Dopo il
flop della sperimentazione, sulla valutazione dei docenti il clima si
arroventa. La prossima settimana i
sindacati dovranno confrontarsi con il ministero sul decreto di
attuazione nella scuola della riforma Brunetta per la misurazione del
merito del pubblico impiego. Ed è già polemica: la bozza finale del
testo è arrivata tardi alle organizzazioni dei lavoratori, gli spazi di
discussione sono risicati. «Peraltro- spiegano dalla Flc Cgil-
il decreto stabilisce a monte che solo il 75% dei docenti può essere
premiato per merito. Insomma si decide in anticipo che un quarto degli
insegnanti sono fannulloni o non abbastanza meritevoli». I criteri per
ottenere premi saranno decisi in un secondo momento, anche in base ai
progetti di sperimentazione della valutazione messi in campo dal
ministero. Progetti che, però, stanno arrancando nelle sei città
campione (Cagliari, Pisa, Siracusa, Napoli, Torino e Milano): i prof
stanno dando forfait.
A giorni scadono le candidature per partecipare al progetto, ma restano
scarse le adesioni. E ora si apre un nuovo fronte di contestazione:
quello dei test Invalsi, le prove che misurano la preparazione degli
alunni in matematica e italiano. I docenti si preparano a mettersi di
traverso. Il ministero, nelle note inviate alle scuole, parla di prove
da somministrare obbligatoriamente. Ma i Cobas non sono d’accordo: «Le
circolari e le note ministeriali non sono leggi. Si possono non fare i
test. Il collegio dei docenti può decidere, tranne che per l’esame di
terza media, di non partecipare». I Cobas dicono no ai test Invalsi
«perché è ormai chiaro che verranno utilizzati per agganciare a questi
risultati la carriera dei docenti». A maggio quando si svolgeranno le
prove gli insegnanti potrebbero rifiutarsi, o decidere di non
digitalizzare i dati per poi spedirli all’Invalsi ma di mandare il
cartaceo, o chiedere che sia l’Invalsi stesso a mandare personale per
lo svolgimento dei test. La Flc Cgil lamenta che il Miur, con una serie
di atti ministeriali, ha premuto l’acceleratore sulla «obbligatorietà
delle prove arroventando il clima visto che non ci sono risorse in più
per questo sforzo ulteriore». Dal Miur rispondono che «non giova a
nessuno boicottare i test che servono alle scuole per autovalutarsi:
così si rinuncia all’autonomia scolastica. Entro l’anno poi doteremo le
scuole medie di lettori ottici per alleviare il peso della tabulazione
dei dati visto che le prove ci sono anche all’esame».
(da Il Messaggero di Alessabdra Migliozzi)
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