Roma, 23 dic. - "La
riforma Gelmini e' una foglia di fico ai tagli alla scuola,
all'universita' e alla ricerca imposti da Tremonti. Questa legge si
sovrappone alla vergogna di quei tagli e, piu' che una riforma Gelmini,
e' una riforma Tremonti, e' piu' un taglio di risorse per il futuro che
un progetto organizzativo e culturale per l'universita'. E spiace che
il ministro non abbia ritenuto di ricevere e ascoltare gli studenti
preferendo, invece, seguire Tremonti incarnando l'idea che
l'universita' sia un costo piuttosto che un investimento".
Lo ha detto in aula al Senato la presidente dei senatori del Pd,
Anna Finocchiaro, dichiarando il voto negativo del suo gruppo al ddl
universita'. "Il governo Berlusconi va in direzione contraria rispetto
agli altri Paesi europei - ha proseguito - che, proprio 'a causa' della
crisi e non 'nonostante' la crisi, scelgono di togliere risorse a molti
capitoli ma non a quello dell'istruzione, della ricerca e
dell'universita'. Per il governo italiano, invece, universita' e
ricerca sono un costo e non un investimento: il risultato e' che, per
non aver voluto ascoltare quello che veniva proposto da studenti,
ricercatori e forze di opposizione, il governo taglia il futuro dei
nostri ragazzi esasperando disuguaglianza e disparita'. Gli istituti
universitari non sono in grado di garantire a tutti un adeguato livello
di formazione. E il movimento che si sta mettendo in scena in Italia
mostra una questione politica di prima grandezza e cioe' che in Italia
esistono le massime punte di disparita'. Sul mercato lavoro, sul
welfare che e' solo per i lavoratori occupati. E' disuguale l'accesso
all'istruzione tra i ragazzi del Sud e i ragazzi del Nord e su queste
disuguaglianze si sarebbe dovuta cifrare la riforma. Cercando, poi, di
tenere insieme la forza e la misura.
E chi governa, rispetto a questo, ha una responsabilita' ancora
piu' alta". "In questo Paese - continua Finocchiaro - una riforma
dell'universita' e' necessaria: i saperi si sono trasformati ed e'
necessario che l'universita' cambi le modalita' della sua
organizzazione, e della sua produzione. Ma la riforma non e'
all'altezza di questa sfida. Quattro sono i principi che avrebbero
dovuto ispirare una grande riforma: autonomia, responsabilita',
valutazione e merito. Ma la riforma Gelmini contraddice clamorosamente
questi principi perche': riduce l'autonomia dei singoli atenei;
compromette l'assunzione di responsabilita' delle universita' e,
quindi, la possibilita' di una valutazione e selezione dei loro meriti.
La legge, poi - continua Finocchiaro - peggiora le condizioni per il
diritto allo studio, riduce le borse di studio, non disegna alcun
progetto di welfare studentesco, non da' attenzione al merito".
agi.it