Un altro martedì
di caos per la riforma dell'università. Stavolta non in piazza, ma in
aula, al Senato, dove di buon'ora stamani sono riprese le votazioni sul
ddl che riordina il sistema degli atenei. A pomeriggio inoltrato, di
fronte a una caterva di emendamenti, per la fretta di chiudere e dopo
un battibecco col Pd su un pasticcio normativo che tira in ballo la
legge Moratti, la presidente di turno, la leghista Rosi Mauro, è
partita a raffica con votazioni ed esiti e nella foga ci sono scappati
quattro "approvati" di troppo. L'incidente, che avrebbe avuto
conseguenze non da poco - il ritorno del ddl alla Camera in quarta
lettura - ha scatenato una bagarre in aula. La seduta è stata sospesa
e, dopo una serie di consultazioni, il presidente Schifani, regolamenti
alla mano e considerando il momento di confusione vissuto in aula, ha
deciso di far ripetere le votazioni, a partire dall'emendamento dopo il
quale l'esponente del Carroccio ha preso la 'volata'.
Quanto al "pasticcio normativo" il ministro Gelmini ha assicurato che
sarà risolto nel Milleproroghe. Dunque si va avanti e, salvo sorprese,
la riforma Gelmini domani dovrebbe tagliare il traguardo. E anche oggi
si sono moltiplicati gli appelli alla non-violenza in vista delle
manifestazioni che accompagneranno lo sprint finale del provvedimento.
I giovani "evitino di diventare il guscio per i violenti: evitino
posizioni agnostiche o conniventi.
Se in un corteo si vogliono veramente isolare i violenti, questi si
trovano a mal partito" ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La
Russa. E il ministro Gelmini ha esortato per l'ennesima volta gli
studenti a ragionare con la loro testa: " leggete il ddl non con la
lente dell'ideologia ma guardando ai contenuti concreti. Scoprirete che
non c'é nulla da temere, nulla che possa danneggiarvi". "Mi auguro che
Roma non viva domani una situazione violenta come quella della scorsa
settimana" ha auspicato il presidente della Regione Lazio Renata
Polverini. E loro, i destinatari di tutti questi inviti alla calma,
hanno manifestato anche oggi, pacificamente, in tutta Italia
all'insegna della creatività: a Bari hanno percorso incatenati le vie
cittadine, da Sassari è partito un sacco di carbone per il ministro
Gelmini, a Pisa alcuni docenti si sono imbavagliati davanti al
Rettorato, a Milano un flash mob ha bloccato il traffico e anche nella
Capitale si è scelta questa via per esprimere il dissenso regalando
fiori ai passanti e alle forze dell'ordine. Ma soprattutto i ragazzi
hanno chiesto una mano al presidente Napolitano: "non firmi questa
legge" perché "sancirà la cancellazione del diritto allo studio" gli
scrivono in una lettera che intendono consegnarli domani attraverso una
loro delegazione. Intanto ci si prepara per la manifestazione di domani
a Roma. La Questura ha annunciato denunce per chi prenderà parte a
cortei non autorizzati; gli studenti dal canto loro hanno fatto sapere
che i cortei saranno tre, si eviterà la zona rossa (flessibile),
confonderanno la polizia e assedieranno i ministeri. In mente hanno
lezioni alternative, volantinaggio e altre iniziative "spot".
A Roma, ma non solo. In tutta Italia l'intenzione è quella di
"ridicolizzare il clima di terrore " e di "spiazzare" con azioni
simboliche: a Milano i ragazzi dell'Accademia di Brera hanno in
programma blitz creativi, stop del traffico a Firenze, assemblee
pubbliche a Bologna, un altro "Blocchiamo tutto day" a Palermo. Per non
correre rischi la polizia ha comunque deciso di mettere in piazza a
nella Capitale più uomini rispetto al 14 dicembre e di blindare i
Palazzi del potere. E' vero che gli atenei si stanno svuotando per le
festività natalizie e che la 'guerra civile' della scorsa settimana non
ha fatto bene né al Governo né agli studenti, ma l'imponderabile é
sempre in agguato.
(di Tiziana Caroselli da Ansa)
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