MESSINA. Alla fine,
dopo mille polemiche e scontri "fratricidi", i docenti della Facoltà di
Scienze Politiche dell'Università di Messina che erano insorti contro
l'attribuzione di una laurea "honoris causa" al dittatore algerino Ben
Alì sono riusciti nel
loro intento. La procedura di conferimento dell'onorificenza è stata
infatti definitivamente revocata durante un Consiglio di Facoltà che si
è svolto
mercoledì 26 gennaio. «Il consiglio ha riconosciuto che i "dissidenti"
avevano ragione», spiega soddisfatto Tonino Perna, professore di
Sociologia dei Processi Economici, uno dei pochi docenti ad opporsi fin
dall'inizio, in tempi "non sospetti". «C'è stato un ampio dibattito, al
termine del quale il Consiglio si è espresso all'unanimità» conferma
Lina Panella, docente di Diritto Internazionale.
La controversa vicenda ha inizio lo scorso luglio, quando il Preside
Andrea Romano propone di assegnare una laurea all'allora
presidente tunisino, in quanto "promotore di una società solidale e
democratica e per il suo impegno verso la laicità dello stato".
L'iniziativa, accolta favorevolmente in Senato Accademico, è avallata
da Stefania Craxi e dal Ministero degli Esteri con l'obiettivo di
incentivare gli scambi economici e culturali con la Tunisia. Molti
professori insorgono e scrivono una lettera di protesta a Romano, che
non viene però messa "agli atti" dei successivi incontri.
"Ben Alì - si legge - è
capo di un regime autoritario che reprime gli oppositori politici e non
rispetta i diritti umani fondamentali".
Altri docenti invece non si esprimono, sposando implicitamente la
causa. Poi, dal 9 al 14 gennaio, il popolo tunisino insorge contro il
dittatore, costretto a fuggire all'estero.
da Centonove