"Il 2010 è
stato l'anno in cui tutto l'Occidente ha preso atto che comincia il
declino dei Paesi ricchi e avanza il progresso dei Paesi ex poveri,
come Cina, Brasile, India, Russia e Turchia". Domenico De Masi,
sociologo, traccia per Affaritaliani.it un bilancio dell'anno che si
chiude e una previsione per il 2011 in arrivo.
Professore, che anno è stato il 2010?
"Un anno in cui il nostro atteggiamento verso la crisi è
cambiato: ne stiamo prendendo atto, c'è una sensazione generalizzata di
recessione. Per qualcuno però la crisi c'è davvero, qualcun altro
invece 'ci fa': chi ha lo stipendio fisso è in realtà avvantaggiato in
questo periodo, ma si lamenta lo stesso. E poi il 2010 è l'anno che ci
ha reso il Paese che alimenta vignette in tutto il mondo con le sue
vicende politiche".
Sarah Scazzi e Yara Gambirasio sono stati i due casi di cronaca
più eclatanti: lasceranno il segno?
"A lasciare il segno sarà più che altro il comportamento dei mass
media, che si sono rivelati un elemento di dissuasione di massa. Si
sono comportati in modo indegno, una vergogna. Di sicuro lasceranno un
senso di disgusto".
Una parola-simbolo per questi dodici mesi?
"Precariato, soprattutto quello dei giovani. Un problema che ci
accompagnerà anche per i prossimi dieci anni. Abbiamo capito che la
disoccupazione non dipende solo dalla crisi economica, ma
dall'influenza di altri fattori, come la globalizzazione e le nuove
tecnologie, che modificano il mercato del lavoro".
E' stato l'anno delle proteste, dalla riforma della Gelmini ai rifiuti
di Napoli.
"Per le proteste degli studenti a Roma, posso dire che le ho viste
personalmente: c'erano 200 mila persone che manifestavano
pacificamente. I violenti erano solo poche centinaia, 200 o 300
persone. Gli studenti sui tetti, così come gli immigrati sulla gru,
sono la forma più pacifica e legittima di protesta, li ricorderemo".
E la guerriglia per la monnezza in Campania?
"Napoli è una città in decomposizione ed è la punta dell'iceberg di una
situazione che riguarda tutta la Campania. Noi italiani, e il Sud
soprattutto, abbiamo un deficit di capacità organizzativa".
Il clamoroso flop dell'Italia ai Mondiali potrebbe essere
l'evento-simbolo di quest'anno?
"In realtà ai Mondiali c'è solo un vincitore, siamo in buona compagnia
quindi. Non mi focalizzerei tanto sulla sconfitta dell'Italia, quanto
sul fatto che alcuni Paesi asiatici e africani sono emersi più di
quanto ci si immaginava".
A proposito di Paesi emergenti, nel 2010 il Brasile ha eletto la sua
prima donna presidente. E' più "avanti" dell'Italia.
"Non solo sotto questo aspetto. Questo è solo uno dei principali
indicatori del loro 'essere avanti'. La sensazione che si aveva
vent'anni fa quando da San Paolo si arrivava a Roma, ora la si ha al
contrario, andando da Roma a San Paolo. Ed è così quasi in qualunque
Paese si vada. In Brasile ci sono 18 milioni di persone che hanno
migliorato la loro posizione conomico-sociale, in Italia la condizione
di 7 milioni di persone è peggiorata".
Chi è il personaggio dell'anno?
"Direi il segretario generale della Fiom Maurizio Landini, per come ha
saputo resistere a Marchionne. Se fossi imprenditore, però, direi
Marchionne stesso".
E un personaggio dell'anno in negativo?
"Berlusconi, ma non per gli scandali sessuali che l'hanno coinvolto, su
cui non lo giudico, anche se gli consiglierei un po' di prudenza nel
verificare presenza di telecamere e videocamere nascoste addosto alle
persone che frequenta... Il problema è che il governno è fermo da
dodici mesi".
Guardiamo al 2011. Che anno sarà?
"Dovremo abituarci a vivere con un po' di ricchezza in meno, cosa che
non farà male all'Occidente".
I consumi non sono in ripresa?
"No, al contrario. Ma nei nostri Paesi si spreca tanto. Stringere la
cinghia ci farà capire che si può fare bene anche con meno risorse.
Magari impareremo a organizzarci meglio".
Personaggi da tenere d'occhio?
"Meglio che ognuno di noi tenga d'occhio se stesso, innanzitutto".
Il 2011 sarà anche l'anno dei matrimoni reali: quello in Inghilterra
tra William e Kate e quello nel Principato di Monaco tra Alberto e
Charlene. In Italia se ne parla già tanto: queste storie da favola
interessano ancora?
"Fin quando interessano il Grande Fratello o piacciono Vespa e Pippo
Baudo, piacciono anche ruderi come le famiglie regnanti".
E gli italiani credono ancora nel matrimonio?
"Gli italiani credono nella famiglia e la amano talmente tanto che
in molti ne hanno 2 o 3 a testa".
Maria Carla Rota
(da http://www.affaritaliani.it/)