Il governo mette sul
tavolo un miliardo di euro per rilanciare l’occupazione giovanile.
L’annuncio dell’arrivo di un «Piano di azione per l’occupabilità dei
giovani» lo danno tutti insieme i ministri competenti: quello delle
Politiche giovanili, Giorgia Meloni,
quello del Lavoro, Maurizio Sacconi e infine il ministro
dell’Istruzione, Mariastella Gelmini.
Ma per invertire una tendenza negativa che investe in modo globale le
nuove generazioni non bastano nuovi investimenti ci vuole, oltre
ovviamente alle riforme, un profondo cambiamento negli atteggiamenti
culturali.
È la Gelmini a dare un esempio
concreto di quanto sia grave e complessa la situazione. «Ci sono due
milioni di ragazzi che non lavorano e neppure studiano - spiega -.
Eppure ci sono 150.000 posti di lavoro non coperti. Un dato che suona
strano ma facilmente spiegabile: esiste un forte disallineamento tra la
domanda e l’offerta». Per superare lo stallo non bisogna restare
aggrappati alle ideologie ma passare alle rivendicazioni pragmatiche.
«Non si risolvono i problemi strumentalizzando le paure dei giovani e
dicendo no alle riforme - prosegue la Gelmini -. Stiamo conducendo una
battaglia per superare un sistema autoreferenziale della formazione
creando sinergie efficienti tra formazione e lavoro».
Lo stanziamento, anche se non risolutivo, darà il suo contributo. Si
tratta esattamente di un miliardo ed 82 milioni di euro, ripartiti tra
Istruzione e Lavoro, ai quali vanno aggiunti i 103 milioni della
Gioventù.
Si parte con un monitoraggio capillare sulle competenze e le conoscenze
professionali più richieste dal mercato del lavoro alle quali va
adeguata l’offerta. E poi un piano per l’orientamento scolastico e
l’accompagnamento al lavoro, potenziando l’integrazione tra le scuole
superiori, le università e il mondo del lavoro come già progettato
nella riforma dell’Università approvata alla fine dello scorso anno.
Anche per la Meloni è necessario, prima di tutto, un radicale
cambiamento di prospettiva. «Bisogna fare una rivoluzione culturale che
ci porti fuori dal ’68, abbattere le rendite di posizione, adeguare la
società a un mercato del lavoro che cambia -sostiene il ministro -. Ma
soprattutto occorre evitare che ci sia una intera generazione
schiacciata dalla crisi economica».
Sacconi indica nella «mancanza di competenze» il limite strutturale più
grave che incide sulla disoccupazione giovanile. «Abbiamo un mercato
del lavoro opaco ma meno di prima grazie alle legge Biagi e le agenzie
interinali cominciano a funzionare come agenzie di lavoro», osserva
Sacconi che poi invita i docenti ad occuparsi di più dell’orientamento
e annuncia che si sta cercando di semplificare il contratto di
apprendistato. «Con particolare riferimento all’artigianato per la
rivalutazione dei mestieri tradizionali e del lavoro manuale - aggiunge
Sacconi - in funzione del contrasto alla dispersione scolastica».
Tra le iniziative in partenza il potenziamento del sistema informativo
Excelsior che non più ogni anno ma ogni tre mesi e su base provinciale
renderà note le tendenze sulle professioni più richieste dal mercato
del lavoro.
Poi l’istituzione di 58 Istituti tecnici superiori denominati Scuole
speciali di Tecnologia. E ancora Campus Mentis, un’iniziativa riservata
a 20mila laureati, i migliori delle università italiane, che verranno
messi a contatto con le aziende che offrono lavoro. Infine un bonus di
5mila euro per le aziende che assumono un giovane (under 35) con figli
a carico.(da Il Giornale di Francesca Angeli)
redazione@aetnanet.org