La polemica
contro il test per il permesso di soggiorno. "Hanno inventato l'esame di lingua ma poi
non ci sono i fondi per finanziare i corsi serali per gli immigrati"
Tra poco cinquemila stranieri solo a Torino dovranno sostenere un esame
d'italiano per ottenere il permesso di soggiorno. Si tratta di quello a
lungo termine, che non deve insomma essere rinnovato ogni due anni. Ai
requisiti già esistenti - aver avuto negli ultimi 5 anni un lavoro, un
reddito minimo di circa 10mila euro lordi, una casa a norma (anche in
affitto) - si aggiunge ora la prova d'italiano. Le uniche alternative
sono il possesso della licenza media o dell'attestato "A2".
Non tutti però sono d'accordo. Gli insegnanti di quelle che un tempo
erano conosciute come scuole serali e sono state chiamate a testare la
conoscenza dell'italiano degli stranieri giudicano l'esame inutile.
"Per istituire le commissioni - spiega Ennio Avanzi, docente del centro
di formazione per adulti Gabelli e uno dei primi firmatari del
documento-protesta - il ministero dell'Interno ha stanziato per Torino
e Provincia circa 500mila euro. Una cifra che andrà a coprire gli esami
del 2011. Ogni commissione sarà composta da due docenti e un dirigente
scolastico. Non riteniamo però che quest'esame possa portare a una vera
integrazione. È prevista una prova scritta molto difficile che rischia
di negare il permesso di soggiorno alla maggior parte degli stranieri".
Entro 60 giorni - quindi per febbraio - la Prefettura indicherà agli
stranieri che hanno presentato domanda la scuola dove sostenere
l'esame. "La maggior parte degli immigrati - fa però notare Avanzi -
svolge lavori attraverso i quali è difficile riuscire a migliorare la
propria conoscenza della lingua italiana, in particolare di quella
scritta. Penso alle badanti che per anni assistono una persona anziana,
o agli stranieri che popolano i cantieri edili. Ecco che a noi,
chiamati a dare un giudizio sulla loro conoscenza dell'italiano,
restano due strade: non promuovere quasi nessuno o, come faremo,
metterci una mano sulla coscienza e pensare che sono persone che ormai
da anni vivono qui, hanno un lavoro e una famiglia. E una bocciatura
potrebbe distruggere la loro vita".
La strada del "tutti promossi" mette in dubbio l'utilità di questo
esame. Ecco che il comitato di docenti - ad aver sottoscritto il
documento di protesta sono centinaia di cittadini e una ventina di
associazioni - ha una controproposta: "Utilizzare i soldi destinati
agli esami per attivare corsi d'italiano dedicati agli stranieri e
avere così una vera integrazione". Oggi le otto scuole di formazione
per adulti a Torino hanno classi composte addirittura al 98 per cento
da stranieri: i corsi d'italiano però non bastano.
A raccogliere l'appello del comitato, la consigliera regionale della
Federazione della sinistra, Eleonora Artesio. "Meglio potenziare - si
legge nell'ordine del giorno che sarà votato a breve - i finanziamenti
al ministero dell'Istruzione per aumentare l'offerta di corsi per
adulti sia di lingue sia di studio". Per denunciare la situazione il
comitato ha organizzato un'assemblea pubblica il prossimo 21 gennaio.
Sullo sfondo resta il nuovo permesso di soggiorno - a punti e per cui
si richiede anche una conoscenza della costituzione e della cultura
italiana - che dovrebbe diventare realtà nei prossimi due anni.
(di Erica Di Blasi da http://torino.repubblica.it/cronaca/)
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