La Corte Costituzionale
con la sua sentenza n. 41/2011 (leggi il testo) dichiara
incostituzionale le “code” e premia il “pettine”. Così come non abbiamo
parteggiato per il doppio punteggio di montagna, anzi lo abbiamo
combattuto perché contrario al diritto, alla logica, al merito e alla
Costituzione tutta, non abbiamo risparmiato giudizi negativi per le
code, indipendentemente dal fatto che potesse, il sistema delle code,
portare vantaggi ad alcuni. Solo quando ognuno dei precari della scuola
diventerà maturo e combatterà a favore del Diritto oggettivo e non più
per il proprio interesse personale quando quest’ultimo è infondato
sebbene previsto da leggi palesemente assurde, sarà fatto un passo
avanti nel percorso di ripristino della dignità della professione.
Solo quando ognuno dei precari della scuola diventerà maturo e
combatterà a favore del Diritto oggettivo e non più per il proprio
interesse personale quando quest’ultimo è infondato sebbene previsto da
leggi palesemente assurde, sarà fatto un passo avanti nel percorso di
ripristino della dignità della professione. La Corte Costituzionale, su
sollecitazione giudiziaria dell’Anief ha dichiarato incostituzionale il
sistema delle code perchè – e non poteva essere diversamente – lo ha
ritenuto irragionevole, contrario al merito ma soprattutto perché, si
legge nella sentenza, “utilizzando il mero dato formale della maggiore
anzianità di iscrizione nella singola graduatoria provinciale per
attribuire al suo interno la relativa posizione, introduce una
disciplina irragionevole che - limitata all’aggiornamento delle
graduatorie per il biennio 2009-2011 – comporta il totale sacrificio
del principio del merito posto a fondamento della procedura di
reclutamento dei docenti e con la correlata esigenza di assicurare, per
quanto più possibile, la migliore formazione scolastica”. Il presidente
Napolitano forse non è stato attento quando ha firmato (anche) questa
legge. Ma non è la prima volta che il pettine, cioè il merito, viene
sacrificato dal ministro dell’istruzione di turno. E’ già successo e lo
abbiamo denunciato nel nostro libro “Una vita da supplente” descrivendo
la storia del pettine rotto dalla ministra Moratti quando s’inventò le
tre fasce delle graduiatorie permanenti provinciali poi diventate a
esaurimento. Le fasce, ancora attuali, sono state considerate
irragionevoli dal Tar del Lazio che le ha annullate (prima che la
ministra Letizia Moratti le facesse resuscitare con un nuovo
provvedimento normativo). Avere impostato le graduatorie
provinciali su tre fasce determina, secondo il Tar, “il sovvertimento
dei principi che regolano la selezione del personale per l’accesso a
uffici della PA privilegiando il fattore temporale (avere conseguito i
titoli per l’ammissione in data precedente) rispetto al fattore merito
(essere in possesso di maggiori e più rilevanti titoli). Ciò determina
altresì un privilegio per i soggetti più anziani che naturalmente sono
fra coloro che hanno conseguito precedentemente i requisiti, in un
momento in cui invece la PA ha ritenuto di privilegiare nei concorsi a
parità di punteggio i soggetti più giovani. Nella presente fattispecie
i soggetti più anziani sono privilegiati anche con punteggi più bassi
rispetto ai soggetti più giovani”. Il Tar diventa caustico quando
sancisce che “lo stravolgimento della legge alla quale i decreti
impugnati avrebbero dovuto dare puntuale applicazione poggia sulla
inveterata abitudine di considerare il merito come l’ultimo elemento da
considerare nelle assunzioni del personale docente”. Sulla base di
un’ottica simile, l’amministrazione, “attribuendo ai meno titolati il
diritto all’assunzione, ha costituito sulla legge una complicata e
indebita superfetazione, oltre tutto in palese violazione della
direttiva legislativa di predisporre una normativa di attuazione nel
rispetto dei principi di semplificazione e snellimento dell’azione
amministrativa”. Tutto questo, conclude il Tar, “con arbitraria
valorizzazione di dati ai quali la legge non ha attribuito alcun
rilievo, avendo informato il sistema delle assunzioni degli insegnanti
della scuola pubblica alla scelta dei più meritevoli”.
Eppure: chi ha mai contestato l’esistenza delle fasce? Chi ha
protetsato contro la circostanza che chi ha 90 punti in seconda fascia
o in prima prevale su chi ne ha 200 in terza delle permanenti
nonostante la parità dei titoli di accesso? Questo scandalo è sempre
stato accettato come cosa normale e giusta, specie dai più giovani che
non conoscono la vicenda, storicamente e giuridicamente considerata.
Molti di coloro che si trovano in prima e seconda fascia e che si sono
stracciati le vesti contro la legge della coda che ha conculcato il
loro merito e che ora brindano per la sentenza della Consulta
dovrebbero ricordare che essi stessi sono i primi ad aver goduto di
leggi irrazionali che hanno sacrificato il merito per criteri legati a
un “mero elemento temporale”.
Infine, non guasterebbe ricordare com’è nato il percorso infame che ha
portato all’ennesimo colpo al sistema delle graduatorie. Nei blog e sui
giornali tutti se la prendono con la Gelmini e con la Lega. Non capendo nulla di scuola, appare normale
che la Lega e la Gelmini abbiano preso l’ennesimo abbaglio (il prossimo
sarà il progetto Pittoni). Ma perché non ricordare che fu il governo
Prodi a iniziare la partita di quest’ennesima indecenza, lanciando un
allora non richiesto e ora dannoso sasso nello stagno, attraverso una
norma della legge finanziaria 2006/2007? E’ per questo che
regaliamo ai nostri lettori alcune pagine, del libro “Una vita da
supplente”, riportate qui sotto
(www.vincenzobrancatisano.it/articoli/testacoda.htm) che saranno utili
a chi vorrà farsi un’idea matura in merito all’ennesimo terremoto che
si abbatte oggi sui traballanti precari della scuola italiana.
Vincenzo
Brancatisano
vi.bra@fastwebnet.it