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Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io
simpatizzavo coi poliziotti! Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da periferie, contadine o urbane che siano … hanno vent'anni,
la vostra età “. Gli indimenticabili versi di Pier Paolo Pasolini
saranno ricordati da Felice Romano, il segretario nazionale della
Sindacato Unitario Lavoratori Polizia, agli studenti nel corso
dell’incontro che si terrà oggi nella prefettura di Roma. Il Siulp,
insomma, boccia tout court la proposta di arresto preventivo dei
vertici studenteschi lanciata dal presidente del gruppo parlamentare
del Pdl Gasparri preferendo un dialogo costruttivo con gli universitari
che il 22 dicembre manifesteranno nelle strade e nelle piazze di Roma
contro la riforma dell’Università.
Dottor Romano, Gasparri vuole qualche arresto preventivo.
Voi del Siulp come la pensate?
“Non è una provocazione. Ritengo, comunque, che Gasparri abbia gestito
malissimo le sue preoccupazioni: forse avrebbe dovuto chiedere agli
studenti di sprangare le porte ai provocatori provenienti dall’area
antagonista: professionisti del disordine che viaggiano da una parte
all’altra dell’Europa per conquistare gli onori del palcoscenico quando
ci sono i riflettori puntati”.
Gasparri dice che gli studenti stanno ricalcando i passi degli anni
"70. Cosa c’è di vero?
“Gli studenti di oggi rispetto a quelli degli anni settanta sono più
ingenui. Per questo ci sono personaggi che vogliono approfittare della
loro buona fede. Secondo me, gli universitari hanno il sacrosanto
diritto di protestare contro la riforma Gelmini e di rappresentare qual
è il loro disagio e il loro dissenso. Purché, sia ovvio, lo facciano
nell’alveo delle regole che la democrazia impone. Il dissenso è il sale
di cui si nutre la democrazia: guai se non ci fosse. E in questo
contesto, gli scenari disegnati da Gasparri per imporre una
legislazione di emergenza come quella degli anni di piombo è
sicuramente fuori luogo e può apparire, com’è apparso ai più, una
provocazione che non aiuta nessuno, in particolare non agevola il
lavoro della polizia”.
Incontrerete gli studenti? Finora non era mai successo: cosa vi direte?
“Gli incontreremo per dir loro, come del resto diceva anche Pier Paolo
Pasolini, che i poliziotti sono figli di cittadini italiani. E che gli
agenti, quasi tutti laureati, sono i figli di operai che hanno
sacrificato, hanno lavorato, perché il loro figlio potesse fare una
professione a servizio del Paese. La nostra è una missione più che una
professione: è un lavoro, soprattutto, che ci impone molte restrizioni,
ma anche la soddisfazione di servire il Paese e la democrazia. Agli
studenti diremo: guardate siamo tutti dalla stessa parte anche perché,
sia chiaro, molti poliziotti, tantissimi, sono anche studenti e quindi
condividono le vostre stesse preoccupazioni. Anche loro non approvano i
tagli alla scuola pubblica che la ministro Mariastella Gelmini sembra
voler imporre”.
Sintetizzando: voi non vi sentite nemici degli studenti?
“Non siamo noi il nemico: noi vogliamo dar loro la possibilità di dar
voce alle loro preoccupazioni. Noi faremo questo incontro con tutti
quelli che ritengono di essere all’interno di questo discorso. E sia
chiaro a tutti: giù le mani dagli studenti. Perché loro rappresentano
la classe dirigente, il futuro dell’Italia. E nessuno, per nessuna
ragione, deve tentare di condurli nell’ottica della violenza: perché
gli studenti non sono quel migliaio di scalmanati delinquenti che si
sono manifestati in tutta la loro aberrazione il 14 dicembre”.
Romano, lei sta dicendo che i poliziotti hanno giurato fedeltà allo
Stato e non al Governo?
“Noi abbiamo giurato fedeltà alla Repubblica democratica italiana.
Abbiamo quindi un solo padrone: il popolo. Poi, come professionisti,
noi dobbiamo far rispettare le leggi. Le leggi le fa il Parlamento. E a
me hanno insegnato che si può protestare contro di tutti, compreso il
governo, ma non contro il Parlamento: perché il Parlamento è il tempio
della democrazia. E il rispetto delle regole - anche quando non ci
piacciono - sono il presupposto della democrazia”.
(di Paolo Salvatore Orrù da
http://notizie.tiscali.it)