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News: Quei veterosindacati orfani dei cari estinti provveditorati

Ufficio Scolastico Provinciale

Per la prima volta appare sullo scenario sindacale e politico della provincia di Catania la sigla CGIL-CISL-UIL-SNADAS, comparto ministeri, che con un comunicato, senza firma, del 9-3-2005, diffuso sulla intranet ministeriale di Catania, prende posizione sulla vicenda delle scuole a rischio, sostenendo essenzialmente che il personale impiegatizio del CSA è anche competente in attività progettuale, (perché ha fatto un corso di riqualificazione con esame finale, sic!), e pertanto abilitato a valutare i prodotti delle scuole autonome e quindi invocano il Direttore Regionale a bacchettare i presidi e le scuole autonome, rei di non aver riconosciuto tale nuova professionalità che li ha riconvertiti da burocrati a professionisti della progettualità.

I collegi dei docenti della Petrarca, e di tutte le altre scuole autonome escluse “Battisti”, “Caronda”, “Doria”, “Tempesta”, istituti che operano nei quartieri di San Cristoforo e Angeli Custodi della città di Catania., sono così ammoniti!

Non solo, ma non si azzardi nessuno a mettere in dubbio le prerogative dei CSA, perché così ci si illude che lo scioglimento dei Provveditorati abbia cambiato alcunché: tutto è rimasto come prima!

Poi ci sono alcuna frasi sibilline quali “ L’atteggiamento che paga è quello della cessione di potere “ che francamente non si capisce a chi è rivolto e che cosa significa. Pare un messaggio in codice per interposta persona.

 

Il documento in stile veterosindacale è paradigmatico e istruttivo, anche se anonimo, in quanto rivelatore del profondo disagio e della disarticolazione in cui si viene a trovare una istituzione, il CSA, che non riesce a ritrovare nel nuovo ruolo che le viene assegnato dalla norma, una chiara e precisa identità al suo interno.

Mentre è chiaro per gli altri, per gli utenti esterni, quello che dovrebbe essere e che ancora non è. Il CSA è la conseguenza dell’autonomia scolastica, fortemente voluta da Berlinguer, Di Mauro e confermata da Moratti, in vigore in tutti i paesi dell’Europa, siano essi socialisti o conservatori, che  ha riallocato compiti, ruoli e funzioni e gerarchia delle scuole e dell’Amministrazione centrale e periferica. Abbiamo ancora vivo il ricordo della marcia sindacale che fece cadere il ministro innovatore nel 1999. Cosa difficile da ripetere nel 2005.

L'autonomia costituzionale del titolo V della carta fondamentale è una conquista ottenuta a costo di dure lotte e battaglie politiche e sindacali da parte dei dirigenti scolastici, dei DSGA, dei docenti professionisti e delle scuole autonome, e non sempre viene percepita nei suoi risvolti, che posiziona i dirigenti scolastici alla stregua dei sindaci dei Comuni ( che non ricevono più direttive dai prefetti bensì solo dal consiglio comunale) e i DSGA alla stregua dei segretari comunali, che dirigono il personale e amministrano l'Ente Locale senza più la mannaia censoria delle famigerate CPC, commissioni provinciali di controllo, e i docenti alla stregua dei professionisti, trasformati da impiegati in progettisti della didattica non più chiamati ad applicare le inutili " circolari " della burocrazia centrale ma ad assolvere ad un ruolo di interpretazione della norma.

Sono finite le bardature e le pastoie quali la approvazione dei bilanci ( ora ci pensano i revisori dei conti come negli EE.LL), il visto di approvazione sulle delibere del consiglio di istituto, le nomine di supplenze che trasformavano il provveditorato in un gigantesco ufficio di collocamento con le immancabili e sistematiche disfunzioni e ritardi, l’organico fonte di mortificazioni per le scuole, le conciliazioni a favore della controparte tenendo all’oscuro i presidi, i procedimenti disciplinari impossibili, sino all’intervento dei giudici del lavoro che hanno ricondotto il rapporto di lavoro alle regole della legge.

Il decreto legislativo 30 giugno 1999, n.233;  ha abolito i Provveditorati perchè inutili e in contrasto con il nuovo quadro costituzionale (“ a tale fine sono istituiti, a livello provinciale, con possibilità di articolazione a livello subprovinciale, servizi di consulenza e supporto alle istituzioni scolastiche, anche per funzioni specifiche.”).

Singolare in questo contesto che a reclamare la conservazione del quadro preesistente e a scendere in difesa degli ex  " provveditori " sono proprio i sindacati della burocrazia ministeriale che di riflesso si sentono defraudati del loro potere di veto e di cogestione, abituati a trattare con il ventre molle della burocrazia ministeriale, al riparo da ogni “ interferenza “ delle scuole e dei dirigenti scolastici, quando potevano suscitare ispezioni su richiesta sindacale contro quei presidi che li disturbavano e fare conciliazioni a favore della controparte nei procedimenti disciplinari o scrivere lettere e rapporti contro le scuole e a favore della controparte sindacale. E l'elenco è lunghissimo anche a Catania.

