Lasciata
all'incuria e al degrado sta sparendo in mare la città greca (Ragusa)
da cui passavano le merci pregiate per gli imperatori di Roma. Tesori
di monete, statue e relitti affondati sulla spiaggia del commissario
Montalbano.
"E' allarme rosso per Kamarina, qui
sta crollando tutto". Sono parole di Giovanni Di Stefano, direttore del
neonato parco archeologioco di Kamarina, nel comune di Marina di
Ragusa. L'archeologo, autore di decine di studi sul sito, è di
fresca nomina a capo dell'area archeologica, che da un paio di mesi è
diventata 'parco'con una legge regionale, ma non ha le risorse
necessarie per intervenire sull'erosione costiera che sta portando via
il promontorio dell'agorà. Parte
della cinta muraria è crollata lo scorso inverno, una torretta
difensiva del V secolo a.C. penzola nel vuoto, aggrappata all'ultimo
lembo di terra con la sua recinzione. E sulla spiaggia sottostante, il
pericolo di caduta massi per chi fa una passeggiata è imminente.
Un'emergenza archeologico-ambientale su cui sono stati lanciati
ripetuti allarmi nel corso dell'ultimo anno, da parte di comitati dei
cittadini, enti preposti, associazioni ambientaliste. Ma con l'arrivo
dell'inverno e delle prossime mareggiate si teme il peggio. "Decine di
sopralluoghi, montagne di carte e denunce, ma nessuno è intervenuto
sull'arretramento del piede della collina, che avviene a vista
d'occhio", spiega Di Stefano.
In due settimane tra marzo e aprile scorsi sono scomparsi 15 metri di
spiaggia, portati via dalle acque in tempesta. A novembre del 2009 la
Regione Sicilia aveva promesso uno stanziamento di cinquantamila euro
ma questi soldi non sono mai arrivati. Tutto quello che ha avuto
Kamarina sono tremila euro per recuperare i blocchi della cinta muraria
crollati sulla spiaggia. "Proponiamo un sostegno della scogliera con
rocce naturali per mantenere la torre", dice Di Stefano. Le sue parole
sono cadute nel vuoto come quello che resta di Kamarina.
Di questa triste storia fa parte un lungo elenco di promesse non
mantenute. Nel giro dell'ultimo anno in tanti hanno annunciato l'arrivo
di fondi per Kamarina e sono stati smentiti dai fatti. Giancarlo
Farruggio, del comitato "Tutti per Kamarina", ricorda che "il 26 marzo
2010, durante una conferenza stampa, i deputati regionali Riccarco
Minardo e Pippo Di Giacomo annunciano l'arrivo di 50 mila euro, da
parte del neo-assessore regionale ai Beni Culturali Gaetano Armao e del
presidente Raffaele Lombardo. In un incontro in Prefettura, da parte
dell'IdV di Vittoria, si scopre che il decreto di finanziamento giace
nel tavolo della sovrintendenza da circa 3 mesi in attesa di una firma".
Dunque, la ricca città greca di
Kamarina, riemersa dalle sabbie africane sulla spiaggia del commissario
Montalbano, sta per sprofondare in mare. Lasciata all'incuria e
al degrado come Pompei, vittima dell'erosione costiera amplificata dal
porto di Scoglitti, una delle colonie della Magna Grecia più importanti
del Mediterraneo, rischia di essere distrutta per la quinta volta nella
sua storia lunga quasi tremila anni. Kamarina è una colonia greca,
fondata dai Siracusani, nel VII secolo a.C e cantata da Pindaro nelle
sue odi per quanto era popolosa. Sorge su un promontorio sabbioso nel
comune di Marina di Ragusa. Una spiaggia più famosa per le scene della
fiction ispirata dai racconti di Camilleri che per questo tesoro
dell'archeologia ancora poco noto.
A Kamarina, in un paesaggio nordafricano affacciato sul canale di
Sicilia, terra e acqua sono uno scrigno di tesori custoditi dal parco
acheologico dell'antica città e da quello sottomarino. Lungo la costa
ragusana ci sono decine di relitti affondati, dalle navi greche alle
galee medievali. Il mare ha resituito elmi corinzi rarissimi, un tesoro
di cinquemila monete coniate da sei diversi imperatori romani, ma anche
monete puniche, thermos di bronzo decorati con maschere, fiaschi di
vetro di duemila anni fa, vasi intarsiati e uno dei primi lingotti
d'argento del Mediterraneo. Il relitto più bello da quarant'anni appare
e scompare sott'acqua a seconda delle mareggiate. Trasportava due
colonne da 18 tonnellate, lunghe sei metri l'una, adagiate sul fondale.
Colonne di marmo giallo, provenienti dalle cave della Numidia. Erano
marmi pregiati, destinati a Roma e alle sue province. Pare infatti che
nel I secolo a.C. il marmo africano fosse una vera moda. La casa di
Augusto sul Palatino aveva colonne e capitelli di marmo giallo antico,
così il Pantheon e l'arco di Costantino. Utensili, armi e suppellettili
rinvenuti nei pressi della nave affondata intorno al 200 d.C.
provengono da tutto il Mediterraneo e mostrano le rotte commerciali che
passavano da Cartagine e attraversavano il Canale di Sicilia. Per le
forti correnti che spingevano le navi verso la costa, i naufragi erano
frequenti, così la nave terminò il suo viaggio sotto l'agorà di
Kamarina.
Tra il promontorio di Kamarina e punta Braccetto sono state rinvenute
un gran numero di lucerne in bronzo, resti di un altro naufragio. Erano
un bene di lusso, destinate alle domus romane di rappresentanza di
Pompei ed Ercolano. Ma anche brocche con raffigurazioni di Iside e
decorazioni a fiori di loto. La costa infida della Sicilia Orientale ha
conservato tutto questo, in un basso fondale sabbioso sotto dune di
sabbia mobili. Sommerso e' anche il porto di Kamarina, importantissimo
sbocco commerciale, costruito dentro la foce del fiume Ippari, in un
perfetto equilibrio tra acqua dolce e salata. Sul promontorio invece è
visibile l'agorà, dove si svolgevano le funzioni civili e religiose. Il
museo e' stato ricavato da una masseria ottocentesca costruita sui
resti del tempio di Athena, in parte ancora visibili. La cresta del
promontorio costituiva l'asse della citta', collocata tra due fiumi,
l'Ippari e l'Oanis, con un abitato molto esteso di circa 200 ettari, in
cui sono identificabili anche le fattorie ellenistiche. Nelle necropoli
sono state ritrovate migliaia di tombe. Tutto questo fa di Kamarina un
luogo unico per la storia del Mediterraneo. (Dire - Redattore Sociale)(da
www.dire.it)
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