Il Liceo Scientifico "Principe Umberto" di
Catania da ieri è in autogestione contro i tagli alla scuola
pubblica e la difesa al diritto allo studio. Da parte della classe
docente, però, accanto alle classiche forme di lotta se ne affiancano
di più originali e strategiche, per battersi contro le classi-pollaio,
la diminuzione delle ore curriculari, il licenziamento di massa dei
precari, il blocco dei contratti, gli stipendi da fame e il
maxi-finanziamento alle scuole-private.
I professori scavano le trincee e
cercano di farsi sentire attraverso il blocco dei viaggi di istruzione.
«Si tratta di una protesta visibile che tocca anche altre categorie
professionali: agenti di viaggio, ristoratori, albergatori, autisti,
compagnie aeree - come fa notare Maria Vecchio, prof. del "Principe
Umberto" ed esponente della Gilda - Gli scioperi sono utili, ma
richiedono un grande sacrificio a fronte dei nostri stipendi e del
fatto che si deve arrivare a fine mese.
Abbiamo bisogno, invece, di una protesta che sia permanente e
incisiva».
Le gite muovono ogni anno risorse ingentissime: basti pensare a quante
scuole ci sono in Italia. Di converso, anche i tagli al personale
docente si ripercuotono, ovviamente, sull'andamento dell'economia
nazionale.
Alle già numerose scuole si aggiunge, per l'appunto, anche il "Principe
Umberto".
Con una contro-proposta però: «Più di cento docenti, ovvero
più dell'80%, di questa scuola, riunitisi in assemblea, hanno
dichiarato l'indisponibilità ad accompagnare i ragazzi in gita -
spiega la prof. Mercedes Turco - Ma per dimostrare l'interesse
della didattica fuori-aula, assicurare la nostra professionalità e per
non sentirci accusare ingiustamente, garantiremo delle escursioni ai
nostri studenti in orario curriculare.
In collaborazione con il Comune e con la Sovrintendenza, organizzeremo
delle passeggiate in città o delle visite, anche con autobus di linea,
di interesse storico-archeologico. La nostra professionalità resterà al
servizio degli studenti».
«Mi preme sottolineare - conclude la Vecchio - che intendiamo far
capire alle famiglie che non è non mandando in gita gli alunni che gli
si reca danno. È la diminuzione di ore in ambito curriculare che
influirà sulla loro preparazione, e i cui danni vedremo solo tra
qualche anno».
Adesso la palla dovrebbe passare ai ragazzi - non solo del "Principe
Umberto" -, i quali dovrebbero avere la lucidità e la maturità di
riconoscere la vera causa e il vero colpevole del "No
alle gite".
Alessandra Belfiore - La Sicilia del
20 novembre 2010