E' dedicato ai Vangeli
apocrifi l'intervento del cardinale Gianfranco Ravasi,
presidente del Pontificio consiglio della Cultura, sull'edizione
natalizia dell''Osservatore romano', intitolato "un divino enfant
terrible". Il biblista cita, in particolare, il cosiddetto
Vangelo dell'infanzia di Tommaso, notando che lo scritto sia
"sconcertante in quanto ci offre un ritratto di Gesù come quello di un
enfant terribile, capriccioso, arrogante persino coi suoi genitori. Il
catalogo di queste divine malefatte, che sono miracoli al contrario, è
impressionante: una paralisi, due morti e una cecità!
Paralitico diventa il compagno che aveva aperto un canale di
uscita nella pozza d'acqua che Gesù aveva costruito, come fanno i
bambini nei loro giochi; muore un altro ragazzo che l'aveva spintonato,
ma si spegne anche il maestro che aveva bacchettato sulla testa questo
scolaro inquieto; ciechi si ritrovano i compagni o gli adulti che non
stanno dalla sua parte e lo accusano". Ravasi nota: "E' pur vero che il
piccolo Gesù sfodera poi i suoi poteri divini risuscitando e guarendo,
e vivificando anche dodici uccellini da lui plasmati col fango,
rendendo potabile l'acqua di un torrente, aggiustando un asse per il
lavoro del padre falegname Giuseppe, rendendo impermeabile il manto di
sua madre Maria per il trasporto dell'acqua, curando un morso di vipera
del fratellastro Giacomo, moltiplicando il grano per i poveri,
decifrando il segreto simbolismo della lettera greca alfa e così via
elencando per un totale di ben tredici prodigi". "E' lecita a questo
punto una domanda: qual è il significato ultimo di questa parata
taumaturgica un po' istrionica e bizzarra?", si domanda il porporato.
"Se cerchiamo notizie storicamente attendibili sulle origini di Gesù,
la messe di dati che troviamo" nei Vangeli apocrifi "è forse modesta
anche se non inesistente. Se, invece, desideriamo interpretare
l'iconografia dell'arte e della fede cristiana dei secoli successivi,
dobbiamo certamente tenere sul tavolo, accanto a Matteo e Luca, anche
gli apocrifi che vanno sotto il nome di Giacomo, di Tommaso e dello
Pseudo-Matteo", perché "le principali fonti 'natalizie' apocrife a cui
per secoli hanno attinto non solo le arti, ma anche la devozione
popolare, il folclore, i racconti per l'infanzia e persino la
liturgia". (Apcom)
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