assenze a dicembre,
il 2,51% del totale nazionale. Qui l’Asl locale ha chiesto alle scuole
l’immediato pagamento delle visite fiscali. Anche quelle antecedenti il
2000. Risultato: 70 decreti ingiuntivi per la sola Ancona con rischio
di pignoramento di cattedre, banchi e gessetti, oltre, come evidenziano
dalla Cisl Scuola Marche, a tanta confusione. Per un totale di circa
300 mila euro di crediti vantanti dall’Asl sulle scuole della
provincia. Che sono di fronte ad un dilemma shakesperiano: pagare o non
pagare? Nel dubbio hanno interpellato l’Ufficio scolastico regionale
che a sua volta ha chiesto all’Avvocatura di Stato. Risposta: pagate se
potete e soprattutto se si tratta di piccole cifre.
Così si evita il peggio. Più netta la posizione in Trentino, dove
l’input è stato di pagare senza se e senza ma, mentre la Campania ha
suggerito di soprassedere. Per ora, fortunatamente, la questione dei
decreti ingiuntivi sembra essere arginata alle Marche (circa 1 milione
i costi stimati) e a poche altre regioni. Ma cosa accadrà quando i vari
amministratori delle Asl, coscienti di avere in bilancio crediti
consistenti verso istituzioni pubbliche, chiederanno il pagamento alle
scuole di mezza Italia? C’è da scommettere che avverrà dal momento che
neanche la sanità se la passa molto bene. Si profilano quindi battaglie
all’ultimo euro fra i diversi rami della stessa pubblica
amministrazione. Un qualcosa di assolutamente inedito dove resta da
chiedersi cosa si prospetta per i dirigenti di Asl e scuole che
dovranno far quadrare i conti. Pena la responsabilità diretta. Quindi
le Asl, i cui bilanci sono già infarciti di crediti verso istituzioni
pubbliche, continueranno a chiedere i pagamenti indebolendo i bilanci.
E l’unica alternativa per le scuole sarebbe il condono, o lo stralcio
dai conti di parte delle visite. (da Il Fatto
Quotidiano di Giovanna Lantini)
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