Nel Comitato direttivo nazionale della FLC
CGIL del 25 e 26 gennaio 2011 è stato approvato un ordine del giorno
per dire no a questa società che controlla le persone e soprattutto le
donne attraverso il loro corpo, che propone un prototipo di perfezione
fisica come unico mezzo per ottenere il successo, che sfrutta
continuamente l'immagine e il corpo femminile. Con questo
documento, le donne e gli uomini del direttivo nazionale della FLC CGIL
vogliono difendere l'immagine del nostro Paese nel mondo perché
l'Italia merita di recuperare la credibilità e la dignità che la sua
storia e la sua cultura le hanno consegnato.
Con questo documento, le donne e gli uomini della FLC CGIL dicono al
Presidente del consiglio che deve dimettersi per indegnità morale e per
liberare il Paese da una guida imbarazzante.
Nelle prossime ore
il documento potrà essere sottoscritto on line. (da Flc-Cgil)
LA RIBELLIONE DELLE DONNE PER LA
RINASCITA MORALE E CIVILE DELL'ITALIA
Ordine del giorno
approvato al Comitato direttivo nazionale FLC CGIL
25/26 gennaio 2011
Noi donne della FLC CGIL, insegnanti e ricercatrici della scuola e
dell’università, dirigenti scolastiche, educatrici e operatrici dei
settori formativi, vogliamo ribellarci al degrado morale, politico,
istituzionale e culturale in cui sta cadendo il nostro paese. Il
Presidente del consiglio è il massimo responsabile di questa situazione
con i suoi comportamenti da padrone assoluto che compra persino la
dignità delle persone.
Le donne, specie se sole, straniere e senza appoggio, sono le vittime
di questi comportamenti. Nessuna solidarietà né politiche di
inclusione, ma, come è tipico di padroni e satrapi, "concessioni e
regalie" in cambio di umilianti servizi. Donne che finiscono con
l’apparire un prodotto culturale del berlusconismo e somiglianti al
presunto utilizzatore finale, tanto sono plagiate e smarrite.
Diciamo a queste donne che non c'è generosità nei comportamenti del
Presidente del consiglio verso di loro, né sentimenti né ammirazione,
ma solo violenza e ricatto, arroganza del denaro e del potere.
Nell'Italia reale noi donne studiamo, aspiriamo ad avere un impiego e
se lavoriamo lo facciamo con impegno, serietà, professionalità e
competenza portando avanti lavoro, famiglia e il pesante fardello,
scaricato sulle nostre spalle dalla crisi sociale ed economica.
Nell'Italia reale la metà di noi ha smesso di cercare lavoro perché la
politica fallimentare di questo governo ci ha sbattuto la porta in
faccia, togliendoci persino la speranza. Nell'Italia reale le famiglie
sono sole.
Questa società controlla le persone e soprattutto le donne attraverso
il loro corpo, "introiettando" un prototipo di perfezione fisica come
unico mezzo per ottenere il successo, sostiene Foucault. Noi donne
della Conoscenza ci ribelliamo a questo sfruttamento continuo
dell’immagine e del corpo femminile che si può vendere e acquistare per
soddisfare i capricci del potente di turno e del continuo dileggio
delle nostre persone.
Noi lavoratrici e lavoratori dell’educazione, della ricerca e
dell’istruzione siamo impegnati tutti i giorni nello sforzo di formare
cittadini liberi, rispettosi della dignità dell'altro, di far passare
valori etici e civili nello spirito della Costituzione, principi di
solidarietà ed eguaglianza nello spirito della dichiarazione dei
diritti dell'uomo e delle donne per costruire un mondo di pari
opportunità, di pace e di civiltà. Per dare un futuro migliore ai
giovani e una speranza al Paese.
I principi di onestà e decoro richiamati dalla Costituzione sono il
fondamento del nostro lavoro di educatrici e di lavoratrici. Ma sono
ignorati dal Presidente del consiglio che offre ai giovani un pessimo
esempio illudendoli che si possa migliorare la propria condizione senza
studio e lavoro, ma trovandosi un potente da compiacere.
Il Presidente del consiglio deve dimettersi per indegnità morale e per
liberare il paese da una guida imbarazzante. L'Italia merita di
recuperare la credibilità e la dignità che la sua storia e la sua
cultura le hanno consegnato.
L'Italia, patria di grandi educatori ed educatrici come Maria
Montessori, deve mandare a casa questo Presidente del consiglio che si
è dimostrato un cattivo maestro e un pessimo esempio.
In questo impegno le donne non potranno che essere le più convinte
protagoniste.
redazione@aetnanet.org