Giorgio
Napolitano firma un assegno in bianco. Simbolico. Trecento milioni di
euro «a favore di cultura, istruzione e liberi saperi». Un
fuoriprogramma ieri mattina alla Pinacoteca di Brera, dove il
presidente della Repubblica è arrivato alle dieci in punto accompagnato
dalla moglie Clio, dal sindaco Letizia Moratti, il presidente della
Provincia Guido Podestà e il vicepresidente del consiglio regionale
Davide Boni per una visita privata di un’ora tra i capolavori di
Raffaello e Caravaggio. E il più apprezzato, il «Cristo morto» del
Mantegna, che si è soffermato ad ammirare per qualche minuto.
Intrufolati tra le istituzione (ma non è stato un blitz, avevano
chiesto il permesso ai responsabili del cerimoniale) tre studenti
dell’Accademia di belle arti.
Hanno avvicinato il presidente, gli hanno mostrato una lettera
con le ragioni della protesta dell’accademia contro la riforma della
scuola e la preoccupazione per i tagli alla cultura. Il Capo dello
Stato ha rivolto qualche domanda ai rappresentanti degli studenti, e ha
assicurato che prenderà a cuore la questione. Fidarsi è bene ma:
simbolicamente, gli hanno fatto firmare l’impegno sul finto assegno che
gli allievi sottopongono alla firma di esponenti pubblici nell’ambito
della campagna di protesta. Scambio di opinioni tra Napolitano e la
soprintendente e direttrice della Pinacoteca, Sandrina Bandera, che lo
ha accompagnato lungo il percorso: «Ha detto che è molto vicino a noi
che lavoriamo per la tutela del patrimonio storico e artistico del
Paese». Con il sindaco invece «abbiamo parlato del progetto della
Grande Brera - riferisce la direttrice -, tutti condividiamo l’idea di
arrivare perfettamente puntuali all’obiettivo 2015».
Dopo gli scontri in piazza due giorni fa in piazza Scala, che hanno
rovinato la festa per la Prima a cui ha assistito dal Palco Reale anche
Napolitano, ieri la sicurezza era alta anche intorno alla Pinacoteca
per il timore di incursioni a sorpresa da parte di studenti e centri
sociali. Ma all’uscita c’era un solo contestatore («sei il garante
della Repubblica del bunga bunga» ha urlato), isolato subito dai
poliziotti. Applausi invece dai milanesi che si sono fermati ad
aspettarlo dietro le transenne. Il Capo dello Stato ha rilasciato un
veloce commento sulla «Valchiria» di Richard Wagner diretta da Daniel
Barenboim («una bellissima serata») e prima di tornare a Roma si è
compiaciuto del voto definitivo con cui il Senato ha approvato
definitivamente la legge di stabilità ed il bilancio 2011, rispettando
quella priorità che aveva auspicato rispetto alla discussione sulla
crisi del governo: «Era interesse generale del Paese chiudere questa
fase», ha affermato senza sbilanciarsi sul voto di fiducia del 14
dicembre: «Il seguito nessuno è in grado di prevederlo, ci vorrebbe una
speciale sfera di cristallo».
Prima di raggiungere insieme Brera e chiudere la due giorni milanese,
ieri Napolitano ha incontrato Guido Podestà al «Grand hotel et de
Milan» di via Manzoni dove ha alloggiato. «Un saluto tra amici -
riferisce il presidente della Provincia -, con al centro il progetto
della Città metropolitana». Il Capo dello Stato potrebbe partecipare a
un convegno su questo tema a Palazzo Isimbardi durante la prossima
trasferta istituzionale a Milano a fine gennaio. (Da Il Giornale di
Chiara Campo)
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