Il nuovo accordo
separato firmato dal Governo con CISL e UIL sul salario di produttività
nella pubblica amministrazione produce sicuri danni ai lavoratori
senza portare alcun vantaggio al funzionamento efficiente ed
efficace della pubblica amministrazione. Un accordo che, dal punto di
vista della pubblica amministrazione che il governo dovrebbe
rappresentare, risponde alla definizione di stupidità data da Carlo M.
Cipolla: causare danno ad altri senza nel contempo realizzare
alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una
perdita.
Il Governo doveva risolvere un problema da lui stesso creato:
intervenire rapidamente sugli effetti della L. 150/2009 (c.d.
Legge “Brunetta”) e risolvere le contraddizioni con L.122, la
Finanziaria estiva. Quest’ultima, infatti, attraverso il blocco
triennale dei contratti pubblici e il blocco delle retribuzioni al
2009, ha reso di fatto impossibile adempiere alle previsioni della
L. 150, in particolare per quanto attiene alla revisione
delle normative e all'avvio del sistema premiale, aspetto
costantemente e inutilmente sbandierato dal Governo. L’unico punto
neutro dell’accordo è dove afferma che le retribuzioni non devono
essere decurtate a seguito della L. 150. Fermo restando che in
assenza di rinnovo contrattuale l’inflazione decurterà comunque il
potere d’acquisto delle retribuzioni, si riconosce con un anno e
mezzo di ritardo quello che la sola Cgil ha denunciato: in
presenza del blocco della contrattazione l’applicazione della legge
Brunetta avrebbe potuto determinare delle riduzioni retributive.
Non era però necessaria una specifica intesa per evitare riduzioni del
salario accessorio in essere sulla base dei vicoli introdotti
dalla legge Brunetta (le tre fasce secondo le quali al 25% dei
dipendenti più meritevoli va il 50% delle risorse aggiuntive, mentre
l’altro 50% va al 50% dei dipendenti e nulla al restante 25%). Era
sufficiente un’interpretazione autentica del governo per chiarire che
sulla base della normativa vigente l’applicabilità del nuovo
sistema premiale può avvenire solo a seguito del
rinnovo contrattuale.
La possibilità di risorse aggiuntive per la contrattazione, inserita
nell’accordo ma già presente nella Finanziaria 2008, derivanti dal
50% dei risparmi già realizzati, è invece probabilmente già saltata,
perché sembra che Tremonti non sia disponibile neppure a tirare
fuori i quattro soldi previsti (24 milioni di euro). Una cifra
che consentirebbe solo a meno del 17% dei lavoratori di avere un
riconoscimento professionale. L’accordo invece conferma danni
pesantissimi per i lavoratori pubblici e sono ben evidenziate dal
comunicato della Cgil: i precari che verranno falcidiati per
effetto della L. 122, le mancate elezioni delle RSU,
che rappresentano una ferita per il tessuto democratico nella
P.A., il blocco della contrattazione nazionale e decentrata, che
contrasta, per altro, palesemente con l'obiettivo di maggiore
efficienza, e la correlata totale assenza di risorse, la necessità
di ricomporre un quadro equilibrato nel rapporto con le Regioni e le
Autonomie Locali (che non hanno aderito all'accordo separato sul
modello contrattuale, e che oggi non sono state neppure invitate),
il destino degli scatti di anzianità futuri della Scuola a partire dal
2011, per i quali mancano risorse che non siano quelle derivanti
dai tagli al sistema di istruzione. Su quest’ultimo punto è utile
ricordare che sono stati stanziati 320 milioni per gli scatti
maturati solo nel 2010, mentre nulla è previsto per gli
anni successivi: queste risorse costituiscono una quota del 30%
dei risparmi provenienti dai tagli alla scuola e originariamente
erano da considerare risorse retributive aggiuntive finalizzate alla
valorizzazione professionale del personale. Anche il
confindustriale “Sole 24 Ore” di oggi denuncia come, in assenza di
risorse per alimentare i meccanismi premianti per il lavoro
pubblico, l’accordo siglato contribuisca a paralizzare i
processi di modernizzazione della pubblica amministrazione.
In buona sostanza, l’accordo conferma tutti i danni contrattuali e alla
democrazia sindacale determinati dai provvedimenti del governo,
senza mettere in atto processi di qualificazione del lavoro e dei
servizi pubblici.
A queste ragioni di merito, più che sufficienti a spiegare la
contrarietà della Cgil, si deve aggiungere l’utilizzo da parte del
governo di un metodo negoziale indecoroso: la delegazione della Cgil,
convocata con un preavviso di poche ore, si è vista presentare un
testo palesemente preconfezionato e concordato con
alcune organizzazioni sindacali, sul quale non era possibile
alcuna trattativa. Un film già visto, prendere o lasciare.
La firma a un accordo del genere può essere stata apposta solo in un
quadro di deterioramento delle relazioni sindacali che porta a
considerare prioritario lo schierarsi a sostegno del governo, in palese
difficoltà, rispetto ad ogni altra considerazione di carattere più
schiettamente sindacale.
Il governo, infatti, è l’unico dei soggetti in campo in questa vicenda
a trarne un vantaggio evidente: poter utilizzare un accordo finto
per tentare di accreditare l’ultima balla sul governo che si occupa di
lavoro ed economia.
La Cgil e le categorie pubbliche e della conoscenza decideranno nei
prossimi giorni le iniziative di mobilitazione (da
ScuolaOggi di Fabrizio Dacrema)
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