Dopo il crollo della
Schola Armaturarum Juventis Pompeiani il mondo guarda sempre più con
apprensione al futuro di Pompei. L'ultimo
l'allarme è arrivato dal New York Times. Il quotidiano statunitense si
chiede oggi con grande evidenza "Pompei sta crollando?"
Il quotidiano della grande mela dedica un lungo servizio alla città
d'arte campana a partire dai recenti crolli. E già dal titolo l'articolo chiarisce il
punto di vista del quotidiano: i crolli sono il frutto di "una lunga
incuria".
"I crolli di Pompei - scrive il
quotidiano americano - sono diventati una metafora dell'instabilità
politica italiana e dell'incapacità del paese di prendersi cura del suo
patrimonio culturale".
E in molti, racconta il giornale al pubblico americano, hanno chiesto
le dimissioni del ministro della cultura Bondi e l'Unesco ha inviato
una sua missione sul posto. I mali di Pompei
Ma i mali di Pompei, spiega con
dovizia di particolari il New York Times, probabilmente vengono da
lontano (e il peggio può darsi debba ancora arrivare). Tra gli
esperti interpellati, il Nyt da' la parola a Pietro Giovanni Guzzo,
archeologo e responsabile del sito dal 1993 al 2009: "Pompei è fragile.
Il tipo di costruzioni, lo choc del Vesuvio, il fatto che gran parte
della città è rimasta sepolta sotto un terreno acido per secoli...". Ma il problema vero, spiega Guzzo, è che a
Pompei mancano "una buona manutenzione ordinaria e non sono stati
programmati adeguati lavori di conservazione".
A sua volta Stefano De Caro, ex soprintendente e sino al mese scorso
direttore del settore antichità del ministero della cultura, mette in
evidenza invece le molte questioni politiche e culturali che hanno
sempre gravato come macigni su Pompei. Tra questi, l'eccessivo afflusso
di turisti (due milioni 'l'anno), le piogge, la vegetazione mai tenuta
a bada, la scarsità delle risorse riservate alla manutenzione, il
difficile rapporto con gli amministratori locali. Una situazione dunque
complessa, difficile, delicata, su cui sono andati a incistarsi anche
clamorosi errori politici.
Il New York Times conclude ricordando che "uno stato di emergenza per
il sito venne dichiarato nel luglio 2008... Due anni (e due commissioni
di studio) dopo, il governo di Roma ha dichiarato finita l'emergenza".
E, puntualmente, sono iniziati i crolli.(di S.Bio da
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2010-12-14/)
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