Non sono capaci di
incassare colpi senza scadere nella volgarità e nell’attacco
pretestuoso. Parlano spesso a vanvera, illudendosi evidentemente che il
fatto stesso di parlare possa servire a coprire il vuoto del loro
malgoverno.
I fatti. È cosa nota che la Cisl non è esattamente un sindacato
“antagonista”: persino in questi anni bui e in questa violazione
sistematica di norme e diritti ha mantenuto un atteggiamento che
eufemisticamente definirei moderato. Nel corso di un convegno, la Cisl
ha comunicato i risultati di un’indagine Swg, secondo cui il voto medio
dei docenti italiani alla riforma della scuola è di 3,6 punti su 10:
quale imprevedibile sorpresa! Il delitto di lesa maestà è stato
immediatamente stigmatizzato da viale Trastevere, che ha gridato
all’incoerenza di quell’esito con i dati Ocse-Pisa, contemporaneamente
pubblicati, che vedono un aumento delle competenze dei 15enni
scolarizzati italiani, risultate un po’ meno disastrose di quanto lo
siano normalmente dai rilevamenti delle indagini periodiche che
l’Europa impone.
“Che c’azzecca?” direbbe qualcuno. Niente, infatti. Da una parte
l’indice di gradimento della cosiddetta riforma presso i docenti;
dall’altra la valutazione delle competenze degli alunni. Uno sbotto di
furore incontenibile nella dichiarazione del Ministero dell’Istruzione:
“Solo poche ore fa sono stati resi noti in tutto il mondo i risultati
dell’indagine sull’andamento dei sistemi scolastici internazionali. Una
rilevazione autorevole e oggettiva secondo cui aumenta la qualità della
scuola italiana, che dopo anni inverte un trend negativo e torna a
guadagnare posizioni. Evidentemente a qualche sindacato è venuto il mal
di pancia, ma soprattutto ha visto crollare tutti gli slogan scanditi
in questi anni”. Hanno omesso, gli stizziti esternatori, di specificare
che – oltre che inutili da contrapporre al legittimo (non esattamente
un fulmine a ciel sereno) disamore degli insegnanti – quei dati
rispondono alla situazione del 2009, quando il governo malgovernava da
pochi mesi, l’“epocale riforma” della scuola italiana non era ancora
stata varata, persino i tagli – il vero e proprio “fiore all’occhiello”
dell’azione governativa, quantizzabili in 140mila posti falcidiati nei
3 anni seguenti – non erano ancora esecutivi. Con quei risultati,
insomma – buoni o cattivi che siano – Berlusconi, Gelmini & Co non
c’entrano assolutamente nulla. Contro la Cisl, ancora, un florilegio di
insulti da parte di esponenti della maggioranza, mirati soprattutto a
colpire i soliti, immarcescibili, insegnanti “fannulloni”: una
responsabilità socio-politica-culturale (quella di questo marchio ormai
indelebile all’intera categoria) di cui dobbiamo ringraziare il
ministro Brunetta.
Questo è il livello di pratica democratica, confronto, riflessione, a
cui tentano di piegare la nostra intelligenza: ci vorrebbero
sull’attenti, plaudenti e complici di una delle gestioni più
sconsiderate che la pubblica istruzione abbia avuto nella sua storia. (da
Flc-Cgil-ADISA di Marina Boscaino)
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