E' ormai
avvenuta la pubblicazione del “famoso” decreto sulla formazione
iniziale dei docenti ma, già durante l'attesa di tale controverso
“evento”, la questione dei precari di III fascia non solo è rimasta
nell’ombra, tra le dichiarazioni pubbliche del Ministro che continua a
negare strumentalmente la nostra esistenza e l’indifferenza sorda dei
sindacati, forse non tutti, che se pur tiepidamente qualche mese fa
hanno appoggiato le nostre richieste, ora sembrano aver dimenticato la
gravità della negazione e della sconsiderata umiliazione che migliaia
di insegnanti con comprovata esperienza stanno hanno subito e
continuano a subire.
Le ripercussioni che i provvedimenti ministeriali hanno prodotto,
infatti, sono state formidabilmente attutite dalla negazione generale
dell’utilità, anzi della necessità strutturale, dei precari di III
fascia nella scuola, precari il cui “utilizzo” ha permesso di far
“andare avanti la baracca”, che si è retta nonostante la cronica
carenza di personale di ruolo nelle scuole.
Negazione che tutt’ora continua, sconosciuta ai più, mascherata,
nascosta e confusa dalla questione dei tagli operati sulla
scuola, é vero a danno di studenti, famiglie e lavoratori, ma che
investe la complessità della situazione i docenti di III fascia solo
marginalmente. E mentre i sindacati si “danno da fare”, peraltro
continuando a nascondere la testa sotto la sabbia di fronte a migliaia
di docenti non abilitati e la scure dei “tagli” non si placa, con
l’orgoglio e la pretesa ostentata da parte del Governo di contenere gli
sprechi, di ottimizzare le risorse, senza dire, tra l’altro, come le
spenderemo, e quali straordinari benefici otterremo con tutti i soldi
pubblici “risparmiati”.
E per quei lavoratori precari della scuola, per quel discreto numero di
non abilitati lasciati inesorabilmente al loro destino, cosa hanno
fatto i sindacati in tutti questi mesi?
Se da un lato si è avuto un appoggio più o meno significativo in sede
di commissione parlamentare, è purtroppo altresì noto come nessuna
sigla abbia fino ad ora condotto una campagna di sensibilizzazione
seria e responsabile non solo per denunciare le problematiche dei
docenti non abilitati ma, tantomeno, per difendere i diritti di
migliaia di lavoratori, ai quali, dal decreto “Salvapreceri” in poi, è
stato negato persino lo status di “precari”. Eppure i sindacati sanno
che anche questi docenti, firmano contratti stilati sulla base di
quanto loro stessi hanno sottoscritto e dovrebbero sapere che dal
1999 ad oggi hanno subito gli effetti di una lunga sequela di
violazioni normative perpetrate a loro danno, come il diritto negato
alla formazione, ma anche l’esclusione dalle graduatorie prioritarie,
la discriminazione delle graduatorie di coda che hanno letteralmente
messo in ginocchio le decine di migliaia di lavoratori della
graduatorie di III fascia che, non dovremmo noi ricordarlo, sono state
definite sulla base di decreti ministeriali per l’assegnazione di
supplenze.
Ma la domanda a questo punto è un’altra: che cosa hanno intenzione di
fare?
Inoltre ci chiediamo, quale futuro è previsto per noi precari di III
fascia da tutte le sigle sindacali che finora hanno potuto godere anche
del consenso e del sostegno dei non abilitati?
Quale ipotesi adeguata è allo studio, quale proposta degna di questo
nome sarà fatta al Governo per tutelare i loro diritti? Quale progetto
al vaglio per restituire dignità al loro lavoro, a quello fatto e a
quello che continuano a fare nel rispetto dell’etica professionale e
del loro contratto di lavoro? Quale prospettiva per le loro esistenze?
