Certe volte,
però, canticchiare è proprio difficile. E pure sotto la doccia cala la
nebbia d'un silenzio denso al punto che non riesce ad annegare nella
piccola circonferenza del foro del piatto. Non è inconsistente come il
bianco del bagnoschiuma, né sottile come lo spago dei capelli che
scendono ad intasarne le tubature. Finisce che l'idraulico lo devi
chiamare per te, che ti sturi un po' l'anima dalla tristezza, se ci
riesce. Bisogna avere fiducia nelle sue capacità: non è di quelli
pagati 3,00 € l'ora, ne avrà ben donde d'esser allegro e ben più che
efficace, se per il solo diritto di chiamata può incassare i suoi 22,00
€. In certi posti, quando ci passa, non alza nemmeno lo sguardo, anzi
spera che non gli rubino il mestiere (e chi ha orecchie per intendere,
intenda).
Esco e il tragitto da casa a scuola oggi lo faccio senza musica –
quindi niente video der Piotta, tranquilli – e, tra chi scende dalla
gru e chi sale sulle torri, penso a quando gli studenti passano in
corteo sotto casa mia e io mi affaccio dal balcone del sesto piano per
vedere se, occhio e croce, ci sono tutti. Oh, una volta il coro della
protesta suonava: “Vieni giù, vieni giù, manifesta pure tu!” ora dalla
Torre di Pisa non so mica se possano cantare: “Vieni su, vieni su,
manifesta pure tu!”.
Questo cambiamento di prospettiva non può che richiamare l'attenzione
sul rovesciamento di tante situazioni il cui impatto sociale ed
economico è diventato ingiustificabile. Si fa fatica a metterlo a
fuoco, crea un qual certo disorientamento.
Per esempio, il motivo per cui l'idraulico debba guadagnare 22,00 €
solo per la chiamata e la mia amica Francesca debba imparare a fare la
sarta con una laurea in Beni Culturali in tasca da cinque anni, non
rappresenta un'inversione di senso significativa? Il finanziamento ai
progetti per rilanciare l'agricoltura tra i giovani, dopo che hanno
investito negli studi tanti anni, risorse ed energie non rompe un'altra
simmetria?
Simmetrie che vanno, simmetrie che vengono, mi direte, ma oggi quali
sono quelle nuove? Ascoltando le storie degli immigrati di Brescia, in
vero, non ho provato alcun senso di estraneità. Eppure sono cittadina
italiana. Non è che dovremmo interrogarci sul senso della cittadinanza
se come precari viviamo quotidianamente incertezze paragonabili a
quelle di chi cittadino di questo ottuso paese non è? Non è che
dovremmo sgomentarci quando i rapporti sull'occupazione segnano un
regresso tale da escludere, nelle nuove generazioni, ogni aspirazione a
restare in Italia e a spendere sul mercato nazionale le competenze e le
conoscenze che le nostre istituzioni educative hanno dato loro? Sono
gli studenti che ci salutano dalle balaustre e i porticati degli atenei
nazionali. E possiamo ancora guardarci dritto negli occhi dall'alto
degli ultimi piani, lo sappiamo bene noi insegnanti che forse siamo
stati i primi, in questi anni di contestazione, a salire sui tetti.
Cominciamo a prepararci al momento in cui i giovani ci chiederanno
conto del loro presente, così come del nostro presente chiediamo conto
noi agli amici di Valle Giulia. Almeno metter su un silenzio
consapevole davanti alla domanda: “E voi? Voi cosa avete fatto per
impedire che le cose andassero così?” ci risparmierà un eccesso di
figuraccia. Sì, perché la torre da cui ci hanno chiamato oggi gli
studenti universitari e i ricercatori pende verso il passato. Noi
rimaniamo sui prati di Piazza dei Miracoli e loro ci chiamano da su per
raddrizzarne l'asse. Fare peso tutti insieme in direzione del futuro,
ma non si passa per il presente, se non si sale, se mentre alcuni
protestano altri accettano contratti da 0 a 100,00 €. Solo che poi se
ci se ci sale troppa gente sulla torre che pende verso il passato,
prima o poi anche la Torre di Pisa cade e forse, con un simile crollo
nel curriculum, anche Francesca scendendo le scale potrà andare a
occupare la poltrona di Ministro dei Beni Culturali invece di fare la
sarta.
Intanto la riforma dell'università subisce una battuta di arresto, ma
la scuola privata incassa i fondi della nuova finanziaria approvata in
notturna...l'amore dà l'amore toglie (!). A Trastevere hanno
approfittato di un attimo di distrazione quando siamo scesi dai tetti
per due minuti di bisogni fisiologici in quasi due anni di
mobilitazione.
Sono scesi anche i ragazzi appollaiati sulla gru di Brescia e non si sa
bene come né perché. Menomale che venti contrari al precariato
cominciano a levarsi pure dai liberali e che la campagna per la
stabilizzazione trova ancora più slancio con i disegni di legge
presentati in Parlamento. Intanto però Mimmo ha avuto in dono un
biglietto di sola andata su Egypt Air per il rimpatrio nel Cairo a
pochi giorni dalla negoziazione della promessa concertativa che ha
convinto i sei immigrati ad ammainare lo striscione giallo e rosso con
lo slogan Lotta dura senza paura, siamo tutti sulla gru. E dire, penso
mentre torno a casa dopo la scuola, che speravo proprio che sulla gru
non ci fosse nessuno, né loro, né noi, né gli studenti, né i
ricercatori. Magari l'idraulico, guardate, visto che lui la
cittadinanza se la gode tutta per intero, anzi, sapete cosa c'è? Mi sa
che non lo chiamo proprio l'idraulico e che la tristezza me la tengo
tutta, ma anche che stringo i denti e che continuo a lottare. E voi?(di
Antonietta De Luca da http://www.anief.org/)
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