Da un anno il
ministro Gelmini ha rifiutato il confronto con le opposizioni, con
le rappresentanza del mondo accademico, dei ricercatori, degli
studenti, non ha tenuto conto neppure dei suggerimenti della
Conferenza dei Rettori. I miglioramenti che pur ci sono stati,
sono stati sempre solo ad opera di emendamenti parlamentari, in
alcuni casi, come alla camera contro la volontà del Governo. Ma
questo rifiuto del confronto parte da subito, alla prima lettura
del Senato. Mentre in Commissione si
stavano creando le condizioni per modificare il testo del Governo
e produrre una riforma condivisa, è intervenuto direttamente il
ministro con il suo "niet".
Lì, nove mesi fa, si è consumato il primo e fatale errore, ben
prima della giusta protesta di ricercatori e studenti. Perchè
migliorare il nostro sistema universitario, potenziarne il ruolo
nell'innovazione e nella ricerca, avrebbe dovuto essere obiettivo
prioritario per il Paese, alla cui realizzazione chiamare con
responsabilità, tutte le forze politiche e sociali, tutti gli
attori diretti e indiretti. Invece non è stato così, fino
all'approvazione l'altro giorno allacamera con un colpo di mano da
parte di un governo screditato e sotto scacco. Diciamo subito che
qui al Senato il testo non vedrà l'aula prima della verifica
politica del 14 Dicembre: non c'è nessuna disponibilità da parte
del PD e delle altre opposizioni a permetterlo,nè a concedere, anche
dopo, corsie preferenziali per un testo che ci vede fortemente
contrari. Qualcuno ci chiede perchè. Perchè, ci chiedono
importanti commentatori se è una legge che introduce il merito e
la valutazione, non sono forse anche le vostre parole d'ordine?
Certo, queste sono le parole usate dal ministro e scritte in
relazione, ma nel testo non c'è nulla di tutto ciò. Merito
e valutazione verranno introdotti dopo, a data da destinarsi,
e attraverso una pletora di norme e regolamenti (qualcuno ne ha
contati 670), che di fatto ricentralizzano in capo al ministero e
minano nel profondo l'autonomia dell'università. Altro che
autonomia e responsabilità! ci troviamo di fronte ad un iper
normativisto borbonico e a un iper burocratismo statalista degno
di altre, lontane, stagioni della storia italiana. Di concreto,
invece c'è un taglio in tre anni di circa il 15% delle risorse per
l'attività ordinaria, mentre tutti i Paesi europei stanno
investendo in formazione e ricerca.Tagli lineari che hanno colpito
in modo indifferenziato tutti e quindi hanno di fatto premiato
indirettamente i luoghi dello spreco e della clientela. Se
un'università come il Politecnico di Milano denuncia
pubblicamente, sui siti ufficiali, l'impossibilità di continuare a
garantire i corsi di studi e l'eccellenza riconosciuta finora, se
non cambierà la situazione, ci saranno pure delle buone ragioni.
Di concreto, c'è il taglio al Diritto allo studio, nella quota
nazionale, che sommato ai tagli alle regioni per la loro
quota provocherà davvero una selezione di classe nell'accesso agli
studi. Di concreto, c'è un sistema di reclutamento che invece di
risolvere il precariato ne sta creando di nuovo, insieme al
depauperamento del corpo docente. Veniamo infatti da un lungo
periodo di blocco delle assunzioni e carriere, che sta comportando
un aumento della precarietà, ma anche la fuga continua dei
migliori ricercatori verso altri paesi o centri di ricerca privati
Intanto si prevedono numerosi pensionamenti tra gli ordinari e i
tempi per lo sbolcco con la riforma a regime sono tali da
preoccupare per la qualità docente delle nostre università nei
prossimi anni. Inoltre, visto che la centralizzazione viene
giustificata con la lotta alle clientele, la pressione che ci sarà
sui prossimi concorsi, quando finalmente ci saranno, sarà
tale rispetto al numero dei posti, da lasciar prevedere
esattamente il contrario. Questo testo deve essere ritirato, non
certo per lasciare le cose come stanno, ma per una riforma che
punti davvero su autonomia e responsabilità, poche regole chiare,
incentivi e disincentivi, merito ed eccellezza come traguardo di
un sistema che garantisca pari opportunità di accesso,
finanziamenti certi per programmi di medio periodo. Si può fare e
si farà, ma con un altro governo.
(Da ScuolaOggi di Marilena Adamo)
redazione@aetnanet.org