Di seguito riportiamo le considerazioni che gentilmente la
Presidente Poggi ha consentito di fare per illustrare soprattutto lo
spirito che ha animato il Comitato nell’impostazione di questa
sperimentazione.
Annamaria Poggi:
“La prima considerazione, che non può essere taciuta, è che nonostante
si parli da decenni di valutazione degli insegnanti, in Italia non ci
sono esperienze a cui fare riferimento, né positive né negative.
Conosciamo quanto avviene a livello internazionale, le difficoltà che
anche altrove si incontrano su questo terreno, ma nel nostro Paese si
parte da zero. Non abbiamo pratiche e non abbiamo strumenti, basti
pensare alla grave carenza di un adeguato corpo ispettivo.
Ciò nonostante il comitato ha raccolto la sfida, perché ha
prevalso la convinzione della necessità di affrontare senza più indugi
questo problema, non solo e non tanto perché incombe il decreto
Brunetta e il suo “Merito e premi”, quanto perché la valutazione è oggi
uno strumento ineludibile per avviare processi di miglioramento.
La seconda considerazione, che discende dalla prima, è che
proprio perché siamo consapevoli dei limiti entro cui ci siamo mossi,
consideriamo questa esperienza del tutto perfettibile. L’importante è
esprimere da un lato la forte volontà di intraprendere il
viaggio, dall’altro la modestia di non sottrarci alle critiche, che
anzi consideriamo salutari e benefiche. Voglio insistere su questo
punto: noi sappiamo che quanto abbiamo immaginato si scontrerà con
alcune difficoltà che a priori non siamo stati in grado di fare
emergere, ma nessuno negherà la possibilità di operare variazioni di
rotta, purchè si mantenga saldo il timone per condurre l’imbarcazione
in porto.
La terza considerazione è che nelle scuole, dove le due diverse
sperimentazioni saranno avviate, si dovrà poter contare sul
convinto coinvolgimento degli insegnanti e dei dirigentti. In questa
fase sarebbe assurdo pensare di procedere “contro” la volontà dei
docenti o dei capi d’istituto.
E’ un’esperienza che ha senso solo se le scuole e gli insegnanti
collaborano. E’ da loro che si potranno trarre suggerimenti e proposte
per migliorare.
La quarta considerazione è che non si possono accelerare i tempi.
La fretta non è mai buona consigliera e mai come in questa circostanza
vale il vecchio proverbio “la gatta frettolosa fece nascere i gattini
ciechi” .
La nostra aspirazione è che si faccia un’esperienza utile, un
esperimento esemplare che, in quanto tale, dovrà potersi prendere tutti
i tempi di cui avrà bisogno.
La quinta considerazione è che ciò che più ci sta a cuore,
o almeno che più mi sta a cuore, non sono tanto i “premi”, quanto
piuttosto la costruzione di una metodologia di analisi che sappia
individuare i punti di forza e di debolezza delle scuole e del lavoro
dei docenti. Questo consentirà di approntare interventi di sostegno e
di miglioramento.
Premiare i bravi va bene, ma individuare e aiutare le situazioni di
debolezza è molto più importante.
La sesta ed ultima considerazione è che questa sperimentazione deve
avere il massimo di trasparenza. Tutto ciò che sarà fatto, compresi i
documenti che il comitato elaborerà, tutto dovrà avvenire alla luce del
sole. La trasparenza insieme alla collaborazione degli insegnanti e dei
capi di istituto (così come delle associazioni professionali e dei
sindacati) è condizione essenziale per la buona riuscita di questo
percorso. Vorrei concludere citando una frase di Andrea Ichino, che
come me è nel comitato tecnico scientifico: Non si ha paura
della traversata del Mar Rosso, se si sa che di là ci aspetta la
Terra Promessa”.
UNA BREVISSIMA NOTA ADI
Nel ribadire la nostra massima attenzione verso questa sperimentazione,
un’attenzione assolutamente scevra da qualsiasi pregiudizio,
riteniamo doveroso esprimere fin da ora alcune considerazioni, oltre
alla richiesta già avanzata di massima trasparenza.
In particolare:
1) I tempi indicati (aprile/maggio 2011) per
individuare e premiare gli insegnanti meritevoli, se non vuole
essere una sorta di improvvisato “concorso di bellezza” (e allora va
bene tutto) sono assolutamente troppo stretti.
2) Non ci esprimiamo sul “documento di
valutazione” poiché non ne sono illustrati i contenuti, mentre
qualche rilievo sulla composizione di chi deve individuare i bravi
insegnanti ci sentiamo di farlo. Nella scuola esiste già il
Comitato per la valutazione del servizio dei docenti (art. 11 del Dlgs
297/1994, Testo Unico) composto dal dirigente scolastico e da 2 o 4
insegnanti eletti dal collegio docenti con il compito di valutare il
servizio su richiesta dell’interessato. Come è a tutti noto questo
comitato, istituito con i decreti delegati del 1974 frutto delle
battaglie antiautoritarie del 1968, non ha mai funzionato. Nell’ipotesi
ministeriale viene semplicemente aggiunto il presidente del Consiglio
di istituto come osservatore, una sorta di foglia di fico contro
l’autoreferenzialità. Ci pare una soluzione debolissima che non
sarà mai generalizzabile per la valutazione dei docenti. E’ abbastanza
evidente infatti che non sta in piedi l’idea che chi è valutato elegga
i propri valutatori.
3) E ancora, il fatto che il premio alle buone
scuole sia destinato esclusivamente al personale che vi ha operato
durante la sperimentazione, si configura come un incentivo a
pioggia, che è sempre stato escluso nella scuola, ancor prima
dell’emanazione del decreto 150/2009, noto come decreto Brunetta. Nel
caso invece andasse distribuito fra i “bravi docenti” si ricadrebbe
nella precedente sperimentazione!
4) Infine ci pare assolutamente inopportuno volere appesantire
l’INVALSI di nuovi compiti, come “estendere ad altre materie e livelli
scolastici l’utilizzo di test per la valutazione degli apprendimenti”.
L’INVALSI e il suo SNV, Servizio Nazionale di Valutazione, hanno in
questi ultimi due anni cominciato a lavorare con rigore ed efficacia,
pur con pochi mezzi e poco personale; decidere dall’esterno di
aumentarne i compiti ci pare davvero fuori luogo. Così come
stonata ci è parsa la frase “proporre l’istituzione di un sistema
nazionale di valutazione e di miglioramento della didattica”, quasi che
l’INVALSI o il SNV non esistessero. Lo diciamo, nella convinzione
che ci ha sempre guidato, che l’INVALSI dovrebbe essere un istituto di
valutazione assolutamente autonomo, come invece purtroppo non è.