Nella scuola senza
nome si respira aria di futuro. Qui tutto è ecologico. I bambini si
riscaldano col calore della terra e giocano con l’energia regalata dal
sole. «Per adesso - dicono le maestre ascoltando i discorsi ufficiali
dopo il taglio del nastro - la chiamiamo semplicemente scuola materna
di Vinovo. Ma ci stiamo attrezzando. Prima o poi le daremo un nome
adeguato».
Impegno non facile per la prima scuola materna del Piemonte a «impatto
zero»: edificio in legno e vetro termico totalmente autosufficiente sul
piano energetico. Ma anche la prima scuola della regione costruita in
«leasing immobiliare in costruendo»: strumento finanziario innovativo
che consente di realizzare opere pubbliche con la collaborazione di
società private.
Un tandem che permette di snellire la burocrazia, di dilatare nel
lungo periodo il carico degli investimenti e di evitare le briglie del
Patto di Stabilità.
Ieri, la scuola senza nome, è stata inaugurata dal sindaco di Vinovo,
Maria Teresa Mario, e dall’assessore provinciale all’edilizia
scolastica, Umberto D’Ottavio. Un giorni di festa: i bambini del coro,
l’Inno Nazionale, la benedizione del parroco, i discorsi istituzionali,
i progettisti, le imprese. La scuola è già in funzione: circa 200
bambini, sette sezioni, 14 maestre, 3 insegnanti di sostegno e una di
religione. Un gioiello di architettura creato in tempi da record. «Il
cantiere - dice il sindaco - è durato appena un anno. Oggi, finalmente,
possiamo dire di aver raggiunto un traguardo ambizioso, che ci consente
di offrire un servizio scolastico d’eccellenza».
Efficienza, sostenibilità ambientale, risparmio. Sono le tre regole di
questa scuola dove il cemento è bandito. «Solo la base è in cemento,
tutto il resto è in legno» dicono i progettisti. L’edificio, realizzato
in via Garibaldi, alle spalle dell’ex Cottolengo, è alimentato
completamente da energie rinnovabili. Non esiste gas metano, non c’è
caldaia a combustibili fossili, un terzo dell’energia elettrica è
fornito da pannelli fotovoltaici. «Rispetto a una struttura
tradizionale, qui raggiungiamo un risparmio energetico pari al 70%»
dicono gli esperti. L’opera è il frutto del lavoro di un pool di
imprese. «Questa scuola - spiega Giuseppe Provvisiero, amministratore
delegato della Secap, l’impresa costruttrice - è un esempio di cosa può
fare la pubblica amministrazione in collaborazione con i privati,
sfruttando strumenti finanziari e metodi operativi di nuova
concezione».
La spesa complessiva è stata di 3 milioni e 275 mila euro, di cui quasi
tre milioni per i lavori. Il costo iniziale per il Comune, grazie al
leasing, è pari a zero. Ma è il rispetto per la natura l’anima di
questa casa per bambini. Il riscaldamento è geotermico. Il calore
arriva dal sottosuolo, dalla falda acquifera. Tutto si gioca sullo
scambio di temperatura: l’acqua sotterranea, più calda dell’ambiente
superficiale, viene convogliata nell’edificio attraverso serpentine nel
pavimento. Le pareti imprigionano il calore come un sarcofago. Anche
con l’impianto spento, il raffreddamento è lentissimo.
Il ricambio d’aria, gestito artificialmente da ventilatori, consente di
utilizzare quella viziata per riscaldare quelle immessa dall’esterno.
Qui non si spreca nulla. Anche l’acqua sanitaria è riscaldata da
pannelli solari. Una sola nota dolente. Il contributo regionale di 500
mila euro, già assegnato, non è ancora stato erogato. «Arriverà, ve lo
prometto», afferma il consigliere Antonello Angeleri, strappando un
applauso. Anche questo caloroso. (di Massimiliano Peggio in
http://www3.lastampa.it/torino)
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