La promozione
ancora non è arrivata, ma rispetto agli anni passati qualche
miglioramento c'è stato. Merito soprattutto del recupero degli studenti
meridionali, anche se permane il divario Nord-Sud, mentre le ragazze si
confermano di gran lunga più brave dei maschietti. Così come gli
studenti dei licei decisamente più preparati dei colleghi che scelgono
istituti e corsi professionali. La fotografia è scattata dalla quarta
edizione dei test Pisa (Programme for international student assessment)
svolti nel 2009, elaborati dall'Ocse, l'organizzazione per la
cooperazione e sviluppo, e presentati ieri in contemporanea a Parigi e
Roma. In Italia, lo studio, che ogni tre anni misura i progressi in
lettura e nelle competenze in matematica e scienze dei 15enni inseriti
nei percorsi scolastici, è stato illustrato a villa Falconieri, a
Frascati (Roma), sede dell'Invalsi, l'Istituto di valutazione della
scuola italiana.
L'indagine 2009 ha registrato un incremento di paesi "sotto
osservazione", passati dai 35 del 2000, prima edizione dello studio,
agli attuali 74, di cui 34 membri Ocse. Per quanto riguarda l'Italia, i
test sono stati condotti su un campione di 1.097 scuole, per un totale
di 30.905 studenti, per la prima volta, rappresentativo di ogni singola
realtà regionale.
A livello internazionale, i 15enni italiani si sono posizionati 29esimi
in lettura, con un punteggio di 486. Siamo dietro a paesi come Estonia
(501) e Islanda (500), ma davanti a Grecia (483) e Spagna (481). Siamo
invece 35esimi sia in matematica (483 punti) sia in scienze (489
punti). Restiamo comunque sotto la media Ocse in tutte e tre le aree
testate (e lontano dagli obiettivi di Lisbona), ma nella graduatoria
europea recuperiamo sei posizioni nella comprensione dell'italiano, tre
posizioni in matematica e un solo posto in scienze. «Un risultato
eccezionale», ha commentato il ministro dell'Istruzione, Mariastella
Gelmini. D'accordo il presidente dell'Invalsi, Piero Cipollone: «Stiamo
convergendo verso l'alto, a testimonianza che se si lavora seriamente
nelle scuole si può migliorare a prescindere dai tagli».
Critiche dal Pd: «nessun successo straordinario», ha sottolineato
Mariangela Bastico, che si chiede quando verranno «risolti i problemi
strutturali della scuola italiana, che restano in piedi. Vale a dire,
il divario territoriale Nord-Sud e, negli apprendimenti, tra liceali e
ragazzi dei professionali». Soddisfatto Massimo Di Menna della Uil
Scuola, che auspica ora che «anche gli insegnanti italiani, in termini
di stipendi, migliorino nelle graduatorie Ocse».
Leggendo le pagine dello studio, illustrato da Elena Ugolini e Laura
Palmerio dell'Invalsi, spicca, rispetto all'edizione precedente del
2006, il forte recupero degli studenti di Sud e Isole in tutti e tre
gli ambiti analizzati. Calano invece le performance al Nord-Est in
lettura e scienze, mentre al Centro si sale di più in matematica. La
Lombardia è ai livelli dei primi paesi in classifica, mentre al Sud
merita un plauso la Puglia per i progressi fatti negli ultimi anni.
Le performance più brillanti restano quelle dei liceali e degli
iscritti ai tecnici (che viaggiano al di sopra della media nazionale) e
delle studentesse, che guadagno punteggi più alti in lettura, con un
vantaggio che equivale quasi a un anno di scuola in più. Non sfonda
invece la quota di studenti "eccellenti" in classe. Complessivamente,
siamo fermi a un modesto 5,8%, inferiore alla media Ocse (7,6 per
cento). Al contrario, raggiungiamo il 21% di ragazzi con voti
insufficienti, contro il 19% della media Ocse.
Altro dato su cui è opportuno riflettare è l'elevata "varianza" tra
scuole: siamo il secondo paese di questa speciale graduatoria, con una
media del 62% e un picco in Sicilia del 64 per cento. Vale a dire che
in Italia frequentare una scuola piuttosto che un'altra nella stessa
città o anche nello stesso quartiere fa una bella differenza per quanto
riguarda le performance dei ragazzi. «È un dato preoccupante», ha
commentato Benedetto Vertecchi, pedagogista all'università di Roma Tre:
«Siamo di fronte a una forte disgregazione del sistema educativo che
non avviene nei paesi più virtuosi e su cui bisogna intervenire». (da
IlSole24Ore)
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