Ieri nuova giornata di protesta contro la ministra Gelmini con studenti
delle superiori in corteo e i ricercatori nel rettorato della Federico
II. Intanto si apre un nuovo fronte contro la ministra: le scuole
partenopee, invitate ad aderire volontariamente alla sperimentazione
della premialità per gli insegnanti in programma a Napoli e a Torino,
stanno opponendo rifiuti in serie. Già ventiquattro gli istituti che
hanno votato contro o approvato documenti contrari. «Tagliano a tutti e
poi vogliono premiare qualcuno, creando anche contrasti all’interno di
un corpo docente che dovrebbe operare in armonia» sostengono in sintesi
i prof. .
LA PROTESTA - Alcune migliaia di studenti dell’Uds, vicini alla Cgil,
hanno attraversato il centro da piazza Mancini, lungo corso Umberto,
verso la Prefettura. Al corteo si sono uniti gli operatori del terzo
settore e anche un gruppo di extracomunitari. Circa trecento dei
liceali, infine, hanno effettuato un presidio piazza del Plebiscito.
Quasi contemporaneamente un gruppo di ricercatori e docenti
universitari ha occupato il rettorato della Federico II. Sia l’una che
l’altra sono state proteste semmai rumorose ma pacifiche, diversamente
da quanto avvenuto a Roma, infatti nel suo ufficio c’era anche il
rettore Marrelli. Sia studenti che prof e ricercatori sono in
agitazione contro Mariastella Gelmini. Ma contro la ministra, nella
scuola, sta emergendo una nuova forma di protesta. Silenziosa e
clamorosa al tempo stesso. Gli insegnanti, infatti, stanno bocciando il
suo progetto, lanciato con grande enfasi poche settimane fa.
NAPOLI E TORINO LE CITTA' PRESCELTE PER LA SPERIMENTAZIONE - Dal sito
del ministero dell’Istruzione, la Gelmini aveva annunciato: «È un
giorno storico. Parte finalmente un progetto concreto che introduce il
merito nel sistema d’istruzione italiano, per valutare e premiare i
docenti migliori» . La sperimentazione, spiegava, è «finanziata con
parte del 30 per cento dei risparmi ottenuti dalla razionalizzazione
delle spesa al netto delle risorse destinate al recupero del personale
docente» . Infine aggiungeva: «Ai docenti particolarmente meritevoli
verrà assegnato un premio pari ad una mensilità di stipendio». Città
prescelte per la sperimentazione: Napoli e Torino. Condizione
necessaria per partecipare, l’adesione volontaria delle scuole, tra le
quali se ne sarebbero dovute scegliere venti, poi ridotte a quindici.
In ognuno di tali istituti, sulla base delle valutazioni di una
commissione, dovrebbero essere premiati i migliori prof, circa il 20
per cento del totale. Il problema è che le scuole napoletane— come sta
avvenendo anche nel capoluogo piemontese — stanno scegliendo di non
partecipare.
GLI ISTITUTI CHE HANNO DETTO «NO» - L’elenco degli istituti di ogni
ordine e grado che ha ufficializzato il proprio «no» o prodotto
documenti contrari alla sperimentazione è lungo. Si va dal Liceo Tito
Lucrezio Caro al Convitto Nazionale Vittorio Emanuele, dai Licei
scientifici Vittorini e Galileo Galilei all’VIII Istituto magistrale,
dal ° Circolo didattico di Secondigliano al 54 ° Circolo Scherillo e al
33 ° Soccavo, dall’Istituto professionale De Santis all’ Itis-liceo
Augusto Righi, dal 91 ° Circolo didattico Zanfagna all’Istituto
comprensivo Teresa Confalonieri, dall’Istituto superiore Giuseppe
Mazzini al Margherita di Savoia, dal 22 ° Circolo al Liceo scientifico
Copernico e agli Istituti Caracciolo-Salvator Rosa e Novaro, dalle
Scuole medie Guarino, Carlo Levi e Minucci al ° Circolo didattico fino
all’Itc Mario Pagano. Ventiquattro in tutto, ma l’elenco è in continua
evoluzione. Ed è pubblicato sul sito dei Cobas, l’unico sindacato che
sostiene la protesta insieme con il Coordinamento precari scuola.
Sostiene non promuove, perché si tratta soprattutto di un movimento
spontaneo. Perché tanta avversione? Lo spiegano i documenti approvati
dagli insegnanti. I docenti del liceo classico Pansini,
«autoconvocatisi» , scrivono: «Noi contestiamo il progetto ministeriale
di sperimentazione della valutazione degli insegnanti a fronte del
blocco del contratto nazionale di lavoro e degli scatti di anzianità
fino al 2013. Tale sperimentazione creerebbe di fatto forme di
conflittualità all’interno del corpo docente, laddove, invece, la
scuola rappresenta un’unica comunità educante, volta a trasmettere
valori di unità e solidarietà».
LA COLLEGIALITA' PRINCIPIO DA DIFENDERE - «Il progetto sperimentale si
propone obiettivi inaccettabili» , aggiunge il collegio docenti del
Galilei, perché «individuare un modello per la valutazione della
professionalità docente che premi le migliori performance individuali
significa eliminare il sano principio della collaborazione, della
collegialità, del lavoro di team che è e che qualifica e rende efficace
il lavoro di una scuola». In sintesi, considerano inaccettabile che si
tagli a tutti e si premi qualcuno, creando conflitti interni. Ma lo
sono, per insegnanti in rivolta, anche i criteri di valutazione
considerati poco chiari prima ancora che discutibili. E ancora, che
nelle scuole siano costituiti, come prevede la ministra, un “ nucleo”
composto dal dirigente scolastico, due docenti eletti dal Collegio dei
docenti e dal presidente del Consiglio di istituto» . A quei due prof
giudicanti andrebbe mezzo stipendio in più. Un nuovo fronte è aperto.
Ora c’è da capire chi si schiererà da una parte e chi dall’altra.
Innanzitutto i sindacati confederali.
(da http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/scuola di
Angelo Lomonaco )