Nei prossimi giorni
tutti i collegi dei docenti di Milano e Provincia saranno chiamati a
aderire alla sperimentazione sulla premialità per gli insegnanti... qui
di seguito un veloce commento.
Il ministro Gelmini si è prodotta in una improbabile, e per certi
aspetti ridicola, proposta di sperimentazione sulla ricerca del
"merito". Dopo le bocciature dei collegi dei docenti di Napoli e
Torino, ci prova con Milano. Si chiede ai collegi di aderire alla
sperimentazione, di eleggere due docenti di fiducia che insieme al DS
dovranno indagare tra docenti e genitori quale sia la figura di docente
desiderabile. Quei docenti che dichiareranno la propria disponibilità a
sottoporsi all'investigazione saranno misurati dal terzetto e, coloro
che conquisteranno la nomination, saranno graduati secondo classifica. Il 25% di questi ultimi riceveranno il
pacco dono (una mensilità di stipendio una tantum).
Il ridicolo sta nella pretesa della
nostra Mariastella di chiamare sperimentazione questo "concorso di
bellezza". Cosa si sperimenta?
anche un asino capirebbe che si sta puntando a monitorare non gli
insegnanti bravi, ma il terzetto che li valuta. La farsa sta
nell'evidenza che nessuna teoria sostiene il principio di formazione
del terzetto e nessuna indicazione scientifica viene loro fornita. Il
risultato, quindi, non può che essere il fai da te, Come direbbe Cetto
Laqualunque ............. alla scientificità.
Al Ministro diciamo che prima di cercare gli insegnanti bravi da
premiare occorrerebbe chiedersi come si fa a metterli in condizioni di
esprimere la propria bravura, magari anche a trasmetterla ai colleghi
più giovani e meno dotati, ecc.
Tutta la filosofia gelminiana e brunettiana della valutazione degli
insegnanti contrasta con almeno 2 principi ai quali non possiamo
assolutamente rinunciare:
1) il lavoro della scuola è un lavoro
collettivo, il governo delle decisioni è collegiale, gli esiti
delle "performances" individuali sono in relazione alle condizioni
politiche generali, amministrative locali, socio-economiche familiari,
di contesto ambientale (la classe, il quartiere), di organizzazione
oraria e funzionale degli edifici, di risorse finanziarie assegnate, di
stato giuridico del personale investito e, infine, alle condizioni
relazionali, motivazionali, cognitive, affettive e comunicative degli
allievi.
2) il lavoro della scuola deve essere
regolato da un contratto nazionale e da una contrattazione d'istituto,
demandata dal contratto nazionale, che entri nel merito
dell'organizzazione del lavoro, dei carichi di lavoro, dell'esercizio
dei diritti di formazione, informazione, partecipazione, salute,
sicurezza, ecc.. Sulla materia retributiva è il contratto nazionale che
deve disporre e/o demandare alla contrattazione integrativa d'istituto
quantità, modalità di erogazione, criteri di accesso, trasparenza
nell'attribuzione di ogni retribuzione base o accessoria assegnata al
personale contrattualizzato.
Prescindere da tutto questo vuol dire avere in testa una scuola che non
esiste neppure nelle favole e che presuppone lo scardinamento dei
principi contrattuali più elementari: non si paga il lavoro, ma il
gradimento, la piaggeria, la captatio benevolentiae.
Gli esperti del ministro per
giustificare l'assenza di una qualunque ipotesi di sperimentazione
scrivono così:
"il nucleo (il terzetto) dovrà
considerare per valutare le informazioni su cui decidere: il curriculum
vitae, il documento di autovalutazione del docente e l'opinione
dell'utenza. Il motivo di questa assenza di criteri dettagliati è
sperimentare una libera valutazione "tra pari", metodo largamente
diffuso nel mondo della formazione, dell'istruzione e della ricerca."
Come dire... non sappiamo da dove
cominciare... ma dobbiamo pur dimostrare agli idioti che siamo
innovativi...!?! e infatti, prosegue il documento degli "esperti"...
... "Lo scopo di questa sperimentazione è studiare come identificare
quegli insegnanti sulle cui capacità umane e professionali nessuno ha
da discutere: quelli che anche dopo quarant'anni saranno ricordati
dagli studenti per il segno positivo che in loro hanno lasciato. E il
motivo di valorizzare i migliori insegnanti, qualora la sperimentazione
desse risultati soddisfacenti e quindi venisse estesa, è anche dare il
segnale ai migliori giovani laureati che nella scuola l'eccellenza
viene premiata."
Sorprendente! a 150 anni dall'unità
d'Italia e a 152 anni dalla legge Casati (che fu il prilmo ministro
dell'istruzione del nascente regno d'Italia) il nostro ministro in
carica non ha nessuna idea propria o derivata su come pagare meglio il
lavoro degli insegnanti... Non lo sa, però Mariastella Gelmini ha
deciso che si debba dare un segnale ai giovani che l'eccellenza va
premiata...?!?
I giovani, precari e non, sentitamente ringraziano per l'attenzione e
costernati si interrogano da quale pulpito venga l'esempio. Del resto
hanno già capito come si scelgono e si comprano i politici ai quali
assegnare incarichi in questo governo... Mariastella è un esempio.. e
non dei peggiori.
(da ScuolaOggi Attilio Paparazzo)
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