Quest'anno, per la
prima volta, e' diminuito il tasso di scolarita' degli studenti
italiani che, di governo in governo, hanno visto cambiare sotto i loro
occhi una delle istituzioni piu' importanti dello Stato.
Dal primo esecutivo guidato da Silvio Berlusconi, nel 1994 sono,
infatti, state ben cinque le riforme
che hanno tentato di far cambiare volto alla scuola italiana e,
nonostante il numero dei ragazzi che riescono a conquistare il diploma
sia aumentato rispetto all'anno scolastico 1994/1995, proprio nel 2010,
per la prima volta, il trend positivo
iniziato nel 2000, ha subito un rallentamento.
Dal 10 maggio 1994, quando si insedio' il primo governo Berlusconi, ad
oggi, alla vigilia del voto di fiducia del suo quarto esecutivo, la
scuola ha cambiato faccia e anche numeri.
Il tasso di partecipazione nell'istruzione secondaria nelle regioni del
Centro-Nord e', infatti, passato dall'82% dell'a.s. 1994/95 al 92,3%
dell'a.s. 2005/2006, mentre al Sud (Calabria, Campania, Puglia e
Sicilia), e' passato dal 71,1% al 91,4%, con percentuali leggermente
piu' basse in Campania (90,6%), Puglia (91,8%) e Sicilia (90,9%). Il
tasso di scolarita' pero', secondo l'ultimo annuario statistico 2010,
e' tornato a calare quest'anno seppure in misura ''leggera''.
L'Istat rileva che sono 8.952.852 gli studenti iscritti all'anno
scolastico 2008/2009, 7.459 in meno rispetto a quello precedente,
invertendo cosi' il trend positivo avviato nel biennio 2000/2001. Il
tasso di scolarita' si attesta ormai da qualche anno intorno al cento
per cento per le scuole dell'infanzia, primaria e secondaria di primo
grado, mentre subisce una modesta flessione per la secondaria di
secondo grado, dal 93,2% del 2007/2008 al 92,7 del 2008/2009.
E il diploma i ragazzi italiani lo raggiungono in modo sempre diverso.
Sono infatti cinque le riforme che hanno stravolto il sistema
scolastico negli ultimi 15 anni (una media-record di una ogni tre
anni): dall'eliminazione degli esami di riparazione attuata nel 1995
dall'allora ministro della Pubblica Istruzione Francesco D'Onofrio fino
all'ultima riforma di Mariastella Gelmini. Insomma, ritmi di
cambiamento incessanti per una delle piu' importanti istituzioni
nazionali che ha visto modificare la propria struttura quasi a ogni
cambio di Governo.
Cosi' il cambiamento ha preso il posto della stabilita' e c'e' chi,
durante il proprio percorso di studi, le riforme le ha ''subite''
tutte. Durante il primo Governo Berlusconi, e' D'Onofrio ad eliminare
gli esami di riparazione (legge 8 agosto 1995, n.352 ''Disposizioni
urgenti concernenti abolizione degli esami di riparazione e di seconda
sessione ed attivazione dei relativi interventi di sostegno e di
recupero'') e nelle scuole superiori fanno il loro ingresso, per la
prima volta, i ''debiti formativi''. Nel 1996 l'Ulivo trionfa alle
elezioni politiche e sale al dicastero di viale Trastevere, Luigi
Berlinguer ricordato soprattutto per aver riformato l'esame di
maturita'. Con la legge 10 dicembre 1997, n.425 ''Disposizioni per la
riforma degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di
istruzione secondaria superiore'', l'esame piu' temuto dagli
adolescenti, infatti, cambia faccia: l'esame di Stato comprende tre
prove scritte e un colloquio. La prima riguarda la lingua italiana, la
seconda una delle materie caratterizzanti l'indirizzo di studio e la
terza, multidisciplinare, e' una serie di quiz a risposta multipla.
Il colloquio verte su argomenti multidisciplinari.
Il punteggio di valutazione passa dai sessantesimi ai centesimi, viene
introdotto il credito formativo, i commissari sono membri interni alla
scuola mentre il presidente della commissione e' esterno. La riforma
viene avviata con l'anno scolastico 1998/1999.
Tra gli obiettivi del ministro anche il cambiamento della suddivisione
in elementari, medie e superiori a cui viene sostituita una struttura
basata su cicli di 12 anni (prima erano 13 con 5 anni di elementari, 3
di medie e 5 di superiori). Sette anni di ciclo primario o di base (dai
6 ai 13 anni) e cinque di ciclo secondario (dai 13 ai 18), con
l'estensione dell'obbligo scolastico a 15 anni e l'obbligo alla
formazione professionale fino ai 18. Questa legge pero' viene
interamente abrogata, prima ancora di entrare in vigore, dalla Legge 28
marzo 2003 n.53, piu' nota come ''Riforma Moratti''.
Le elezioni politiche del 2001 vedono, infati, di nuovo la vittoria di
Silvio Berlusconi e al dicastero della Pubblica Istruzione sale, questa
volta, Letizia Moratti con le sue ''tre 'i' (internet, impresa e
inglese). Un'altra riforma coinvolge la scuola italiana. Un'altra
riforma che verra' poi abrogata dal successivo esecutivo. I nuovi
cambiamenti lasciano intatta la divisione in cicli ma ne modificano la
struttura: il ciclo primario ora dura 8 anni (5 anni di scuola primaria
con l'inglese dalla prima classe e l'abolizione dell'esame di quinta
elementare.
Di nuovo 3 anni di scuola secondaria di primo grado con lo studio della
seconda lingua europea). Arrivati al secondo ciclo di istruzione la
possibilita' di scegliere tra licei o formazione professionale: i licei
sono articolati in due bienni ai quali si aggiunge un ulteriore anno di
approfondimento disciplinare e di orientamento agli studi superiori e
si concludono con un esame di Stato.
Nel 2006 torna a governare il centro-sinistra e il ministro della
Pubblica Istruzione del secondo Governo Prodi e' Giuseppe Fioroni.
Nuovo ministro, nuova riforma e reintroduzione dei rimandi estivi al
posto dei debiti formativi. Il ministro sceglie di accantonare le tre
''i'' della Moratti per dare piu' spazio a italiano, matematica, storia
e geografia in cui gli studenti italiani sembrano particolarmente
carenti. Fa il suo ingresso anche un nuovo esame di maturita':
ripristinate l'ammissione e la riforma delle commissioni, che tornano
ad essere per meta' esterne e per meta' composte da docenti interni.
Il resto e' storia di oggi. Con l'avvio dell'anno scolastico partito a
settembre in tutta Italia e' entrata in vigore l'ennesima riforma,
questa volta targata Gelmini, con 9 licei (classico, scientifico, delle
scienze umane, linguistico, musicale e artistico con tre indirizzi) e
11 istituti tecnici, divisi in due settori, economico e tecnologico.
Novita' estese anche al nome allo stesso dicastero: questa volta
sparisce la ''Pubblica'' ed il ministro resta dell'Istruzione.(ASCA)
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