Come affermato
dalla Commissione Europea, è un errore tagliare il bilancio
dell’istruzione in tempo di crisi. Nel nostro Paese in particolare
entro il 2020 dobbiamo dimezzare la dispersione scolastica,
particolarmente grave in Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna, dove
almeno un giovane su quattro non porta a termine il percorso
scolastico, ma comunque ancora troppo alta anche nel centro nord del
Paese. La dispersione scolastica e la mancanza di equità costano,
perché abbassano le potenzialità di successo, riducono la
competitività, aumentano l’emarginazione sociale, che necessita di
risorse per essere affrontata. Come sempre il Governo Berlusconi nulla
sta facendo in questo settore, se non tagli orizzontali alla scuola
pubblica. Nessun programma di sostegno didattico ai ragazzi più deboli
e svantaggiati, se non tagli al tempo scuola e alle compresenze.
La dispersione colpisce in particolare gli studenti tra gli 11 e i 16
anni, è quindi nella secondaria di primo grado e nel biennio delle
superiori che occorre investire per innovare la didattica, per
realizzare progetti ed esperienze di continuità e di raccordo
curricolare tra i due segmenti scolastici, per realizzare un’utile
attività di orientamento. Ma a parte un po’ di slogan sulla qualità e
il merito, un Governo troppo impegnato a difendere l’indifendibile
premier, non fa nulla per non perdere i ragazzi per la strada. Se
vogliamo centrare gli obiettivi di Europa 2020, dobbiamo voltare pagina
velocemente e tornare a investire su una scuola pubblica di qualità per
il futuro dei giovani e del nostro Paese.
Francesca Puglisi