Invece il corretto impiego del personale degli ex provveditorati sarebbe quello di dislocarli nelle scuole polo già individuate dal MIUR come “ Centri di servizi polifunzionali “ finanziati con le risorse PON della misura 1.4, che le ha dotate di tutte le infrastrutture di servizio necessarie per supportare l’autonomia. Lì l’esperienza amministrativa (non pedagogica o didattica) può essere preziosa e utile alle segreterie scolastiche che possono più rapidamente assorbire ed esercitare le competenze loro già trasferite in materia per esempio di ricostruzione di carriera e pratiche di pensionamento. I DSGA ne trarrebbero grande giovamento. A Catania ci sono 9 di queste scuole già individuate e incaricate dal MIUR e cioè: ist. d'istruz. sup. f.Eredia e ist. deodato f. Eredia Catania, istituto secondario superiore Duca degli Abruzzi Catania, liceo scientifico Archimede Acireale, liceo scientifico Boggio Lera Catania, ips agricoltura ambiente a. m. Mazzei di Giarre, ist.prof.per i serv. alberg e rist. Catania, ipsia e. Fermi Catania, ipsia Carlo Alberto dalla Chiesa Caltagirone, istituto tecnico industriale Cannizzaro Catania.

E in Sicilia sono in tutto 39 le scuole polo che possono assorbire i CSA. Le si metta in condizione di espletare il compito.

E invece le burocrazie resistono e rallentano il processo. E perchè lo fanno ? Lo fanno per sminuire anche psicologicamente la riforma, alla quale non credono, esercitando di fatto prerogative e competenze che loro sono state tolte di diritto dalla legge di riforma.

Bene ha fatto il Direttore Regionale con proprio atto, Prot. 3502/2 del 1/2/2005, a precisare che la rappresentanza in giudizio e nelle commissioni di conciliazione e in qualsiasi contenzioso spetta ai legali rappresentanti delle scuole autonome, e cioè i dirigenti scolastici; nessuno osi surrogarsi a loro perché non ne ha più titolo e giurisdizione. Questo significa che i ricorsi contro le scuole debbono essere notificati non solo all’avvocatura dello stato ma direttamente anche alle scuole autonome, pena la nullità formale. E le scuole possono intervenire in giudizio con l’avvocatura dello stato attraverso la costituzione dei loro consigli di istituto e il dirigente può anche ad adiuvandum aggiungere una propria personale costituzione. Come avviene per gli Enti locali autonomi.

Questa è la linea che l’ASAS, come fa l’ANCI per i Comuni,  consiglia alle scuole associate.

Lo stesso USR, ufficio scolastico regionale, organo statale, risulta avere vita temporanea, sino a quando la Regione legifererà, secondo l'ultima sentenza della corte costituzionale su ricorso della regione Emilia-Romagna, in quanto alcune incombenze esercitate sono in contrasto con l'autonomia e il decentramento regionale.

La sentenza N. 13 del 18 dicembre 2003 depositata il- 13 gennaio 2004 dichiara l'illegittimità costituzionale dell'articolo 22, comma 3, della legge 28 dicembre 2001, n. 448 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - legge finanziaria 2002), nella parte in cui non prevede che la competenza del dirigente preposto all'Ufficio scolastico regionale venga meno quando le Regioni, nel proprio ambito territoriale e nel rispetto della continuità del servizio di istruzione, con legge, attribuiscano a propri organi la definizione delle dotazioni organiche del personale docente delle istituzioni scolastiche;

E il decentramento regionale è un fatto irreversibile in quanto il titolo V varato dal centrosinistra ha avuto la conferma referendaria. Sino a quando le Regioni non legiferano in proprio sul personale e sulla gestione della scuola nel loro territorio può essere consentito lo svolgimento delle funzioni dell'USR. Dopo l'emanazione degli atti normativi regionali l'USR si deve trasformare in una fattispecie diversa da quella attuale.

Recita la sentenza: “

Tutto ciò non è più possibile nel quadro costituzionale definito dalla riforma del Titolo V, giacché la materia istruzione ("salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale") forma oggetto di potestà concorrente (art. 117, terzo comma, Cost.), mentre allo Stato è riservata soltanto la potestà legislativa esclusiva in materia di "norme generali sull'istruzione" [art. 117, secondo comma, lettera n)].

Una volta attribuita l'istruzione alla competenza concorrente, il riparto imposto dall'art. 117 postula che, in tema di programmazione scolastica e di gestione amministrativa del relativo servizio, compito dello Stato sia solo quello di fissare principî. E la distribuzione del personale tra le istituzioni scolastiche, che certamente non è materia di norme generali sulla istruzione, riservate alla competenza esclusiva dello Stato, in quanto strettamente connessa alla programmazione della rete scolastica, tuttora di competenza regionale, non può essere scorporata da questa e innaturalmente riservata per intero allo Stato; sicché, anche in relazione ad essa, la competenza statale non può esercitarsi altro che con la determinazione dei principî organizzativi che spetta alle Regioni svolgere con una propria disciplina.

 

Auspichiamo che l’on. Pagano, con uno scatto di orgoglio autonomistico, faccia quella legge che doti la Sicilia dello strumento gestionale adeguato ai nuovi tempi.

Ma lo stesso MIUR non ha più poteri di gestione, bensì solo di governo e di indirizzo del servizio istruzione.

Va dato atto alla CIDA nazionale che con le sue organizzazioni è stata la pioniere nel sostenere con vigore questa linea che ha portato sia al riconoscimento della dirigenza sia alla valorizzazione dell'autonomia e della professionalità dei dirigenti, DSGA e dei docenti professionisti.

Mai i provveditorati hanno nel passato garantito i risultati della loro azione amministrativa!

La vicenda delle scuole a rischio è significativa per riaffermare questo quadro di valori. Nel merito ci riserviamo di intervenire non appena sarà ufficializzata la graduatoria; e vedremo se questa volta la procura della corte dei conti avallerà questo spreco di risorse pubbliche.

Catania 21-3-2005

 

ASAS territoriale di Catania









Postato il Lunedì, 21 marzo 2005 ore 18:00:46 CET di Salvatore Indelicato
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