Custodite
la memoria come si custodisce il pane caldo del
mattino. Come si conserva un monile semplice e luminoso della nonna. E
fatene buon uso, perché “un popolo senza memoria, è un popolo senza
futuro”.
In quest’anno “di grazia” duemilaundici sono tanti i motivi per
ricordare e per celebrare la memoria: il 150° Anniversario dell’Unità
d’Italia e il bicentenario della nascita del prof. Salvatore Marchese. Ma chi è costui?
Una delle figure più eminenti e significative della storia della città
di Misterbianco, di Catania e dell’intera Sicilia.
Eppure, inspiegabilmente, è sconosciuto da tutti, cancellato dai libri
di storia e dalle ricerche bibliografiche e documentaristiche di
esperti e studiosi di storia locale e nazionale.
Interessante sarebbe capire il perché di tanto oblio nella propria
terra d’origine, non causato, temo, solo dalla polvere del tempo e
dall’indifferenza degli uomini.
Salvatore Marchese è nato a Misterbianco, da Antonino e Maria Scuderi,
il 5 gennaio 1811 e morì a Catania il 26 novembre 1880.
Il prof. Salvatore Marchese è una delle figure “più notevoli e
rappresentative dell’Ottocento catanese…esercitò la sua multiforme,
poliedrica e dinamica attività di studioso, di docente e di uomo
politico e amministratore…Appassionato di letteratura, di filosofia e
di scienze fisiche e matematiche, studiò prima alla scuola Vincenzo
Paternò Castello Tedeschi. Passato poi allo studio della
giurisprudenza, nel 1833 si laureò ed esercitò l’avvocatura con tanto
amore e sapienza che il foro di Catania lo considerò un “primario
giureconsulto”.
Nel 1836, a soli venticinque anni, il Marchese fu incaricato di
Economia civile e commerciale nella nostra Università, in sostituzione
del prof. Salvatore Scuderi, suo zio e già suo istitutore.
Nella turbolenta stagione delle rivoluzioni del 1848-49, il Marchese,
insieme ai prof. Scuderi e Rizzari, fondarono il periodico “L’Unità”,
per tale motivo, in seguito, il governo borbonico li destituì dalle
loro cattedre universitarie. Restituito all’insegnamento nel 1860 con
decreto di Garibaldi, il prof. Marchese dalla cattedra di Diritto passò
a quella di Filosofia del Diritto. Nel 1869 il prof. Marchese venne
nominato Rettore dell’Università di Catania, carica che mantenne sino
alla morte, avvenuta nel 1880.
Sotto la direzione del Marchese, l’ateneo catanese “ottenne cessioni di
locali, elargizioni e la istituzione del Consorzio universitario”,
inoltre, promosse il perfezionamento scientifico, culturale e materiale
delle varie facoltà universitarie, con il contributo fattivo del
Governo nazionale, della Provincia e del Comune di Catania. Nel 1860
venne chiamato da Garibaldi a partecipare al suo governo in Sicilia,
dirigendo il Dicastero della Pubblica Istruzione presso la Luogotenenza
di Palermo.
Nel 1861 veniva eletto deputato alla 1° legislatura del nuovo
Parlamento del Regno d’Italia e successivamente, il 16 luglio 1876,
venne nominato Senatore del Regno anche se, per motivi di salute, non
partecipò alle sedute di Palazzo Madama, né prestò giuramento. Uomo di
prodigiosa attività e di grande impegno civile e sociale, il prof.
Salvatore Marchese, nominato Commendatore della Corona d’Italia e
insignito dell’Ordine Mauriziano, ricoprì, inoltre, molti incarichi
politico-amministrativi di grande prestigio:
consigliere comunale e provinciale; presidente della Provincia di
Catania; presidente del Consiglio di Amministrazione della Cassa
“Principe Umberto”; presidente della Società degli Asili infantili, di
cui era stato fondatore; deputato del Convitto delle projette; membro
del Consiglio Direttivo della Regio Scuola normale femminile; vice
presidente della giunta di vigilanza per l’insegnamento industriale
professionale, di cui era stato il principale fondatore; presidente del
Consiglio provinciale scolastico; membro di diverse e prestigiose
accademie culturali, tra cui la “Gioenia”.
“Lasciando dovunque – come disse il prof. Carnazzi Amari, suo
successore alla guida dell’Università catanese – i segni della sua
intelligenza e della sua operosità”.
Tra le sue tante pubblicazioni, ricordiamo: “L’influenza dello studio
della filosofia del diritto nella politica rigenerazione d’Italia”;
“Sulla abolizione delle decime pretese dalla mensa Vescovile di Catania
sopra i prodotti dei territori di diversi Comuni”; “Sull’avviamento da
dare agli studi di diritto specialmente in Sicilia”; “Relazione sulla
regia Università di Catania dalla sua fondazione al 1872”.
Ma oltre al grande ingegno e alla profonda cultura, Salvatore Marchese
possedeva una impareggiabile e innata modestia e una spiccata dose di
spirito e di arguzia, che lo rendevano un “grand’uomo e un cittadino
modello”.
Già nel 1970 in un articolo pubblicato su “La Sicilia” da Francesco
Granata si leggeva: “Il Comune di Misterbianco in novant’anni, quanti
ne sono passati dalla scomparsa del prof. Salvatore Marchese ad oggi,
non ha trovato né il tempo né i quattro soldi per erigere in un angolo
qualunque del paese nemmeno un semplice busto del suo grande figlio. E’
proprio vero: “Nemo propheta in patria!”.
Sono passati ancora altri quarant’anni ed ancora niente di nuovo nelle
strade e nelle piazze di Misterbianco. E chissà quanto tempo passerà
ancora. Ma noi lo vogliamo ricordare e onorare tra i migliori
misterbianchesi della storia della città.
E il Centro Sudi Culturali “Monasterium Album”, in occasione del
bicentenario della sua nascita, ha programmato una serie di eventi per
ricordare questo patriota e illustre cittadino di Misterbianco.
Angelo
Battiato (inviato speciale a Brescia)
angelo.battiato@istruzione.it