A queste questioni va poi aggiunto quanto appurato da Adida in ambito
normativo che ben ha messo in luce tutta una serie di diritti
costantemente disconosciuti e negati, come: il diritto di priorità
nelle assunzioni sia a tempo determinato che a tempo indeterminato che
si applica ai lavoratori che hanno svolto almeno 180gg. di servizio
negli ultimi 12 mesi, il riconoscimento del diploma di Scuola
Magistrale come titolo abilitante valido all’insegnamento nelle scuole
primarie e dell’infanzia, il riconoscimento previsto dalla Direttiva
Europea 36/2005 e il relativo decreto attuativo 206/07 che assimila un
esperienza lavorativa di tre anni ad un titolo formativo abilitante,
l’illegittima esclusione dei precari non abilitati dagli incarichi a
tempo indeterminato, l’illegittima discriminazione fra personale
abilitato e no.
Adida ha documentato non solo come i precari non abilitati siano
comunque da considerarsi a tutti gli effetti come idonei
all’insegnamento, ma soprattutto come il mancato rispetto del diritto
alla formazione, l’illegittima organizzazione delle SISS, nonché la
cronica mancanza di concorsi che perdura ormai da oltre dieci anni
porti all’inevitabile conclusione che non è possibile distinguere tra
personale abilitato e no, in quanto l’abilitazione non è stata
conseguita in condizioni di uguaglianza e che pertanto i provvedimenti
fino ad ora adottati sono da considerarsi contrari all’art. 51 comma 1
della Costituzione che sancisce l’accesso ai pubblici uffici in
condizioni di uguaglianza.
Cosa vogliono fare i sindacati per rispondere a ciascuno dei problemi
sollevati in questa sede?
Intendono o no dare finalmente visibilità alla terza fascia e alle loro
ragioni? Hanno o no intenzione di denunciare l’inappropriata scelta del
Governo di negare gli anni di lavoro e della loro prestazione
professionale di cui si configura lo sfruttamento soprattutto in
ragione dell’evidente volontà di escluderli definitivamente
dall’accesso agli incarichi disponibili.
Hanno mai i sindacati appurato il livello raggiunto dagli iscritti
nella III fascia di istituto, il cui punteggio definito sulla base dei
titoli culturali e di servizio è calcolato esattamente come per i
docenti abilitati e, per le posizioni più alte, raggiunge e supera il
punteggio acquisito dai colleghi abilitati, denunciando come il
presunto metodo meritocratico sostenuto dall’attuale Governo contrasti
con i provvedimenti e le scelte adottate?
Quale idea è allo studio dei sindacati per difendere il servizio
prestato da questi lavoratori, quale strumento di valorizzazione dello
stesso è ipotizzato per garantire loro il pieno diritto alla
formazione, come prevede il nostro sistema normativo?
La questione dei tagli, come si può troppo facilmente dedurre, è
ininfluente, secondaria e marginale, visto che il danno subito
dall’istituzione delle graduatorie di coda, dalle graduatorie
prioritarie, ecc.
Eppure nessuno ha mai più parlato di III fascia al di là delle deboli
pressioni operate in funzione delle audizioni parlamentari. Un terzo
dei precari è costituito dai non abilitati, che hanno subito le
ripercussioni delle scelte del Governo, ma mai un sindacato, nei
discorsi pubblici o nelle trattative, ha parlato dei problemi della III
fascia.
Il 2011 è iniziato da poco e con esso anche il periodico rinnovo delle
tessere da parte di tutte le sigle con il quale si reitera il patto
stretto fra sindacati e lavoratori. Soldi e tessere in cambio di tutela
e rappresentanza.
Adida, stanca di promesse e di tiepidi propositi, chiede
ufficialmente spiegazioni in merito a tutti questi delicati
quesiti, la cui considerazione non può più essere rimandata. In
considerazione delle ventilate novità in termini di formazione , in
ragione della ancora sconosciuta modalità di reclutamento prevista per
gli anni a venire, soprattutto per quanti sono esclusi dalle
Graduatorie oggi esistenti, Adida chiede un urgente tavolo di confronto
con tutte le sigle sindacali, al fine di individuare in modo condiviso,
proposte valide alla soluzione definitiva alla questione dei docenti di
III fascia.
Adida - www.associazioneadida.it - italian.mida@gmail.com (http://sites.google.com/site/midanazionale/)
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