C’era una volta
l’ottavario per l’unità dei Cristiani: dal 18 al 25 gennaio. Fu
introdotto 100 anni fa nel 1910 e tendeva all’ecumenismo, che ha
come vero risultato finale il superamento dello stesso l’ecumenismo:
una Chiesa cioè non solo dei e per "cristiani", ma di tutti,
cristiani e "non cristiani". Luca Medici (alias Checco Zalone ) nel suo
film “Che bella giornata” canta:
“L’amore non ha religione
non è cattolico, non è mormone ,
l’amore credimi non è ortodosso
l’amore è quando ti diventa grosso… il cuore.
L’amore non è evangelico, né protestante
l’amore è quando ti diventa grande… il cuore.
L’amore non ha religione,
nessun confine, nessuna nazione.
Né americano, né bolscevica.
L’amore è quando lei ti dà… la vita!”
C’è in Francia la Comunità di Taizé: una comunità cristiana monastica
ecumenica ed internazionale fondata nel 1940 da Roger Schutz.
Egli aveva scelto come sede quel piccolo centro per le suppliche di una
anziana abitante di Taizé, che gli chiedeva di fermarsi sulla collina
per condividere - con i pochi abitanti - la sventura della seconda
guerra mondiale. Fratello Roger accolse e aiutò i profughi della
guerra, soprattutto ebrei e fu denunciato alla Gestapo nel 1942 mentre
si trovava in Svizzera e dovette fermarsi a Ginevra e tornò in Francia
solo a guerra finita. Anche se di religione protestante, fu
relatore teologo dell'ecumenismo al Concilio Vaticano II. Scrisse
la regola dei monaci di Taizè e stabilì il rispetto del dialogo e la
fuga dalla “dittatura” della maggioranza. Nella comunità le decisioni
non vengono prese per alzata di mano ma dopo un sereno confronto
tra i “fratelli”, che in caso di diversità di opinioni, su invito del
priore, si ritirano in silenziosa meditazione claustrale. Dopo di che
tornano a riunirsi ed, in coscienza, approvano la soluzione migliore in
vista del bene comune , a prescindere dalla forza numerica.
Ci fu, negli anni 60, un uomo mandato da Dio il cui nome era Giovanni
XXIII , che diceva: “Vengo dall’umiltà e fui educato a una povertà
contenta e benedetta... La Provvidenza mi trasse dal mio villaggio
nativo e mi fece percorrere le vie del mondo… preoccupato più di quello
che unisce che di quello che separa e suscita contrasti”. Indisse il
Concilio Vaticano II e aprì la strada al dialogo tra la Chiesa e
il mondo.
Gli successe Paolo VI, che scrisse un’enciclica sul dialogo l’Ecclesiam
suam nell’agosto del 1964. Per Montini la Rivelazione può essere
raffigurata con la metafora del dialogo, che doveva essere raccomandato
all’attenzione dei Padri conciliari, perché in qualche modo disatteso
da una Chiesa cattolica troppo ripiegata su se stessa, lenta e tardiva
ad aprirsi a relazioni positive verso l’esterno. Nel documento papale
vengono delineati gli aspetti caratteristici di questo “dialogo” (n.
83-85):
1. La chiarezza innanzi tutto. Il dialogo
suppone ed esige comprensibilità, è un travaso di pensiero, è un invito
all'esercizio delle superiori facoltà dell'uomo;
2. Altro carattere è la mitezza. Il dialogo non
è orgoglioso, non è pungente, non è offensivo. La sua autorità è
intrinseca per la verità che espone, non è comando, non è imposizione.
3. È pacifico: evita i modi violenti; è
paziente; è generoso.
4. Il dialogo ispira la fiducia, tanto
nella virtù della parola propria, quanto nell'attitudine ad accoglierla
da parte dell'interlocutore: promuove la confidenza e l'amicizia;
intreccia gli spiriti in una mutua adesione ad un bene comune, che
esclude ogni scopo egoistico.
5. Il dialogo si svolge con
prudenza pedagogica , facendo grande conto delle condizioni
psicologiche e morali di chi ascolta (se bambino, se incolto, se
impreparato, se diffidente, se ostile) e si studia di conoscerne la
sensibilità, cercando di modificare, ragionevolmente, se stesso e le
forme della propria presentazione per non essergli ingrato e
incomprensibile.
6. Ma l’atteggiamento fondamentale del
vero dialogo è l’ascolto dell’altro.
Negli ultimi 30 anni il magistero (a parole e a gesti) di Giovanni
Paolo II e la sua teologia ci hanno resi consapevoli che la prospettiva
del dialogo non può più essere intesa come un accessorio e opzionale
alla missione della Chiesa. Il dialogo non è né compromesso né
buonismo. E’ il riconoscimento della libertà dell'interlocutore. Su
questo punto, il magistero di Giovanni Paolo II costituisce un indubbio
e coerente sviluppo del Concilio. Nella enciclica “Novo Millennio
Ineunte” propone un ardito accostamento tra il compito
dell’“inesauribile approfondimento della verità cristiana” e quello del
“dialogo cristiano con le filosofie, le culture, le religioni”. Le
altre religioni costituiscono una sfida positiva per la Chiesa, che
deve realizzare concretamente la sua identità e missione di segno
e strumento dell'unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano,
deve diventare anche la casa e la scuola del dialogo.
Anche Benedetto XVI nell’Esortazione Apostolica Verbum Domini insiste
su riferimenti specifici al dialogo interreligioso, al rispetto e alla
libertà: ‘Il dialogo non sarebbe fecondo se non includesse anche un
autentico rispetto per ogni persona, perché possa aderire liberamente
alla propria religione. Per questo ricorda «la necessità che sia
effettivamente assicurata a tutti i credenti la libertà di professare
la propria religione in privato e in pubblico, nonché la libertà di
coscienza»; infatti, «il rispetto e il dialogo richiedono la
reciprocità in tutti i campi, soprattutto per quanto concerne le
libertà fondamentali e più particolarmente la libertà religiosa. Essi
favoriscono la pace e l’intesa tra i popoli». Oggi il dialogo è un
obiettivo indispensabile: da solo è capace di salvare le società
dall’autodistruzione, far giungere a conquiste impensabili e migliorare
la qualità della vita per tutti.
Nel Web circola il discorso di Capodanno di Antonio Albanese (alias
Cetto La Qualunque) che ha questo bel finale: “La storia mi chiama e io
rispondo: presente. Innanzituttamente: basta con lo scontro. Basta con
la lotta all’avversario. Il paese ha bisogno di una fase nuova, di
pacificazione tra gli opposti. Intalsensamente ho già pronti i nuovi
slogan. Basta con la lotta tra maggioranza e opposizione. basta con la
lotta tra laici e cattolici. Quando dico basta è basta! Siamo in una
fase nuova. Non serve la lotta ma il dialogo. E non solo tra forze
politiche. Serve il dialogo anchemente tra istituzioni e cittadini, tra
amministrati e amministratori…Dialogo! La parola d’ordine è dialogo!
Insommamente, infinemente e concludibilmente… “
Il 25 gennaio si conclude l’ottavario dell’unità dei Cristiani con la
festa della conversione di Paolo sulla via di Damasco. Il 27 gennaio è
il giorno della Memoria.
Giovanni Sicali
giovannisicali@gmail.com